EMILIA-ROMAGNA – BOLOGNA MODENA FERRARA REGGIO EMILIA

28 aprile 2025

Ristorante EMI – Bologna

Pizza e Birra

 

La conviviale che ho organizzato Lunedì 28 aprile per i Soci del Consolato di Bologna dell’U.E.G., sempre nell’ottica di proporre esperienze differenziate rispetto alle precedenti, questa volta ci ha portato a degustare due prodotti amati da tutti: PIZZA e BIRRA.
Ma non sono state semplici Pizze quelle preparate per noi dal Pizzaiolo Pietro e dallo staff del Ristorante EMI, ma un percorso mirato alla conoscenza di impasti diversi tra di loro e considerando l’abbinamento a Birre Artigianali di ottima qualità non possiamo che dire che è stata una serata ben riuscita e che ha incontrato il gradimento di tutti i presenti.
Molto interessante è stato l’incontro con Giulia Lami (una delle tre titolari con le sorelle Claudia e Francesca del Birrificio La Mi’ Birra di Empoli) che con grande orgoglio ci ha fatto assaggiare, spiegandocene le caratteristiche, 5 birre della loro produzione; naturalmente sono state abbinate in maniera esemplare agli impasti e farciture delle pizze pensate solo per noi Gourmets.
Un pensiero finale: Emanuela, Lorenzo, Pietro e Giulia ci avete regalato un’esperienza molto bella, ma molto bello è stato conoscervi e rappresentate per noi la gioventù che fa ben sperare in un futuro migliore.

12 aprile 2025

Consegna Premio Luigi Biagetti

Ristorante LO SCUDIERO – Pesaro (PU)

 

Giornata di ricordo e commozione quella trascorsa ieri a Pesaro; da qualche mese il Consolato di Bologna dell’ U.E.G. aveva il desiderio di commemorare il nostro amato Socio Luigi Biagetti con un piccolo premio per un alunno meritevole di un Istituto Alberghiero.
Poichè Luigi era marchigiano, su indicazione della figlia Federica, si è pensato subito di chiedere ai Professori dell’ I.P.S.S.A.R Santa Marta di Pesaro se potessero segnalarci il nominativo di un alunno/a meritevole.
Già questo Istituto l’avevamo conosciuto un paio di anni fa per un’occasione similare e avevamo subito apprezzato la disponibilità e professionalità del corpo insegnante; è una gioia vedere come questi Professori non impartiscano solo lezioni teoriche ma si prendano anche cura del percorso generale degli allievi formandoli nel modo migliore per consegnare loro un futuro lavorativo di buona qualità.
E così ci hanno indicato il nome di Tommaso Rocchetti studente di quinta che ha dimostrato sempre grande passione negli studi e al quale auguriamo esperienze importanti di crescita per affrontare nel modo migliore il suo inserimento nel mondo del lavoro.
Un gruppo di Soci di Bologna si è trovato al Ristorante Lo Scudiero per una piccola cerimonia per la consegna del premio e, oltre che ricordare Luigi, ci siamo complimentati con Tommaso e, insieme alla sua famiglia e ad alcuni Professori, ci siamo ritagliati un piccolo spazio per un brindisi.
Estremamente interessante e a tratti commovente sentire parlare Tommaso del suo percorso scolastico e delle idee ben precise che ha circa il suo futuro lavorativo; ancora così giovane, 18 anni, ha già vinto diversi concorsi.
Gradevolissima è stata la lunga conversazione che abbiamo intrattenuto con i Docenti che sono intervenuti più numerosi del previsto ed anche con il Dirigente Scolastico che hanno sottolineato i meriti di Tommaso.
Sicuramente si è creata una bella amicizia con tutti loro che fa ben sperare nel futuro anche per la nostra Associazione.
Dopo i saluti di commiato non poteva mancare una sosta Gourmet per un pranzo di pesce in questa location.

6 aprile 2025

Ristorante IL FENICOTTERO ROSA – Faenza (RA)

I vini rosati

 

La Conviviale del 6 Aprile che ho organizzato per il Consolato di Bologna dell’ Union Européenne des Gourmets è stata a ridosso della data di fondazione della nostra Associazione (3 aprile 1997).
Quale migliore occasione per seguire anche le direttive della Presidente che ha dato come tema di studio annuale “I Vini Rosati” se non recarsi in una location dove il colore Rosa ne è il simbolo? Il titolo del nostro incontro è stato quindi pensato: “in un parco rosato incontriamo alcuni vini rosati”.
Poichè da sempre sono orientato a proporre ai miei Soci esperienze enogastronomiche differenziate fra di loro, questa volta mi è piaciuto portarli in un Ristorante Gourmet: Il Fenicottero Rosa. Abbiamo avuto l’opportunità di degustare un menù creato dallo Chef Alessandro Giraldi; la filosofia di cucina che mette in campo in ogni suo piatto si può dire che rappresenti creatività, contemporaneità, ricerca e sperimentazione per un risultato che sorprende e sposta l’asticella del gusto ad un livello superiore e noi Gourmet è quello che cerchiamo.
Due parole su questa splendida location: ci troviamo a Faenza, all’interno di Villa Abbondanzi, storica villa neoclassica della famiglia Bucci, immersa in un parco di ben 7 ettari, un luogo incantato pieno di verde che ti permette di immergerti in una atmosfera fuori dal tempo, con un magnifico laghetto dove vivono degli splendidi fenicotteri rosa e cicogne.
Oltre a un ringraziamento allo Chef Giraldi e alla sua brigata di cucina, un doveroso plauso va al servizio di sala e in primis al Maitre Marco che pazientemente ci ha accompagnati in questa esperienza con professionalità e ha risposto a tutte le nostre curiosità, non ultima la visita ad alcune suite affrescate e ammobiliate con stile situate sempre nella villa che ospita al piano terra il Ristorante.

1 marzo 2025

ANTICA TRATTORIA DEL RENO – Bologna

Conversazione sulla frollatura della carne

 

La conviviale del mese di Marzo del Consolato di Bologna dell’Union Européenne des Gourmet è stata all’insegna della conoscenza della carne. Infatti l’incontro si è tenuto presso l’ Antica Trattoria del Reno locale che rappresenta, in città e non solo, un’eccellenza per la qualità delle carni proposte provenienti non solo dall’Italia ma anche da altre parti del mondo.
I titolari si sono specializzati nella conservazione, nella frollatura e conseguente cottura con le tecniche del BBQ all’americana, con lunghe cotture e lievi affumicature di legni particolari e non manca la classica brace.
Noi bolognesi “pastaioli” abbiamo apprezzato particolarmente la degustazione di 3 costate con diversi periodi di frollatura: iniziando con una di 20 giorni, passando poi ai 90 e finendo con i 100 giorni.
L’esposizione sul mondo della carne e in particolare sulla frollatura che il titolare Marco ha tenuto prima della Conviviale è stata seguita da tutti con grande interesse, suscitando curiosità per un mondo che pochi conoscevano.
Degno di nota è anche il servizio di sala, servizio già premiato da anni dalla BRACIAMIANCORA e che colloca questo locale anche tra i primi 50 Top Steak House in Italia attribuendogli 2 fiamme.

1 febbraio 2025

Ristorante CORBEZZOLI – Bologna

Pranzo Campano

 

Per la prima Conviviale dell’anno dell’Union Européenne des Gourmets di Bologna mi sono fatto prendere dalla curiosità e ho pensato, con la collaborazione dello Chef Giuseppe Tarantino (Campano DOC) del Ristorante Corbezzoli, di proporre un menù a base di piatti Napoletani.
E’ inutile dire che la cucina napoletana è ai primi posti in Italia nelle classifiche delle varie guide (diverse volte anche prima di quella Emiliana) e la voglia di conoscerla meglio mi è cresciuta anche seguendo in televisione vari sceneggiati girati a Napoli (ad esempio il Commissario Ricciardi, i bastardi di Pizzofalcone): quante volte i personaggi parlano di ragù, di genovese, friarielli, babà ecc….?.
I piatti e i vini che abbiamo degustato erano composti tutti da queste specialità formando un menù, per un certo aspetto impegnativo, ma che è valsa la pena dal mio punto di vista degustare.
Abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare il racconto dello Chef Tarantino sulla storia di questi piatti che sono stati graditi da tutti i commensali. Un ringraziamento particolare anche al Maitre Marco per l’ottimo servizio a tavola e la professionalità dimostrata.
Questa Conviviale, data la partecipazione della quasi totalità dei Soci del Consolato, è stata anche l’occasione di fare una specie di assemblea per presentare gli impegni dei prossimi mesi.
E’ stata anche l’occasione per presentare la nuova Socia Maria Angela Piretti alla quale tutti abbiamo dato il benvenuto.

7 dicembre 2024

Tradizione Piemontese

Ristorante CUOCO DI LATTA – Bologna

 

Incontro dei Soci U.E.G. di Bologna per il consueto scambio degli Auguri delle prossime festività e quale posto migliore per farlo se non al Ristorante Cuoco di Latta dell’ormai Amico Alessandro Tavernier?
Ci ha accolti e presentato un menù della tradizione Piemontese raccontandocelo sempre con il suo tono pacato ed educato.
Ai Soci di Bologna questo Ristorante piace molto e quest’anno per ben due volte abbiamo organizzato conviviali molto interessanti e piacevoli, soprattutto perchè Alessandro riesce sempre a stupirci oltre che con piatti della tradizione anche con sue rivisitazioni come è successo questa volta con una versione dei Ravioli del Plin lontana dal classico ripieno con le tre carni.
E’ stata anche l’occasione per presentare a tutti i presenti l’ingresso della nuova Socia Antonietta Mazzeo alla quale è stato dato un grandissimo benvenuto.
Un clima amicale e festante ha caratterizzato la giornata e a questo punto non rimane altro che preparare nuove iniziative interessanti per il prossimo anno.

Sabato 28 settembre 2024

Degustazione Oli EVO Salentini

Ristorante L’INCONTRO – Carpi (MO)

 

Terminato il periodo estivo noi Soci del Consolato di Bologna/Modena dell’Union Européenne des Gourmets abbiamo ricominciato le nostre conviviali e quale modo migliore se non farlo dai nostri amici Gianfranco, Luciana e Carlo del Ristorante l’Incontro di Carpi?
Questo ristorante sempre apprezzato da tutti noi questa volta ci ha supportato per parlare ancora del tema annuale di studio “la conoscenza dell’olio Extra Vergine di Oliva” ed in particolare di alcune cultivar del Salento che ho acquistato durante le mie ferie in Puglia.
E’ stata l’occasione per ascoltare ancora con estremo interesse l’esperta Antonietta Mazzeo durante la degustazione guidata di quattro Oli del territorio di Ugento (Frantoio, Ogliarola, Favolosa e Coratina) che ha anticipato il pranzo.

20 Maggio 2024

ISTITUTO SPALLANZANI a Castelfranco Emilia (MO)

 

Conviviale particolare quella di lunedì 20 maggio: insieme ad alcuni Soci del Consolato di Bologna dell’U.E.G. mi sono recato a Castelfranco Emilia presso l’Istituto Spallanzani per degustare i piatti che ci hanno preparato gli alunni della sezione di Enogastronomia.
Già avevo capito, da contatti che avevo avuto precedentemente e partecipazioni ad alcune delle loro attività, dell’eccellente livello raggiunto da questo Istituto e questo ottimo pranzetto ne è stato un’ulteriore conferma, non solo per lo sviluppo gastronomico dei piatti presentati ma soprattutto per come gli alunni hanno lavorato sia in cucina che in sala.
Questi ragazzi (tutti del 3° anno) hanno dimostrato entusiasmo e si sono interfacciati con noi ospiti in maniera corretta e non ci hanno fatto certo rimpiangere il servizio di un Ristorante già affermato.
Il merito sta certamente nell’insegnamento dei Professori che forniscono loro oltre alle conoscenze generali legate all’indirizzo dell’istituto, un’attività di ricerca per coinvolgerli in progetti utili alla loro crescita futura e l’inserimento nel mondo del lavoro.
Abbiamo avuto la fortuna di avere con noi alcuni Professori che ci hanno raccontato la storia dell’Istituto e dei progetti interessantissimi che stanno portando avanti.
Ricordo che, oltre ai tanti prodotti coltivati nelle serre e nei terreni di proprietà,  è presente un piccolo caseificio (che ogni giorno produce 5 forme di Parmigiano e altri formaggi), un’acetaia e una produzione di un Vino Bianco frizzante ottenuto dalle uve di Pignoletto, Montuni e Alionza.
Per concludere ringrazio i Soci intervenuti ed anche il Console Nazionale Valentino Trentin per aver condiviso con me questa bella esperienza e sentiti i commenti finali di tutti ampiamente gradita.
Ernesto

13 Aprile 2024

Ristorante ACQUA PAZZA a Bologna

 

L’incontro che noi Soci dell’ U.E.G. del Consolato di Bologna abbiamo avuto nel mese di aprile è stato con un menù a base di pesce nel Ristorante Acqua Pazza dello Chef Francesco Carboni che ormai conosciamo da tempo e che apprezziamo per l’ottima materia prima che utilizza per creare i suoi piatti; specialità dello Chef sono anche le paste ripiene, sempre di pesce, e questa volta abbiamo avuto il piacere di degustarne due.
Proseguendo lo studio del tema annuale “la conoscenza degli Oli Extra Vergini d’ Oliva”, abbiamo invitato il Biologo Nutrizionista Emanuele Rondina che durante il pranzo ci ha intrattenuto con una conversazione sulle proprietà di questo meraviglioso prodotto e sui benefici per la nostra salute. Con la consueta competenza che lo contraddistingue ha inoltre risposto alle domande:

– Qual’è l’olio ideale per friggere?
– Come gustare l’olio d’oliva crudo?
– Quali sono i benefici dell’olio d’oliva crudo?

Graditissimo da parte degli intervenuti è stato compilare il questionario sull’aderenza alla Dieta mediterranea tenendo conto dei nostri comportamenti giornalieri e avendone poi la valutazione dal Dottor Rondina con approfondimenti e suggerimenti per migliorare la nostra alimentazione.
Come sempre quando è presente il Dottor Rondina si scatenano le domande alle quali non si sottrae mai e garbatamente risponde a tutti.
Altra graditissima ospite della giornata è stata la Dottoressa Antonietta Mazzeo, Tecnico ed Esperto degli Oli d’oliva Vergini ed Extravergini, della quale ricordiamo ancora la splendida masterclass durante l’Assemblea Generale dei Soci U.E.G. del 23 marzo 2024.
Al termine della Conviviale è stata presentata ufficialmente la nuova Socia del nostro Consolato Morena Martuzzi alla quale abbiamo consegnato la tessera, il pin e dato un caloroso benvenuto.

24 Febbraio 2024

Ristorante SCACCO MATTO AGLI ORTI a Bologna

 

L’incontro del mese di febbraio dei Gourmets del Consolato di Bologna è stato con lo Chef Mario Ferrara che conosciamo ed apprezziamo da lungo tempo che questa volta ci ha ospitato nel suo nuovo locale in centro a Bologna (un ex convento del 1600 con grande giardino).
Il menù è stato tutto a base di pesce e verdure trattate come solo Mario sa fare.
Interessante è stato l’incontro al termine del pranzo con la Signora Lisa Lelli dell’omonima nota Torrefazione di Bologna che ci ha intrattenuto parlandoci oltre che della sua azienda anche di alcune curiosità sul caffè; ci ha guidato in una degustazione di un paio di estrazioni a noi meno famigliari dandoci così l’occasione di accrescere la nostra conoscenza di questo prodotto.
La giornata è stata gradita dai partecipanti sia per il menù che avevamo scelto con lo chef Mario sia per i vini consigliati da Simone Ferrara impareggiabile presenza in sala.

20 Gennaio 2024

“Fritto misto alla Piemontese”

Ristorante CUOCO DI LATTA a Bologna

 

Tenendo conto delle richieste di molti Soci, il nostro primo incontro del 2024 è stato al Ristorante Cuoco di Latta (ormai è diventata una consuetudine aprire l’anno Gourmet con un pranzo in questo ottimo Ristorante).
Lo chef Alessandro Tavernier, piemontese Doc, asseconda sempre i nostri desideri anche se le nostre richieste sono dei fuori Menù.
Quest’anno il pranzo si è basato sul famoso “Fritto Misto alla Piemontese” composto da Verdure, Carni e Frutta.
Siamo consapevoli che per tante persone non è stato semplice per la brigata di cucina, ma come al solito il servizio è stato perfetto sia nei tempi di uscita delle varie portate servite sempre calde sia per l’esecuzione delle stesse, intervallando abilmente carne e verdure che abbiamo abbinato a tre deliziose salse; infine abbiamo terminato con la classica frutta fritta.
Prima di affrontare il fritto ci è stato servito come antipasto un Bun con Salsiccia di Bra e Spuma di Robiola di Roccaverano.
I vari passaggi del fritto sono stati in ordine di uscita:
Patate, Coniglio, Zucchine, Manzo di Fassona,Cipolle Rosse, Broccoli, Cavolfiore, Animelle, Peperoni, Verze, Coppone di maiale, Finocchio, Agnello, Cotechino.
Salse: Bagnet verde, Peperoni gialli, Patate cetrioli e maionese.
Crema, Pere, Banane, Mele, Amaretti.
Al termine del pranzo Alessandro Tavernier ha risposto alle nostre domande sulla preparazione dei fritti e ci ha parlato di come vengono smaltiti gli olii esausti e del loro riutilizzo.
Che dire? Chapeaux.
Bravi tutti in particolare lo chef che gestisce al meglio la brigata di cucina e al personale di sala capitanati da Gianluca.
Arrivederci al prossimo anno con nuove degustazioni (naturalmente fuori menù !!!!!!!).
Ernesto Amaducci

18 Novembre 2023 

Ristorante LA LUMIRA a Castelfranco Emilia (MO) e

Vini Cantina della Volta – Bomporto (MO)

 

In data 18 novembre i Soci U.E.G. del Consolato di Bologna si sono incontrati per l’ultima Conviviale del 2023.
Per l’occasione è stata scelta su suggerimento di diversi Soci il locale La Lumira gestito da Carlo Alberto Borsarini a Castelfranco Emilia che ci ha proposto piatti della tradizione Emiliana.
Ampia soddisfazione per quanto degustato in modo particolare per la Torta di Riso che ha ricordato i sapori della nostra infanzia quando veniva preparata dalle nostre mamme o nonne in occasione di festività particolari/matrimoni o per gli addobbi della Parrocchia di appartenenza.
Anche i vini scelti per l’abbinamento con i piatti hanno parlato di territorio:
abbiamo avuto il piacere della presenza della Signora Angela Sini Amministratore Delegato della pluripremiata Cantina della Volta di Bomporto che ci ha illustrato le loro caratteristiche.
La Signora Sini è Membro dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino e insieme a lei abbiamo riservato un momento per ricordare la scomparsa della loro Socia siciliana Marisa Leo uccisa a soli 39 anni dall’ex compagno.
Gli incontri presso questo Ristorante al confine tra Bologna e Modena sono sempre di valore anche per il servizio/accoglienza che Carlo Alberto e la moglie Concetta, insieme al loro staff, riservano ai clienti.
Si è anche parlato dei programmi per i primi mesi del 2024 e ci siamo fatti gli Auguri per le Festività con largo anticipo.

23 Settembre 2023 

Ristorante ANTICA CONTRADA  a Sirmione e

 Cantina COSTARIPA – Moniga del Garda

 

 

Per riprendere le nostre attività U.E.G. dopo le vacanze estive, la conviviale del mese di settembre ci ha portato questa volta nella zona bresciana del lago di Garda.
La giornata è iniziata con la visita alla prestigiosa Cantina Costaripa a Moniga del Garda di Mattia Vezzola (che alcuni di noi hanno avuto la fortuna di conoscere come relatore durante il nostro Gran Convegno Nazionale tenutosi a Cison di Valmarino nel 2018) che ci ha accolti parlandoci della sua storia personale e della cantina con la consueta professionalità e simpatia che lo contraddistingue.
Il suo giovane e bravissimo collaboratore Francesco ci ha guidati prima nei locali della cantina e poi in una degustazione di alcuni dei loro vini: Rosa Mara Valtènesi, MAIM 2018 Valtènesi, Brut Rosè s.a. metodo classico e Grande Annata Brut metodo classico.
Non sono mancati cenni sull’influenza del clima sul territorio e sui vitigni coltivati in particolare sul Groppello.
Ci siamo spostati poi di pochi chilometri per il pranzo all’Antica Trattoria Contrada a Sirmione dove il titolare Signor Massimo Bocchio ci ha proposto un menù a base di pesci di lago con l’abbinamento di vini della Cantina Perla del Garda.
Questa conviviale è stata anche l’occasione per presentare i nuovi Soci Federica Biagetti e Rosario Troiano consegnando loro anche il Pin e la tessera Socio dell’U.E.G. e di fare insieme ai Soci presenti una sorta di programmazione delle attività del primo semestre del prossimo anno.
Vista la splendida giornata al termine del pranzo abbiamo fatto una breve passeggiata potendo godere del clima mite di questa parte Sud del Lago.

27 Maggio 2023 

“MASTERCLASS VINI VIE DI ROMANS”

Ristorante L’INCONTRO a Carpi

 

L’ultima conviviale del primo semestre 2023 del Consolato di Bologna dell’Union Européenne des Gourmets è stata dedicata a un’Azienda Vinicola tra le più interessanti del Friuli Venezia Giulia: Vie di Romans situata a Mariano del Friuli in provincia di Gorizia.
L’impegno della famiglia Gallo nel mondo della vite e del vino è iniziato oltre un secolo fa e si è manifestato nel tempo attraverso il lavoro e la dedizione di persone quali Basilio, Stelio, Gianfranco e i loro familiari.
Dal 1978 l’azienda è condotta da Gianfranco che attraverso rigorose e audaci scelte viticole, unite ad un’attenta interpretazione enologica ha affermato uno stile qualitativo di grande personalità, che ha contraddistinto l’azienda nell’ultimo ventennio.
Tappe importanti di questo ultimo percorso storico sono state: nel 1978 primo imbottigliamento e prima etichetta commerciale, 1982 inizio di un ciclo di ammodernamento viticolo rivolto all’alta qualità, 1989 la realizzazione della nuova cantina costruita su tre piani, 1990 vinificazione delle uve distinte per cru di provenienza, 1992 uscita commerciale dell’annata ’90 e da questa data in poi i vini bianchi vengono sempre commercializzati due anni dopo la vendemmia.
Alcuni di noi conoscevano già questa Cantina per l’eccellenza dei vini che producono, ma è stato sicuramente molto interessante, dopo un piccolo aperitivo e prima del pranzo, seguire una Masterclass tenuta direttamente dal titolare Signor Gianfranco Gallo, accompagnato dalla moglie Signora Franca, che ci ha fatto la sorpresa di partecipare al nostro incontro. Oltre a fare una descrizione dei vini che abbiamo avuto il piacere di degustare non è mancata la presentazione dell’azienda, del territorio e dei vitigni con la loro storia. E’ seguito poi il pranzo con i piatti che ci hanno proposto gli Amici Gianfranco Zinani, Luciana Toni e lo Chef Carlo Gozzi abbinati con altri vini della stessa Azienda. Alla Conviviale ha partecipato anche il giornalista Dr. Fabrizio Stermieri con il quale è stato interessante e stimolante avere uno scambio di opinioni sulla situazione eno-gastronomica del nostro territorio. Devo dire che avere a che fare con dei veri professionisti rende tutto più facile, come al solito la scelta del Ristorante l’Incontro di Carpi è vincente sia per la qualità di quanto ci viene proposto che per i rapporti ormai amicali che si sono instaurati; ringrazio quindi ancora una volta Gianfranco e tutto il suo staff anche per l’accoglienza dedicataci.

15 Aprile 2023 

“ALLA CORTE DEGLI ESTE”

GITA NEL FERRARESE

 

La giornata programmata per sabato 15 aprile del Consolato di Bologna dell’Union Européenne des Gourmets ci ha portato ai tempi degli splendori della corte degli Este, quindi in epoca rinascimentale.
Naturalmente il nostro interesse è stato principalmente per alcuni piatti e prodotti presenti sulle tavole dei famosi banchetti offerti dalla Corte agli ospiti importanti che la frequentavano.
Per fare questo abbiamo iniziato il nostro “studio” avvalendoci della professionalità del Signor Lorenzo Rizzieri, del quale ci ha colpito in particolare la sua competenza e ci ha fatto conoscere i principi cardine della sua filosofia di filiera: sostenibilità, allevamenti non intensivi, non utilizzo chimica di sintesi.
Il Signor Lorenzo produce anche la Salama da sugo e durante la visita al suo laboratorio, ce ne ha illustrato la storia e il metodo di preparazione e stagionatura.
Ci ha fatto assaggiare la salama da taglio che viene consumata cruda, e per alcuni di noi è stata una vera e propria sorpresa, in quanto abituati a consumarla cotta come abbiamo poi fatto al Ristorante. Le origini del nome di questo salume si perdono nella notte dei tempi, compare per la prima volta in una lettera di Lorenzo de’ Medici al Duca Ercole I d’Este, in cui il Magnifico lo ringrazia per la “salama da sugo che gli è giunta graditissima”.
Altra curiosità della giornata è stata la conoscenza del Caviale Ferrarese: ce ne ha parlato la Signora Cristina Maresi che, pare unica al mondo, porti avanti una preziosa e antica tradizione: quella del Caviale cotto.
Il Caviale Ferrarese è un caviale di storione unico al mondo, preparato secondo un’antica ricetta rinascimentale, risalente ai fasti della corte dei Duchi d’Este, in particolare di Alfonso I d’Este, marito della celeberrima e bellissima Lucrezia Borgia. La ricetta venne elaborata dal suo Scalco, il celebre cuoco Cristoforo di Messisbugo. A quell’epoca gli storioni erano estremamente abbondanti nel Po ed i Duchi di Ferrara erano costantemente alla ricerca di prelibatezza da servire ai più grandi reali d’Europa, nei sontuosi banchetti che servivano ad intrecciare le loro reti diplomatiche.
Il Caviale Ferrarese, a differenza degli altri caviali, che sono crudi, è sottoposto ad una complessa e delicata cottura al forno che ne esalta le caratteristiche organolettiche aggiungendo sapori e delicatezza. Si tratta di un caviale cotto e conservato sott’olio che ha un gusto particolarmente delicato, per la salatura molto modesta, paragonabile ai migliori “malossol”. E’ rimasto a lungo una delle delizie culinarie più famose di Ferrara, fino alla metà del secolo scorso, quando a causa del diradarsi degli storioni e della scomparsa del negozio di gastronomia Ferrarese che deteneva la segretissima ricetta, il caviale Ferrarese è scomparso per quasi mezzo secolo. Oggi il caviale Ferrarese rivive tramite la rocambolesca riscoperta della ricetta originale, l’utilizzo di storioni di allevamento di alta qualità, provenienti da un primario allevamento Italiano e la caparbietà di una cuoca che ha molto combattuto per poterlo riportare sulle nostre tavole. Di questa antica ricetta se ne parla nel libro stampato nel 1549 di Cristoforo da Messisbugo “Banchetti-composizione di vivande e apparecchio generale“.
Altri due piatti rinascimentali ci sono stati proposti dallo Chef Athos Adalberto Migliari della Trattoria La Chiocciola di Portomaggiore che ben conosciamo ed apprezziamo; il più famoso è stato il Pasticcio alla Ferrarese, anch’esso presente nei banchetti degli Este. Pare che il pasticcio fu preparato per la prima volta nel 1528 da Cristoforo da Messisbugo per le nozze del Duca di Ferrara Ercole II d’Este con Renata, figlia del Re di Francia; Renata sembra che portò in Italia dalla Coté d’Or Borgognona il vitigno Fortana come dote di nozze del suo matrimonio (e naturalmente noi lo abbiamo degustato abbinandolo alla Salama da sugo cotta).
Dopo il pranzo abbiamo continuato la conoscenza degli Este visitando la vicina “Delizia Estense del Verginese”; originariamente Casale di campagna, fu trasformato in Residenza Ducale nel primo ‘500 da Alfonso I d’Este e donato a Laura Eustochia Dianti. La visita guidata ci ha portato anche nelle sale dove sono esposti i reperti e 5 steli del Sepolcreto dei Fadieni che documenta la scoperta di una piccola necropoli romana a pochi passi dalla delizia.
Grande interesse hanno suscitato queste steli appartenute alla stessa famiglia (cosa assai rara).
Poi una piccola passeggiata digestiva nel ricostruito giardino denominato Brolo ha concluso la nostra escursione nel tempo e nei luoghi degli Este.
Ernesto

9 marzo 2023 

CIRCOLO BONONIA

 

La conviviale che ho organizzato per il mese di marzo certamente è stata all’insegna oltre che della buona cucina di un vero e proprio evento culturale; infatti il palazzo che ci ha ospitati, nel pieno centro di Bologna, è un pezzo importante dell’architettura bolognese.
Siamo riusciti ad accedere a Palazzo Bolognetti terminato nel 1551 e ora sede da oltre mezzo secolo del Circolo privato ed esclusivo Bononia; il Palazzo sorge all’ombra delle Due Torri, il simbolo petroniano nel mondo, a fianco del medioevale Palazzo della Mercanzia, dall’inconfondibile mole merlata dominata dalla trina marmorea della Loggia del Carrobbio. Bellissima e interessante la storia della famiglia Bolognetti che purtroppo fu decimata dalla distruzione nel 1484 a causa del crollo della contigua torre dei Dalle Perle che si rovesciò sugli edifici vicini abbattendoli. Della famiglia sopravvissero al disastro solo il giovane Ercole e i due cuginetti Giacomo e Lodovico, che continuarono la stirpe e ricostruirono il palazzo. Palazzo Bolognetti rappresenta un esempio abbastanza raro dell’architettura rinascimentale bolognese, caratterizzato soprattutto dalla ricchezza e dalla raffinatezza delle sculture e dei fregi architettonici in arenaria che ne decorano finemente le facciate e particolarmente gli interni: vestibolo, loggiato, cortile, scalone e atrio.
E’ stato molto bello aggirarci nelle splendide sale prevalentemente con decorazione cinquecentesca con soffitti a cassettoni dipinti e slanciati camini, oppure con raffinate pitture grottesche.
L’inizio della nostra serata è stato dedicato ad un incontro molto interessante con lo Storico dell’Arte Prof. Daniele Guernelli che ci ha intrattenuto parlandoci di un tema molto inerente alla nostra attività: “La nascita dei Menù e la loro elaborazione grafica“.
Abbiamo avuto il piacere di conoscere la Presidente del Circolo Bononia Dottoressa Rosanna Ghetti, storica dell’Arte, e prima donna a presiedere un Circolo privato prettamente maschile. La Presidente ci ha accolti molto calorosamente facendoci anche un breve racconto della storia del palazzo accompagnandoci poi nelle varie sale.
La ristorazione di questo Circolo è recentemente stata affidata al Team dello Chef Max Poggi che in questa location propone una cucina tradizionale bolognese ed infatti il nostro menù è stato all’insegna della bolognesità. L’amico Max, nonostante i suoi importanti impegni, ci ha fatto la sorpresa di passare per un saluto.
Durante la cena abbiamo festeggiato il compleanno di Rosella Bizzotto, Socia che vanta il maggior numero di anni di appartenenza alla nostra Associazione.
Ho poi presentato i 5 nuovi Soci di Bologna consegnando loro la tessera e il pin U.E.G.
La serata sentendo il parere di tutti è stata molto gradita.
Ernesto Amaducci

 

Alcuni esempi di Menù oggetto della Conferenza

Menù per il giubileo sacerdotale di Papa Leone XIII – Città del Vaticano 1887
Roma 31 gennaio 1898
Menù per la cena data dai Savoia in onore del fratello dello Zar Nicola II – Roma 1899
Menù del pranzo organizzato per il Re d’Olanda Guglielmo III dal Kaiser Guglielmo I – Postdam 24 agosto 1878
Menù in stile Liberty – Roma 26 febbraio 1906

14 gennaio 2023 

Ristorante piemontese IL CUOCO DI LATTA a Bologna

 

Per iniziare le attività del 2023 del Consolato di Bologna, ho tenuto conto dei desideri di alcuni Soci e quindi siamo ritornati dopo un anno al Ristorante Cuoco di Latta dove lo Chef Alessandro Tavernier, piemontese Doc, ci ha proposto un pranzo a base di piatti della sua terra d’origine; i vini piemontesi abbinati ai piatti sono stati scelti con l’aiuto del Sommelier Gianluca che non perde occasione per dimostrare la sua competenza.
Naturalmente il menù non è stato lo stesso dell’anno scorso, ma profumava di Tartufo e Bagnacauda (piatto tipico richiesto dai Soci, che ci incuriosiva e poichè non è sul menù del Ristorante, Alessandro lo ha preparato apposta per noi).
Lo Chef ci ha fatto degustare un antipasto (oltre il menù concordato) che rappresenta una chicca tra i prodotti Agroalimentari tradizionali piemontesi: la Salciccia di Bra, che viene prodotta nella città del Roero utilizzando carne di bovino al posto dell’usuale carne suina ma, al contrario di altre rare salsicce simili presenti in Italia, si mangia prevalentemente cruda. La sua storia è singolare. Pare che l’uso di carne di bovino sia legato alla presenza nei secoli scorsi di una numerosa comunità ebraica, soprattutto nel vicino paese di Cherasco. Gli ebrei non potevano consumare carne suina per ragioni religiose e i norcini locali iniziarono a preparare con grande successo una salsiccia di bovino. Nel 1847, una Concessione regia di Casa Savoia, emanata da re Carlo Alberto, stabilì che i norcini della città di Bra fossero esentati dal divieto, valido invece nel resto del regno, di usare nella lavorazione della salsiccia carni alternative al suino. I tempi sono cambiati e ora la ricetta prevede che l’impasto sia costituito dal 70-80% di carne magra di vitello macinata finemente (di solito pance di vitello, copertine o altri tagli purché sgrassati) e per il 20-30% da grasso di maiale (pancetta). Anticamente anche il grasso era di bovino, ma la sua facile deperibilità gli ha fatto preferire, negli anni, quello suino. La pasta, che deve essere mantenuta morbida e umida, è insaccata in un budello di ovino, producendo una salsiccia dal diametro di 2/3 centimetri che normalmente è lunga circa un metro. Dal 2003 un consorzio riunisce i macellai di Bra che la producono.
La tanto voluta Bagnacauda è stata molto gradita da tutti i commensali. Nasce come piatto poverissimo di recupero e la ricetta del disciplinare dell’Astigiano prevede che vengano utilizzati i seguenti prodotti: 1 testa d’aglio a persona, 50 gr. d’olio, 50/60 gr. di acciughe e 1 tuorlo d’uovo a piacere che serve per restringere l’anello d’olio che si viene a creare e quindi fare una sorta di cremina. La cucina moderna ha alleggerito questo piatto passando l’aglio per 3 volte nel latte. Viene degustata intingendo nella cremina ottenuta verdure di stagione sia cotte che crude.
La conviviale ha riscontrato un bel successo (ma ne ero certo) e ci siamo riproposti di tornare in questo bel Ristorante per degustare altre specialità piemontesi.
Ringrazio Alessandro, Gianluca e le ragazze di sala per la loro professionalità, competenza e gentilezza.
Per finire la giornata in bellezza ho avuto il grande piacere dell’iscrizione alla nostra Associazione di ben 5 nuovi Soci che ringrazio.

18 ottobre 2022

Enoteca dei S.A.G.G.I.

San Lazzaro di Savena (BO)

 

DEGUSTAZIONE GUIDATA DI FORMAGGI DI LATTE DI CAPRA

E DI LATTE VACCINO A CURA DELL’ESPERTO ROBERTO GUERMANDI

 

L’incontro del 18 ottobre è stato un pò diverso dai soliti; abbiamo avuto il piacere di reincontrare il Signor Roberto Guermandi che ha vinto il premio come miglior Formaggiaio d’Italia 2022 al concorso indetto dalla “Guilde Internationale des Fromagers – Confrérie de Saint Uguzon”.
Ci ha raccontato della sua bella esperienza e abbiamo degustato una piccola selezione di formaggi (principalmente di capra per far contento il nostro colesterolo) abbinati ai vini scelti insieme a noi dal Signor Gianni Gentile proprietario dell’Enoteca dei SAGGI di San Lazzaro di Savena che ci ha proposto anche qualche piccolo intermezzo gastronomico.
All’incontro era presente anche il nostro Professore ed Amico Pierluigi Nanni che ha dato un valore aggiunto alla degustazione dei vini data la sua consolidata esperienza e sapienza in materia.

Formaggi in degustazione

– Robiola di Roccaverano Dop
– Toma di capra di Langa
– Formaggio di Capra Sardo di 5/6 mesi
– Olavidia Formaggio di Capra tenero spagnolo

miglior formaggio del mondo 2022

 

– qualche piccolo intermezzo gastronomico

 

– Salva Cremasco dop di 180 gg
– Conzato Calitrano affinato in anfora dell’Irpinia

– e uno Stilton dop inglese per chiudere ….

 

Vini abbinati

Muller Thurgau Fuori Standard
Az. Agr. Rudi Vindimian – Lavis (TN)

Malvasia dei Colli Piacentini 2020
Az. Agr. La Tosa – Vigolzone (PC)

Vernatsch Mensen 2019
Cantina Colterenzio – Appiano (BZ)

Ramos Pinto Adriano Reserva&gt
Az. Adriano Ramos Pinto

Vila Nova de Gaia – Portugal

Alcune informazioni sui formaggi degustati:

ROBIOLA DI ROCCAVERANO
Prodotta dall’ Azienda Agricola Stutz a Mombaldone nelle Langhe Astigiane con il latte del proprio gregge di capre e affinata per circa 2 settimane. Si presenta con una crosta rugosa e riflessi rosati. La pasta è leggermente compatta e bianca. Sapore con note di latte, erbe aromatiche, mandorla. In bocca è elegante e persistente. Stagionatura di almeno 15 giorni. L’ Azienda è una realtà a conduzione famigliare caratterizzata dall’amore per la natura e per i suoi prodotti. Visitando la loro azienda si respira aria pulita e uno spirito di innovazione, apportato soprattutto dai figli Jerome e Ramon. Stultz è uno dei pochi produttori ad aderire al disciplinare Slow Food della Robiola di Roccaverano. Questa diviene Presidio nella stagione del pascolo, e quindi da marzo-aprile a ottobre-novembre, rigorosamente ottenuta con latte crudo caprino da capre di razza Camosciata e razza autoctona Capra di Roccaverano. Si può abbinare a confetture, miele e mostarda.

TOMA DI CAPRA
Prodotta dal Caseificio dell’ Alta Langa a Bosia (CN) con latte caprino pastorizzato, sale, caglio. Può contenere tracce di latte vaccino. Formaggio stagionato a pasta morbida, con crosta non edibile, peso 2 kg. circa, di forma cilindrica del diametro di 16 cm. e altezza di 10 cm. Il prodotto rispetta la normativa vigente nazionale ed UE. Viene confezionato avvolto in un involucro di alluminio riportante tutte le diciture di legge e la data di scadenza (circa 60 giorni dal confezionamento).

CAPRIDOR EXTRA
Prodotto da Argiolas Formaggi con latte di capra a pasta semidura compatta, cruda, bianchissima lievemente occhiata non elastica dal gusto aromatico non piccante.
Prodotto con una selezione accurata di latte intero di Capra raccolto in Sardegna, sale, caglio, fermenti lattici. Crosta non edibile. Viene stagionato min. 120, max 180 giorni. Conservazione 150 giorni per la forma intera di circa 4 kg. e 85 giorni per il prodotto porzionato da 100 – 200 grammi).

OLAVIDIA
Formaggio di Capra tenero spagnolo prodotto da Quesos & Besos Artesanos De Sierra Morena è risultato miglior formaggio del mondo 2022. E’ la più antica forma di fermentazione; fatto con i batteri lattici presenti nel latte. Questo tipo di batteri agisce sul lattosio (zucchero del latte) e lo degrada ad acido lattico. In questi formaggi la sgocciolatura (la perdita di parte del siero contenuto nel latte) avviene spontaneamente. Prodotto con latte di capra a pastorizzazione lenta con una coagulazione lattica maturata con muffe e carbone e con un formato di 250-300 grammi. Ha una maturazione dai 15 ai 20 giorni. Questo tipo di formaggio ha un odore molto forte, come di “piedi” ma che non compare in bocca.

SALVA CREMASCO DOP
Per la realizzazione del tipico formaggio Salva Cremasco DOP è necessario utilizzare latte di vacca intero proveniente da Aziende Agricole certificate. Dalla fase di coagulazione, a circa 32/40 ° C, si passa alla lavorazione della cagliata, alla messa in stampi per ottenere le tipiche forme quadrate a parallelepipedo che lo caratterizzano. Dopo una stufatura di 8/16 ore e la successiva salatura, sono messe in stagionatura per minimo 75 giornio (può essere stagionato anche per 8/12 mesi). E’ un formaggio molle da tavola a pasta cruda e crosta lavata, che può anche essere aromatizzata con erbe o vinacce. Durante la stagionatura le forme vengono trattate con un panno imbevuto di acqua e sale, girate, a volte oliate e spazzolate; per i trattamenti della crosta sono ammessi solo olio alimentare ed erbe aromatiche.

CONZATO CALITRANO
Formaggio a pasta dura dalla lenta maturazione è prodotto con latte proveniente da animali la cui alimentazione è costituita prevalentemente da foraggi della zona d’origine.
Dopo la formatura, la maturazione si protrae per almeno 70 giorni, per poi essere massaggiato su tutti i lati della forma con una concia costituita da olio extravergine di oliva, spezie ed erbe di montagna. Successivamente viene adagiato in anfore di terracotta calitrana, sigillate, nelle quali affina per almeno 2 mesi prima di essere posto in commercio.

BLU STILTON
Formaggio erborinato, uno dei pochi inglesi a denominazione di origine protetta, prodotto con latte vaccino pastorizzato. Presenta una crosta naturale, dura, screpolata di color grigio bruno. La pasta, di colore ambra pallido con venature blu uniformi, è compatta e cremosa, abbastanza friabile. Al palato la pasta è liscia e quasi burrosa, con un sapore rotondo, maturo, ricco e piccante e stagionato per almeno 2 mesi. Prodotto in Inghilterra da Cropwell Bishop Creamery a Nottingham. Solo 6 caseifici nelle tre regioni del Derbyshire, Leicestershire e Nottinghamshire, sono autorizzati a produrre lo Stilton, secondo le regole previste dal disciplinare. Occorrono 78 litri di latte per produrre una forma da 8 kg. Formaggio da tavola, è perfetto anche nelle insalate, spalmato su cuori di sedano o altre verdure crude, nella Jacket Potato al posto del burro o sulla pizza. Delizioso in abbinamento ad un sake ricco e dalle note di umami.

26 novembre 2022

Ristorante SAN DOMENICO Imola

 

E’ stato un incontro “stellato” al Ristorante San Domenico di Imola quello del mese di novembre che ha rappresentato anche una sorta di conviviale degli Auguri.
Abbiamo concluso l’anno Gourmet in un locale di classe della nostra zona e ricco di storia:
il 7 marzo 1970 Gianluigi Morini aprì a Imola il Ristorante San Domenico, introducendo, per la prima volta nella ristorazione italiana, quella idea di “cucina di casa” che lo aveva da sempre affascinato durante lunghi anni di ricerche e di letture. Fino a quel momento questo tipo di cucina era stato patrimonio di pochissime grandi famiglie italiane nelle quali solo un cuoco professionista aveva la responsabilità delle cucine.
A distanza di tempo quel progetto continua: Massimiliano Mascia ne rappresenta la terza generazione.
Da anni affianca lo zio, lo chef Valentino Marcattilii, nell’organizzazione e nella gestione della cucina, così come per ben sette anni, all’apertura del Ristorante, Valentino aveva fatto a fianco di Nino Bergese, “Cuoco dei Re e Re dei Cuochi”, consigliato a Morini da Luigi Veronelli. Oggi Massimiliano garantisce la continuità dello stile “San Domenico”, una perfetta filosofia fatta di rigoroso impegno a innovare e ad esaltare la tradizione gastronomica italiana nel segno, sempre, della massima eleganza e del fornire all’ospite la rara emozione di sperimentare il fascino colto, raffinato e borghese dello stare a tavola.
Prima di degustare un menù all’insegna della loro rinomata cucina, siamo scesi nella prestigiosa cantina (che lascia sempre stupiti sia per la struttura che per la quantità di etichette conservate e di ottimo pregio): è un insieme di locali per 500 mq di superficie, tutti agibili e collegati tra di loro.
In questo contesto un pò magico abbiamo fatto un brindisi con bollicine francesi (Mademoiselle Marguerite Brut Blanquette de Limoux) e apprezzato gli stuzzichini per l’aperitivo che erano stati preparati per noi.
Risaliti nella sala del Ristorante a noi riservata e addobbata finemente con decorazioni natalizie, ci è stato servito il menù che abbiamo scelto insieme allo Chef Massimiliano.
E’ inutile dire la soddisfazione di ogni commensale che ha apprezzato i piatti del menù e il servizio attento e professionale dei ragazzi di sala.

7 giugno 2022

Visita alla Cantina Antinori

Bargino (SI)

 

Dopo aver avuto il benestare del Console Territoriale toscano, siamo usciti dalla nostra zona per visitare una Cantina che da tanto tempo desideravamo conoscere: la Cantina Antinori al Bargino di Siena.
E’ inutile dire che è stata una bellisssima esperienza; la bravissima accompagnatrice Giulia ci ha guidato in un percorso architettonico, gustativo ed emozionale di grande impatto; ci ha fatto capire quanto la famiglia Antinori sia legata al suo territorio e con una grande passione per il vino fin dal 1385 (e da allora almeno un membro di ogni generazione si è dedicato alla coltivazione dell’uva).
Abbiamo ammirato da vicino diverse aree della struttura sia all’interno che all’esterno: l’iconica scala elicoidale, la vigna che ricopre il tetto della cantina, le zone di produzione del vino, lo spazio museale. L’accesso riservato al piano di produzione attraverso migliaia di barriques ci ha condotto fino alla bottaia, l’area dedicata alle botti grandi.
E poi il momento clou…. all’interno di una sala a vetri sospesa con la vista su un mare di barriques abbiamo degustato 4 vini rappresentativi delle Tenute Antinori:

Cervaro della Sala – Umbria IGT (92% Chardonnay e 8% Grechetto),
Maggiarino – vino Nobile di Montepulciano DOCG (Sangiovese)
Pian delle Vigne – Brunello di Montalcino DOCG (Sangiovese)
Tignanello – Toscana IGT (75% Sangiovese – 15% Cabernet Sauvignon – 5% Cabernet Franc)

La visita si è conclusa al Ristorante “Rinuccio 1180” affacciato sulle colline del Chianti Classico dove altri 3 vini ci aspettavano per accompagnare il nostro pranzo:

Conte della Vipera (Sauvignon blanc – Sèmillon)
Guado al Tasso (Cabernet Sauvignon – Cabernet Franc – Merlot)
Muffato della Sala (Sauvignopn blanc – Grechetto – Sèmillon – Traminer – Riesling)

Nel fare un bilancio della lunga giornata devo dire che tutti gli amici Gourmet hanno manifestato grande soddisfazione per questa eccellenza italiana inaugurata il 25 ottobre del 2012 e costruita con materiali locali e con grande rispetto per l’ambiente e per il paesaggio toscano: è stata concepita per avere un basso impatto ambientale e un alto risparmio energetico; è praticamente invisibile dall’esterno se non per due lunghe fenditure orizzontali che attraversano la collina.

5 maggio 2022

Ristorante VIVO Bologna

Vini d’Oltreoceano

 

Per l’incontro del mese di maggio del Consolato di Bologna dell’ U.E.G. è stato scelto il nuovo Ristorante ViVo di uno dei nostri Chef preferiti Vincenzo Vottero.
Alla serata ha partecipato la Signora Antonietta Mazzeo, Presidente dell’Associazione Donne del Vino dell’Emilia Romagna,  Giornalista, Tecnico ed esperto degli Oli d’Oliva Vergini ed Extravergini, Sommelier, che ci ha illustrato, destando grande interesse da parte di tutti i presenti, alcuni progetti che ha ideato e che segue in prima persona.
In particolare Le abbiamo chiesto di parlarci di quello dedicato agli Istituti per il Turismo ed agli Alberghieri relativo alla formazione sul Vino; il Progetto D-Vino è stato voluto dall’Associazione Nazionale Donne del Vino ed ha l’obiettivo di portare più cultura e informazione enoica agli studenti raccontando le esperienze dirette di professioniste del settore (produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste).
L’esperienza pilota in 8 Istituti Alberghieri e Turistici di Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia ha riscontrato grande entusiasmo presso gli studenti che hanno così scoperto sbocchi professionali che neanche immaginavano, specialmente nei settori più nuovi come la Wine Hospitality e in generale l’enoturismo, la comunicazione digitale, il Wine Management.
Ci ha parlato anche delle finalità del COER Consorzio Olio Extravergine di Oliva Emilia Romagna e del Movimento Turismo dell’Olio, anche questo può contribuire alla crescita economica Italiana visto l’importante numero di varietà di olive registrate (500) che il nostro territorio offre.
E’ stato un piacere ascoltare una persona che riesce a trasmettere la passione per le attività che svolge, che fa meditare e incuriosire; a tal proposito speriamo di poter fare altri incontri più specifici nei prossimi mesi.
La nostra Console Nazionale Raffaella Le ha consegnato la brochure dei lavori per la Borsa di Studio Adelaide Masella che coinvolge alcuni studenti degli Istituti Alberghieri.
E’ poi seguita la cena con i piatti del menù ideato da Vincenzo con l’abbinamento di vini d’Oltreoceano dell’Azienda Charles Smith Wines – Washington State.
Ringraziamo lo Chef Vincenzo Vottero, il suo staff e la sempre indispensabile Licia Mazzoni.
Come al solito Vincenzo ci ha stupiti piacevolmente con i suoi piatti creativi, genere che ai Soci di Bologna piace notevolmente.

9 aprile 2022

Visita Cantina Longanesi – Bagnacavallo (RA)

Pranzo Ristorante ALLA LANTERNA – Metaurilia di Fano (PU)

 

Bella uscita nella campagna ravennate quella che noi Soci del Consolato di Bologna ci siamo concessi; poichè siamo sempre alla ricerca di prodotti poco conosciuti e di nicchia siamo andati a visitare a Bagnacavallo una vera realtà rurale dove una famiglia di viticoltori ha salvato dall’estinzione un vitigno assai particolare che riesce a produrre il vino Bursôn.
Il nome deriva dal soprannome dato alla famiglia Longanesi che negli anni ’50 del novecento ebbero il merito di credere nella potenzialità di queste uve e di salvarle dall’estinzione.
E’ vinificato secondo tradizione ed affinato successivamente in barriques.
Quando nel 1913 Antonio Longanesi acquistò quella che poi diventerà la proprietà della famiglia Longanesi, in un “roccolo” (area boscosa al limite dei fondi dove veniva praticata la caccia dal capanno), venne trovata una vecchia vite, abbarbicata ad una quercia, che veniva utilizzata come richiamo per gli uccelli.
Vista la rusticità della pianta e la notevole resistenza alle malattie fungine dei grappoli, la famiglia provò a produrre vino in casa, come tutti i contadini della zona. Si ottenne, con stupore, un buon prodotto che ebbe notevole successo anche fra gli amici, favorendo la diffusione del vitigno nella zona.
Nel 1956 si decise di piantare il primo vigneto di Uva Longanesi soprattutto per aumentare il grado alcolico degli altri vitigni presenti in azienda (Uva d’Ora e Canina). Ai nipoti Antonio e Pietro, che intuirono i suo potenziale, il merito di avere salvato e diffuso il vitigno.
Osservando un grappolo di uva Longanesi si nota che è compatto, di media grandezza, di forma allungata, ma soprattutto luminoso, opalescente. La buccia infatti è ricoperta da una spessa brina, cosa che rende subito riconoscibile il vitigno. Il vino Bursôn che si ottiene dall’Uva Longanesi è intenso, molto ampio e ricco e al palato offre grande consistenza, corpo e tannini poderosi.
Le analisi isoenzimatiche confermano che questo vitigno non assomiglia a nessun altro finora conosciuto. Dopo un lungo iter burocratico, nel 1999 è stato iscritto nell’albo dei vigneti col numero 357 come Uva Longanesi (in onore della famiglia che lo ha salvato) e dalla vendemmia 2007 può fregiarsi dell’attributo IGT (Indicazione Geografica Tipica). Dal 1998 viene prodotto il Bursôn (soprannome dei componenti della famiglia Longanesi), il cui nome è stato depositato e concesso in uso gratuito al Consorzio del prodotto tipico “Il Bagnacavallo” a tutela della sua tipicità.
Attualmente il Bursôn viene prodotto con il 100% di Uva Longanesi in due versioni: Bursôn etichetta blu e Bursôn etichetta nera. Il Bursôn Etichetta Blu non fa appassimento ma il processo fermentativo della macerazione carbonica è caratterizzato da freschezza di frutto, note di viole, prugne e pepe in sottofondo. Un vino molto piacevole da abbinare a grigliate di carne, lasagna al forno, stracotto di manzo, gnocchi al sugo di castrato. Il Bursôn Etichetta Nera, il vero campione, il vino più pregiato, proviene da uve fatte appassire e poi messo ad affinare per almeno due anni in fusti di legno. Il risultato è un vino di grande fascino, dal colore rubino tendente al granato. Ricco di note mature, prugne sotto spirito, cioccolato, liquirizia, erbe alpine e una struttura notevole, ma sempre composta ed elegante, con tannini scolpiti dall’affinamento nel rovere.
Il Burson Etichetta Nera si abbina a piatti di cacciagione, faraona al tartufo, pappardelle al ragù di cinghiale, stinco al forno con patate.
Il titolare di questa azienda il Signor Daniele Longanesi ci ha piacevolmente intrattenuto parlandoci oltre che del Bursôn e della sua vinificazione (ora viene anche spumantizzato con il Metodo Martinotti sia in versione bianco che rosato), anche mostrandoci la sua cantina.
Naturalmente la visita si è conclusa con la degustazione guidata di 6 vini e di una simpatica merenda.

15 marzo 2022 

TENUTA SANTA CROCE – Monteveglio (Bo)

Vini e cucina del territorio

 

Noi Soci del Consolato di Bologna dell’Union Europèenne des Gourmets, insieme ad alcuni simpatizzanti, ci siamo ritrovati per una conviviale dal sapore prettamente famigliare ed amicale poichè siamo stati ospitati dal nostro Socio più giovane Giorgio Chiarli insieme al fratello Stefano nella loro bella Tenuta Santa Croce di Monteveglio.
I vini che abbiamo degustato provenivano dalle Tenute della famiglia Chiarli e sono stati abbinati ai piatti dello Staff della Trattoria del Borgo di Monteveglio alto, il cui titolare Paolo Parmeggiani ci ha fatto l’onore di iscriversi alla nostra Associazione.
Abbiamo molto apprezzato che Giorgio e Stefano abbiano voluto condividere con noi un brindisi con un calice di Lambrusco Metodo Classico Rosé 2014  della Riserva personale realizzato per celebrare i 160° anniversario dell’attività della Famiglia arrivata alla quinta generazione.
Per la presenza di questi due Soci, bravissimi esperti, si è parlato tanto di territorio ma non solo di vini, di cucina, di prodotti, ma anche di storia.
Alla fine della cena, a ricordo delle vacanze Trentine mie e di mia moglie, abbiamo degustato una Grappa resa particolare dal prodotto che la aromatizza: il Lupino tostato di Anterivo.

A tal proposito Raffaella, il nostro Console Nazionale, ci ha fatto una piccola relazione sulla sua storia e le sue caratteristiche:

Il luogo di coltivazione è Anterivo in Val di Fiemme, la pianta ha dei bellissimi fiori blu a grappolo e curiose foglie (quasi piccole palmine) un pò villose; poi crescono dei baccelli che contengono pochi semi (2/3 raramente 4) che vengono tostati: nasce così il particolare Caffè di Lupini che viene preparato in infusione, NON contiene Caffeina nè Glutine.
L’Amico Hartmann Varesco (titolare della deliziosa Locanda Kurbishof a Guggal) ci ha raccontato che nel corso del ‘900 la coltivazione era quasi scomparsa poichè questo “caffè” dal gusto un pò amaro doveva essere corretto con sostanze dolci quali ad esempio miele o fichi; ma una Signora del luogo che continuava a piantare questi semi per la bellezza dei fiori, ad un certo punto nel 2004, divise i pochi semi che le erano rimasti con altri abitanti del paese (20 semi a testa a 20 persone interessate).
Attualmente la produzione è ripresa e i pochi coltivatori uniti in un Gruppo di promozione di questo antico prodotto, sono orgogliosi di tenere in vita una parte di storia del loro bel territorio.
La coltivazione è eseguita tutta a mano in piccoli appezzamenti; la maturazione dei baccelli avviene progressivamente in circa 2-3 mesi, almeno una volta alla settimana bisogna passare tutte le piante per controllare se il baccello contiene i semi già maturi (vengono battuti a mano per sentire se all’interno “suonano” il che significa che il prodotto è pronto da raccogliere).
La produzione è veramente di nicchia infatti si parla di un raccolto di 3/400 kg. in media.
Parte di questa produzione serve oltre che, alla preparazione del caffè, anche per produrre una Birra Aromatizzata e una Grappa; ed è proprio questa che assaggiamo; il produttore Signor Donei, titolare del Laboratorio Artigianale Infusi Naturali delle Dolomiti L’Ones, la prepara utilizzando una base di Grappa Naturale a cui aggiunge i semi tostati di Lupino lasciandoli in Infusione per alcuni mesi.

1 Dicembre 2021 

“I LEGUMI”

OSTERIA LA FEFA a Finale Emilia

 

1° dicembre 2021, finalmente siamo riusciti a recuperare la Conviviale programmata per Aprile dello scorso anno avente per tema “i legumi” (argomento consigliato dal Consiglio Nazionale per tutti i Consolati).
Il locale scelto per questo incontro è stato quello della Chef patron Giovanna Guidetti dell’ “Osteria la Fefa” di Finale Emilia dove ci siamo ritrovati già altre volte nel corso di questi ultimi anni apprezzandone sempre sia la location che la cucina; anche questa volta è stato così. Il menù è stato preparato per noi tenendo d’occhio il tema suggerito.
La serata è stata gradevole e occasione anche per scambiarci gli Auguri Natalizi.
L’appuntamento sarà quindi per il prossimo anno sperando che riusciremo ad attuare i programmi che ho preparato.

6 Novembre 2021 

Ristorante piemontese IL CUOCO DI LATTA a Bologna

 

Durante la Conviviale di ottobre noi Soci del Consolato di Bologna ed alcuni amici abbiamo degustato alcuni formaggi piemontesi ed ora, riallacciandosi al tema Piemonte, ci siamo ritrovati per un pranzo tutto dedicato a piatti e vini di questa splendida regione ricca di prodotti d’eccellenza.
I piatti che avevo scelto con lo Chef Alessandro Tavernier del Ristorante Il Cuoco di Latta di Bologna, piemontese DOC, sono stati molto apprezzati da tutti i presenti.
Anche i vini sono stati ben abbinati e una bella curiosità hanno riscontrato in generale ed in particolare:
– il Dolcetto d’Alba dell’Azienda Marcarini (pre-fillossera, assolutamente unico perchè uno dei rarissimi ed emblematici esempi di vite non innestata su piede americano; le uve provengono da un vigneto centenario, lasciato indenne dal flagello della fillossera in virtù del terreno parzialmente sabbioso e del particolare microclima);
– il Ruchè di Castagnole Monferrato “vigna del Parroco” dell’Azienda Luca Ferraris (il vino prende il nome dal piccolo vigneto vicino alla chiesa di Castagnole Monferrato, piantato da Don Giacomo Cauda nel 1964, Parroco del paese, considerato il padre del Ruchè, il primo a crederne le potenzialità e a vinificarlo in purezza; i grappoli utilizzati per questo vino provengono dalla prima vigna mai piantata interamente a Ruchè, nonchè la vigna più vecchia esistente al momento. Si tratta dunque dell’unico Cru esistente nella denominazione  DOCG Ruchè di Castagnole Monferrato);
– e per finire un bicchierino di Barbera chinato “Calisaya” dell’Azienda Rovero (meno cosciuta del più noto Barolo chinato).
Ringraziamo lo Chef Alessandro, il Maitre Gianluca e tutto lo staff per la cortesia e professionalità che ci hanno dedicato durante tutta l’esperienza eno-gastronomica.
Ringrazio di cuore i miei Soci ed Amiciche ad ogni incontro sanno creare un’atmosfera amicale che contraddistingue il nostro Consolato.

2 Ottobre 2021 

“FORMAGGI CHE PASSIONE”

Ristorante LA LUMIRA a Castelfranco Emilia (MO) e degustazione formaggi piemontesi

 

Dopo la pausa estiva e con ancora alcuni timori per la situazione sanitaria, finalmente i Soci e gli amici del Consolato di Bologna dell’ U.E.G. sono tornati ad incontrarsi il 2 ottobre in una conviviale con tema “i formaggi”.
Oltre ai piatti che ci ha proposto lo Chef Carlo Alberto Borsarini del Ristorante La Lumira a Castelfranco Emilia (MO), abbiamo avuto come ospite l’esperto Roberto Guermandi dell’ Angolo della Freschezza di Cadriano (BO) che ci ha guidato a fine pasto in una degustazione di alcuni formaggi piemontesi.
Bello il clima che si è creato tra i partecipanti e, a detta di tutti, ottimi i piatti/vini e i formaggi degustati; ringraziamo questi due giovani professionisti per averci dedicato il loro tempo e soprattutto il calore con il quale ci hanno accolti; anche il servizio di sala è stato degno di nota grazie alla padrona di casa Signora Concetta.

 

LE NOSTRE SCHEDE

BETTELMATT

DESCRIZIONE Particolare formaggio piemontese d’alpeggio prodotto con latte vaccino crudo
ASPETTO La crosta è di colore ambrato o marrone chiaro, abbastanza spessa, la pasta è di colore giallo paglierino carico a volte con riflessi verdognoli, con occhiatura media e irregolare
SAPORE Leggermente erbaceo, con sensazioni animali e lattiche
STAGIONATURA Almeno 6 mesi
PRODUTTORE Luigi Guffanti 1876 – Arona (NO)
SELEZIONATO PERCHÈAnche se può essere consumato dopo 60 giorni, noi lo proponiamo con una stagionatura più importante, in modo da poter aprezzare appieno le caratteristiche sensoriali
CURIOSITÀ Con il nome ‘Bettelmatt’ si identifica fin dal XIII secolo, epoca della colonizzazione walser della fascia subalpina, un formaggio di eccellenza che veniva utilizzato come merce di scambio, per il pagamento di canoni d’affitto o concessioni d’alpeggio oppure tasse, ma non solo. Il nome Bettelmatt, infatti, pare derivi da battel che significa questua, quindi era senz’altro utilizzato per forme di beneficenza, l’unione a matt, che in tedesco significa pascolo, rende chiaro il significato del nome come ‘pascolo della questua’.

 

MONTEBORE

Formaggio a latte crudo misto dalla forma di torta nuziale, Presidio Slow Food
DESCRIZIONE Formaggio prodotto con latte misto vaccino, ovino e caprino crudi
ASPETTO La crosta inizialmente è liscia e umida e poi, con la stagionatura, diventa più asciutta e rugosa; il colore va dal bianco al giallo paglierino. La pasta è liscia o leggermente occhiata, di colore bianco in varie sfumature
SAPORE Al naso sono presenti leggere sensazioni animali e note speziate. In bocca, all’inizio della degustazione, è tendenzialmente latteo e burroso, mentre nel finale si sentono note di castagna accompagnate da sfumature erbacee e sulfuree
STAGIONATURA Almeno 20 giorni
PRODUTTORE CASEIFICIO TERRE DEL GIAROLO – FABBRICA CURONE (AL)
SELEZIONATO PERCHÈ Un formaggio a cui siamo molto affezionati e una chicca casearia assolutamente immancabile nella nostra selezione!
CURIOSITÀ Nel 1999 il Montàbore diventa Presidio Slow Food e tutto il mondo caseario parlò del ‘miracolo del formaggio resuscitato’ perchè da ormai molto tempo non veniva più prodotto
SUGGERIMENTI DI UTILIZZO Può essere proposto a tutto pasto oppure ottimo anche per il ripieno della pasta fresca o per mantecare il risotto; da provare in abbinamento a nocciole, fichi, ciliegie in agrodolce o uva rosata

 

ROBIOLA

DENOMINAZIONE PRODOTTO  ROBIOLA BOSINA
INGREDIENTI LATTE vaccino pastorizzatoLATTE ovino pastorizzatoPANNA pastorizzata, sale, caglio.     Origine del latte: ITALIA
DESCRIZIONE formaggio leggermente stagionato a pasta molle, privo di occhiature, con crosta edibile bianca/giallo paglierino, peso 250g circa, forma quadrata di lato 11cm circa e altezza 3cm circa.
SHELF LIFE 50 giorni dalla data di confezionamento
TABELLA NUTRIZIONALE (valori nutrizionali medi per 100g di prodotto)
VALORE ENERGETICO Kcal 321
VALORE ENERGETICO Kjoule 1329
GRASSI TOTALI g 28  di cui ACIDI GRASSI SATURI g 14
CARBOIDRATI g 1,3   di cui ZUCCHERI g <0,1
PROTEINE g 16
SALE g 0,90
CONSERVAZIONE conservare a +4°/+8° C.
ALLERGENI latte
STABILIMENTO DI PRODUZIONE Via Provinciale 17 – Bosia (CN)

 

BLU DI LANGA

DENOMINAZIONE PRODOTTO BLU DI LANGA
INGREDIENTI LATTE vaccino pastorizzato, LATTE ovino pastorizzato, LATTE caprino pastorizzato, PANNA pastorizzata, sale, caglio.
Paesi di mungitura: Italia (latte vaccino e ovino), Spagna (latte caprino).
Paese di trasformazione: Italia
DESCRIZIONE formaggio erborinato stagionato a pasta molle bianca con striature blu/verdi, privo di occhiature, con crosta non edibile blu/verde, peso 1kg circa, forma cilindrica di diametro 18cm circa e altezza 8cm circa. Il prodotto rispetta la normativa vigente nazionale ed UE
SHELF LIFE 55 giorni dalla data di confezionamento
TABELLA NUTRIZIONALE (valori nutrizionali medi per 100g di prodotto)
VALORE ENERGETICO Kcal 349
VALORE ENERGETICO Kjoule 1444
GRASSI TOTALI g 30   di cui ACIDI GRASSI SATURI g 21
CARBOIDRATI g 1,6    di cui ZUCCHERI g 1,6
PROTEINE g 19
SALE g 1,25
CONSERVAZIONE: conservare a +4°/+8° C.
ALLERGENI: latte

 

FORMAGGIO CON FOGLIE DI CASTAGNO DI BEPPINO OCCELLI

IngredientiLatte di Pecora italiano 49,3%, Latte di Vacca italiano 49,3%, sale marino, caglio animale di vitello, ricoperto in superficie da foglie di castagno non edibili.

Il Formaggio con le Foglie di castagno Beppino Occelli è un grande prodotto frutto dell’inventiva di uno dei più grandi affinatori dell’intero panorama caseario italiano Beppino Occelli; quest’ultimo seleziona con cura formaggi a latte misto, della tipologia dei testun, ovvero formaggi a latte misto bovino-ovino o bovino-caprino, prodotti artigianali dell’Alta Langa; che vengono portati a stagionare negli splendidi locali sotterranei di stagionatura di Pamparato, qui i testun vengono posti a stagionare con estrema cura per un periodo di circa novanta giorni, poi vengono portati a Farigliano nello stabilimento di Beppino Occelli, lì saranno completamente scrostati ed immersi in barrique colmi di foglie di castagno umide, opportunamente lavate e macerate dove rimarranno il tempo necessario affinchè il formaggio recepisca la colorazione ed il grado di acidità caratteristico, successivamente alcune di queste foglie verranno poi usate per guarnire il prodotto finito.
Il Formaggio con le Foglie di castagno Beppino Occelli è un formaggio di tipo “Cusiè”, nel dialetto di Langa vuol dire semplicemente “è così” o anche “quel che c’è”, è una parola che sta ad indicare i formaggi che si ottengono mescolando due o tre tipi di latte ed i formaggi prendono il nome del latte che prevale; poi, stagionano per almeno 15/18 mesi; infine, i Cusiè riposano e si affinano per altri 2 o 3 mesi nelle foglie di tabacco o di castagno, nel fieno, nel malto d’orzo.
Il Formaggio con le Foglie di castagno Beppino Occelli è un formaggio prodotto con latte di vacca e di pecora che pascolano liberamente, stagionato per un anno e mezzo su assi di legno con un’elegantissima affinatura nelle foglie di castagno che sprigiona un profumo deciso ed inconfondibile che è perfettamente riconoscibile all’ assaggio.
Allergeni: contiene LATTE e prodotti a base di latte (Compreso il Lattosio)

21 giugno 2021

Solstizio d’estate

Ristorante Valfiore – Bologna

 

In attesa di riprendere a settembre la normale attività di incontri, i soci e amici del Consolato di Bologna dell’Unione Europea dei Gourmets si sono salutati presso il Ristorante Valfiore godendo di un ottimo aperitivo e di un bel tramonto nel giorno del Solstizio d’estate.

5 Marzo 2020

“A CENA CON LE OSTRICHE”

Ristorante ACQUA PAZZA a Bologna 

 

Questo incontro era stato pensato per chi apprezza le Ostriche e in accordo con lo Chef Francesco Carboni del Ristorante Acqua Pazza, che già conosciamo e che rappresenta una sicurezza per la qualità dei prodotti che utilizza, è stato possibile realizzarlo per degustare anche alcuni tipi di Ostriche provenienti da alcune regioni della Francia.
Vista la situazione generale per l’emergenza epidemiologica da Coronavirus è stata una serata “strana” ma il gruppo di coraggiosi Gourmets bolognesi che hanno partecipato (prese le opportune precauzioni per le distanze di sicurezza fra i commensali) hanno gradito molto quanto ci è stato proposto dallo Chef Carboni e provveduto ad effettuare un approfondito “studio” per valutare e comprendere le diverse caratteristiche dei 4 tipi di Ostriche degustate.
Anche i vini in abbinamento sono stati apprezzati e hanno stemperato un pò il clima preoccupato di questi giorni.

Breve storia delle ostriche
L’ostrica è comparsa sulla Terra milioni di anni fa, tanto che è stato rinvenuto un pregiato esemplare con una perla antica di 10 milioni di anni fa. I cinesi sono stati i primi ad allevare le ostriche, ma i greci le amavano tantissimo e ne facevano un consumo “industriale”, tanto da usare i gusci per votare. Anche per gli antichi romani era inconcepibile un banchetto senza ostriche; sembra che praticassero l’allevamento delle ostriche in Gran Bretagna per trasportare poi il prodotto in Italia. Il consumo di ostriche cadde in disuso durante il Medioevo per poi tornare a splendere durante il Rinascimento. Di questo in realtà non c’è da stupirsi: la tipologia e il modo in cui viene consumato il cibo è una questione culturale e, si sa, il Medioevo è stato teatro di un affossarsi della cultura stessa. Napoleone III, il 4 luglio 1853, redige un regolamento sulla pesca marittima costiera che crea una vera legislazione riguardante l’ostrica  e sarà il primo atto di salvaguardia della specie. Nella seconda metà del 1800 il governo francese incoraggia l’importazione delle ostriche per creare i primi allevamenti e intorno al 1970 appaiono in Francia le prime colture in sopraelevazione che permettono di allevare un numero maggiore di ostriche.

Zone di produzione delle ostriche
I più importanti produttori del mondo di ostriche sono la Cina, il Giappone,  la Corea, e, in Europa, solo la Francia produce grossi quantitativi. In Francia ci sono 7 bacini: Normandia, Bretagna del Nord e del Sud, Loira atlantica, Marennes-Oleron, Arcachon e Mediterraneo.

Specie di ostriche e la Belon
Le ostriche si dividono essenzialmente in due specie, l’ostrica Piatta e la Concava (più comune). Chiunque ami le ostriche avrà sentito parlare dell’ostrica Belon, spesso confusa con la piatta.

Il calibro delle ostriche
L’ostrica è misurata in calibri, definiti in rapporto al peso dell’ostrica.

Ostriche Concave
Il calibro va da 5 (la più piccola e meno pregiata) a 0 (la più grande e più pregiata).

calibro 5:  ostrica che pesa tra 30 e 45 grammi;
calibro 4: ostrica che pesa tra 46 e 65 grammi;
calibro 3: ostrica che pesa tra 66 e 85 grammi;
calibro 2: ostrica che pesa tra 86 e 120 grammi;
calibro 1: ostrica che pesa tra 120 e 150 grammi;
calibro 0: ostrica che pesa oltre 150 grammi.

Ostriche Piatte
Il calibro va da 5 (la più piccola e meno pregiata) a 0 (più grande e più pregiata). Ci sono poi i calibri speciali che vanno da 00 a 000.

calibro 5: ostrica che pesa tra 30 e 40 grammi;
calibro 4: ostrica che pesa tra 40 e 50 grammi;
calibro 3: ostrica che pesa tra 50 e 60 grammi;
calibro 2: ostrica che pesa tra 60 e 70 grammi;
calibro 1: ostrica che pesa tra 70 e 80 grammi;
calibro 0: ostrica che pesa tra 80 e 90 grammi;
calibro 00: ostrica che pesa tra 90 e 100 grammi;
calibro 000: ostrica che pesa tra 100 e 140 grammi.

Ostricoltura
L’allevamento dell’ostrica può durare fino a 5 anni e si sviluppa in 4 fasi:

         CAPTAZIONE – avviene quando le ostriche depongono le uova (3 volte all’anno) e l’ostricoltore interviene preparando i collettori dove le ostriche allo stadio embrionale troveranno un supporto. Questa fase dura circa 3 settimane e durante il fissaggio la larva assume il nome di larva d’ostrica.

         DISTACCO – avviene circa 18 mesi dopo la captazione. Per almeno 3 mesi l’allevatore si occupa per ore di staccare e selezionare le piccole ostriche.

         ALLEVAMENTO e AFFINAMENTO – avviene dopo il distacco. In questa fase l’ostrica cresce libera da punti di attacco e l’ostricoltore cura ogni singola ostrica e si fa un’idea del rendimento a venire e della destinazione delle diverse ostriche. In funzione della carnosità si avranno Fines (Fini), Speciales (Speciali) o Pousses en claires (cresciute in bacino). Gli ostricultori ritirano le giovani ostriche e le trasportano coi loro battelli a chiglia piatta, chiamati plates, fino ai loro “parchi d’allevamento” dove esse sono collocate di piatto o in sacche, a seconda del loro metodo di allevamento che dura da 1 a due anni e può essere in piano, sopraelevato o in sospensione. Le giovani ostriche sono più spesso ripartite in sacche – o poches – costituite da retine di plastica – e disposte in aree sottoposte alla risacca marina, su tavole (strutture metalliche) o talvolta collocate a spaglio sul suolo. Il lavoro dell’addetto all’allevamento delle ostriche consiste nel rivoltare le sacche, affinché tutte le ostriche possano crescere in buone condizioni e assumendo una conformazione regolare, e nel ripulire le sacche perché l’acqua di mare vi possa circolare bene.

Dopo un periodo più o meno prolungato, a seconda della ricchezza dell’acqua, le ostriche sono smistate per categorie, in base al loro peso (calibrage).
Le ostriche hanno pochissime calorie e pochissimi grassi, e hanno tantissimo potassio, calcio, ferro, fosforo e vitamine A, B1, B2, C, E, PP. Purtroppo invece hanno un po’ di colesterolo e molto sodio, per questo non si deve esagerare se si ha il colesterolo o la pressione alti.
Fine De Claire Fonteneau – Poitou Charentes Marittimes

L’allevamento di Ostriche Fonteneau si trova sull’Isola di Oléron al centro del bacino di Marennes-Oléron ed è sicuramente una delle ostriche più commercializzate al mondo.
Dopo i primi mesi in mare l’ostrica viene portata nelle claire (bacini argillosi della grandezza mediamente di un campo da tennis) e qui il prodotto viene affinato. Dalla forma omogenea, all’interno troviamo una polpa carnosa ma dalla consistenza soffice e dal mantello traslucido.

All’olfatto si percepisce un gradevole odore di mare mentre il gusto finito, tipico della claire, lascia un equilibrato sapore salino in bocca.
E’ un’ostrica per tutti e non troppo impegnativa.

Speciale Veules les Roses – Alta Normandia

Prende il nome dalla magnifica cittadina balneare situata sulla Costa di Alabastro e deve il suo gusto alla miscela di acqua dolce e acqua salata generata dal mare e da tre fiumi sotterranei; la sua crescita è favorita dal calcare delle vicine scogliere (Falaises).
La sua commercializzazione è possibile solo in determinati periodi dell’anno, poichè è allevata costantemente “in immersione” e la raccolta può aver luogo solo nel periodo delle alte maree. Non troppo carnosa, croccante, profumata, di colore bianco e forma bombata.

Le Jardins Ostréicoles de Tatihou – Bassa Normandia

L’isola di Tatihou è una piccola isola sulla costa francese della Manica a Nord-Est della penisola del Cotentin nella rada di Saint-Vaast-la-Hougue.
Ostrica Normanna è una concava nutrita esclusivamente di phytoplancton naturale.
E’ croccante e carnosa, con il gusto di nocciola tipico delle osrtiche della Normandia.

Fine Le Cap Horn – Pays de La Loire

Dal sud della Bretagna, paesi della Loira, questa ostrica trascorre 3 anni nel mare prima di finire il suo affinamento nelle claire.
Dalla consistenza carnosa e sapore pieno, questa ostrica è famosa per il buon equilibrio tra una salinità naturale dovuta ai 3 anni in mare e alla dolcezza esaltata nei mesi nelle claire.

23 Gennaio 2020

“IL VINO IN CUCINA”

Ristorante MASSIMILIANO POGGI 

con i vini della Azienda il Monticino

 

Il Consiglio Nazionale aveva invitato tutti i Consolati ad effettuare una conviviale avente per tema “il vino in cucina” che prevedesse l’utilizzo del vino nella preparazione delle portate che comporranno il menù che si degusterà.
La scelta dello Chef che si cimenterà in queste preparazioni é ricaduta sul bravissimo Chef-Patron Massimiliano Poggi, che molti di noi già conoscono ed apprezzano.
I piatti sono stati preparati con i vini del nostro territorio dell’ Azienda “Il Monticino” e il Titolare Giacomo Morandi ci ha guidato in questa speciale degustazione.
E’ stata una serata particolare per “palati fini” con piatti creativi preparati apposta per noi dallo Chef Massimiliano che ringraziamo per la disponibilità riservataci.
Un ringraziamento particolare va anche a Giacomo Morandi per la pazienza e competenza nell’illustrarci i vini che abbiamo degustato.
Al termine della serata è stato presentato il nuovo Socio Fulvio Boschi che dopo alcuni anni di frequentazione alle nostre Conviviali è entrato ora a pieno titolo nella nostra famiglia Bolognese.

21 Novembre 2019

Ristorante SCACCOMATTO presso

FICO Eataly World – Fabbrica Italiana Contadina

 

Pensando anche ai Soci che per vari motivi non sono riusciti a partecipare al Gran Convegno di Matera, ho organizzato una serata a base di “piatti e vini della tradizione lucana”.
E quale migliore occasione se non assaggiarli dallo Chef lucano Mario Ferrara che per qualche mese è presente anche al Parco Agroalimentare FICO?.
In questa location comoda a tutti grazie al suo ampio parcheggio, nello spazio riservato alla ristorazione lucana, abbiamo avuto la possibilità di degustare non solo un menù tipico creato apposta per noi, ma anche alcuni importanti vini del territorio.
Gli intervenuti hanno molto apprezzato i piatti proposti ed i vini ad essi abbinati; lo chef ci ha intrattenuto sulla preparazione delle ricette implementandole con i suoi ricordi di ragazzo offrendoci così uno spaccato delle tradizioni famigliari lucane.
Lo ringraziamo per la sua attenzione insieme al figlio Simone abile Sommelier.

26 ottobre 2019

Taverna del Cacciatore – Castiglione dei Pepoli (BO)

Conviviale congiunta con il Consolato di Siena

 

Dopo l’incontro a livello Nazionale che si é tenuto a Matera per il Convegno annuale della nostra Associazione, ecco una bella conviviale “interregionale”.
E’ da un pò di tempo che con il Console Territoriale ed Amico del Consolato di Siena, Alessandro Bonelli, si desiderava organizzare una iniziativa insieme per i nostri due territori e finalmente siamo riusciti nell’intento.
E’ stato scelto di incontrarci a metà strada sull’appennino quasi al confine tra Emilia e Toscana.
E come location abbiamo scelto la Taverna del Cacciatore dell’Amica Lucia Antonelli a Castiglione dei Pepoli per gustare un buon pranzetto a base di piatti della “cucina di famiglia del territorio appenninico” che certamente non si mangiano di solito in un Ristorante.
Per far conoscere agli Amici toscani anche i vini delle nostre zone, é intervenuto il nostro Socio e Produttore Giorgio Chiarli della Tenuta Santacroce di Monteveglio che, oltre ad aver curato gli abbinamenti per i piatti degustati, ci ha parlato della realtà vinicola del nostro territorio e della filosofia della sua Cantina.
Piccola sorpresa prima del pranzo (soprattutto per gli Amici Toscani): Lucia ci ha intrattenuto con una piccola dimostrazione su come si prepara la sfoglia e due paste ripiene.
Come al solito ci ha lasciati tutti a bocca aperta nel vederla destreggiarsi tra uova, farina, taglieri e mattarello.
Tanti sono stati i suggerimenti che ci ha fornito per la preparazione di una buona sfoglia; la ringraziamo per la pazienza e professionalità che ci ha riservato.
Prima di sederci a tavola gradito è stato l’aperitivo all’aperto sotto un caldo sole ottobrino a base di Mortadella, Parmigiano, piccole crescentine, formaggi freschi e stagionati di capra, naturalmente il tutto accompagnato da un buon calice di Pignoletto Spumante.
A parte i piatti e i vini che sono stati graditi da tutti i commensali, degno di rilievo il clima di amicizia che si é confermato fra i nostri due Consolati.

26-27-28 giugno 2019 

GITA IN UMBRIA

 

Quest’anno si è pensato di ritornare nella zona del Gran Convegno del 2017, approfondendo così la conoscenza di questi luoghi stupendi anche grazie all’aiuto del Presidente della Cooperativa della Lenticchia di Castelluccio di Norcia.
Il programma della gita è stato il seguente:

Mercoledì 26 giugno: siamo partiti di buon mattino da Bologna e come prima tappa ci siamo fermati a visitare Panicale vicino al lago Trasimeno; la guida locale ci ha accompagnati e fatto apprezzare le bellezze artistiche di questo Borgo Medievale: l’Oratorio di San Sebastiano con gli affreschi del Perugino del 1505, il delizioso piccolo Teatro Caporali ancora in funzione per la cittadina e il Museo del Ricamo. Nel centro del Borgo ci ha ospitati per il pranzo il Ristorante Lillo Tatini, dove la Signora Patrizia e il marito Vittorio, ci hanno proposto un delizioso menù a base di prodotti locali e una degustazione di Oli Extravergini Umbri abbinati ad alcuni antipasti. Al termine del pranzo ci siamo spostati a Castelbuono di Bevagna per la visita alle vigne e alla cantina  della Tenuta Castelbuono Carapace (struttura ideata da Arnaldo Pomodoro per la famiglia Lunelli – Cantine Ferrari); al termine della visita abbiamo  degustato con estrema soddisfazione (anche grazie allo splendido scenario che ci contornava) 4 vini prodotti nella tenuta. Prima del pernottamento all’ Hotel San Luca a Spoleto ci siamo regalati una sosta per un aperitivo al Bar Tric Trac (quello di Don Matteo) in piazza Duomo.

Giovedì 27 giugno: l’intera giornata è stata dedicata a Norcia e Piano Grande dove si coltiva la famosa Lenticchia di Castelluccio; siamo stati  accompagnati dal Signor Gianni Coccia e Signora Vincenza (Presidente della Cooperativa della Lenticchia) che, ormai amico della nostra Associazione, ci ha raccontato il territorio e i grandi problemi che ancora sussistono a seguito del terremoto del 2016. Rimarrà nel ricordo di tutti i partecipanti la bellissima esperienza della passeggiata in mezzo a chilometri quadrati di coltivazioni di Lenticchie e altri legumi con i loro tanti fiori multicolori. Siamo poi saliti nella collina sovrastante la Piana che ospita quel che rimane del paese di Castelluccio, purtroppo ormai ridotto ad un cumulo unico di macerie e polvere; gradito è stato l’incontro con gli amici Sandra e Adorno che ci hanno offerto con grande generosità un aperitivo a base di ottimi prodotti di loro produzione e che purtroppo devono continuare a lavorare in situazione “di guerra”. Siamo poi scesi a Norcia per il pranzo al Ristorante “Stellato” Vespasia all’interno di un Palazzo nobile del 1500 che ospita il Relais & Chateaux Palazzo Seneca; con lo Chef Valentino Palmisano era stato predisposto un menù che parlasse anche dei prodotti della zona. Poi abbiamo avuto un pò di tempo per una passeggiata nel centro storico e per effettuare alcuni acquisti.

Venerdì 28 giugno: la mattinata è stata dedicata ad una passeggiata nel centro storico di Bevagna e ad un altro incontro con un’ ennesima eccellenza del territorio: la Cantina Arnaldo Caprai, anche in questo caso abbiamo effettuato una visita e una  degustazione di alcuni loro vini. Per il pranzo ci siamo recati alla vicina Montefalco, altro bel Borgo Umbro, preceduto da una breve passeggiata nel centro dove abbiamo avuto l’opportunità di visitare il Museo Pinacoteca di S. Francesco emozionandoci dinanzi agli affreschi di Benozzo Gozzoli e del Perugino. Per il pranzo di fine gita  è stato scelto il Ristorante l’Alchimista anche in questo caso con un menù del territorio, accolti dalla deliziosa padrona di casa Barbara sempre sorridente e disponibile.

Ringrazio tutti gli amici che hanno partecipato, poichè a questa gita tenevo in particolar modo, oltre che per incontrare di nuovo gli amici del Consorzio della Lenticchia ai quali, vi ricorderete, la nostra Associazione ha fatto una donazione durante il Gran Convegno 2017 (e forse grazie anche al nostro piccolo contributo sono riusciti a riprendere la loro attività), ma soprattutto perchè questi bellissimi territori non vanno abbandonati (cosa che invece stanno facendo le Istituzioni!!!) e un piccolo aiuto possiamo darlo noi privati solamente continuando a visitarli e acquistando gli ottimi prodotti che queste meravigliose persone producono. Il titolo di questi 3 giorni infatti può essere proprio “Paesaggi, Prodotti, Persone”.

 4 maggio 2019 

Ristorante  “LA CHIOCCIOLA” a Portomaggiore (FE)

Gita nelle Valli di Comacchio

 

Un’intera giornata è stata dedicata al territorio  Ferrarese, in particolare quello di Comacchio e delle sue Valli; oltre all’aspetto naturalistico i Gourmets Bolognesi hanno cercato di approfondire la conoscenza dell’anguilla non solo dal punto di vista gastronomico.
Primo appuntamento della giornata è stata la visita guidata alla Manifattura dei Marinati dove si è potuto ammirare fra l’altro la splendida Sala dei Fuochi risalente agli inizi del 1900 con la presenza di 12 grandi camini utilizzati per la cottura delle anguille; grande ricordo del lavoro soprattutto delle donne che dovevano alimentare questi camini girando manualmente gli enormi spiedi pieni delle anguille già porzionate per il successivo processo di confezionamento.
Dopo la visita breve passeggiata nella zona dei Trepponti di Comacchio (proprio una piccola Venezia); non sono mancati gli acquisti dell’ottimo pane ferrarese e prodotti ittici freschissimi.
Il clou della visita è stato l’incontro presso un Lavoriero di pesca con l’esperto pescatore Signor Carlo che ci ha fornito interessantissime notizie  sull’allevamento dell’anguilla e della sua pesca, raccontandoci la vita di questo pesce che affronta un viaggio incredibile di un anno per depositare una sola volta nella sua vita le uova all’altro capo del mondo nel Mar dei Sargassi.
Ancora più incredibile è che questi nuovi nati facciano il viaggio in senso inverso per raggiungere proprio le Valli di Comacchio per crescere e continuare il ciclo della vita.
Dopo aver ascoltato affascinati questo racconto e contemplata la bellezza delle Valli e di alcuni uccelli, fra i quali alcune decine di Fenicotteri Rosa, ci siamo diretti a Quartiere di Portomaggiore dove lo Chef Adalberto Migliari ci ha accolti nella sua Trattoria La Chiocciola con un pranzo a base di prodotti e vini del territorio (“naturalmente” era stato previsto un assaggio di anguilla al forno).
Gli intervenuti a fine pranzo hanno manifestato il loro gradimento su tutti i piatti e i vini abbinati; in particolare il RISOTTO ALLE RANE e lo Spumante Rosè “Rosa X Emy” hanno ottenuto un grandissimo apprezzamento.

3 aprile 2019 

Anniversario Fondazione U.E.G.

Ristorante “VIVO TASTE LAB” a Bologna

 

I Gourmets Bolognesi si sono ritrovati a cena per celebrare la ricorrenza del 3 aprile, data molto importante della nostra Associazione, perchè ricorre l’anniversario della nostra fondazione.
Il Ristorante scelto per l’occasione è stato il ViVo Taste Lab dello Chef Vincenzo Vottero (Presidente dei Ristoratori  Bolognesi) che è sempre stato molto apprezzato dai Soci durante altre conviviali ed anche molto vicino alla nostra Associazione sin dall’apertura del suo Ristorante nel 2013 nella sede di via del Traghetto.
Si è avuta  così un ottima occasione, oltre che per apprezzare alcuni piatti del suo nuovo menù, anche per conoscere la nuova bellissima sede cittadina dell’amico Vincenzo.
Il menù degustato dai numerosi Soci, famigliari ed amici è stato abbinato con i vini della Cantine Erste+Neue e Cantina di Caldaro.
Gli intervenuti a fine cena hanno manifestato il loro gradimento su tutti i piatti e i numerosi vini abbinati; in particolare L’ORTO DI ROMA, il VIC 1990 e NICOLA per quanto riguarda i piatti, mentre per i vini grande entusiasmo per il Caldaro Spumante, il Pinot Bianco, il Pinot Nero e il Lagrein.

 

21 febbraio 2019

Serata sull’Olio di Oliva Extra Vergine

 

Per il mese di febbraio è stato organizzato un incontro sull’Olio Extra Vergine d’Oliva, questo meraviglioso prodotto della nostra terra di cui troppo si parla, purtroppo, anche per i noti problemi di coltivazione.
La serata è stata guidata dall’ormai amico ingegner Giovanni Palmieri Tecnico ed Esperto in Oli e ha avuto il seguente tema:
“Come riconoscere la qualità dell’Olio Extra Vergine d’Oliva – analisi sensoriale e guida all’assaggio e confronto con altri oli e grassi per uso alimentare”.
Il gruppo dei Gourmets Bolognesi dopo aver ascoltato con grande interesse la spiegazione iniziale del relatore sulla classificazione degli Oli, si è cimentato in una degustazione/valutazione guidata di alcuni Oli Extra Vergine anche portati dai partecipanti stessi.
La serata è stata gradevole, oltre che per aver appreso l’esatto modo di valutare l’Olio (cosa che ci servirà sicuramente per i nostri acquisti futuri), anche per l’atteggiamento goliardico che ha accompagnato la degustazione.
E’ stato manifestato il desiderio di proseguire con altre serate per affrontare altri temi legati all’Olio.

 

31 gennaio 2019

Ristorante LA TERRAZZA – Bologna

Il tortellino nei secoli

 

Per cominciare questo nuovo anno “Gourmet”, per dare seguito ad alcune richieste pervenutemi e considerando anche che nel frattempo molti nuovi amici sono entrati a far parte della nostra famiglia, ho pensato di riproporre un tema già oggetto di una conviviale del 2011 che riscosse un buon gradimento (“il tortellino nei secoli”).
La prima parte della serata è stata dedicata alla storia del nostro piatto tradizionale più famoso ed amato. Quando è nato? che gusto aveva? con quali ingredienti veniva preparato nel corso dei secoli?
Visti gli studi effettuati da alcuni anni sull’argomento dal titolare del Ristorante La Terrazza Tiziano Zirondelli, la figlia Cora ha risposto a tutte queste domande intrattenendoci con una piccola conversazione che ha  accompagnato la degustazione di quattro antiche ricette dal 1300 ai giorni nostri (del 1300, 1500, 1800 e 1900).
Degno di nota infine il dessert “semifreddo all’arancia” ideato dalla famosa Chef Anna Gennari (prima donna in Italia ad essere insignita della prestigiosa onoreficienza del “Cordon Bleu” francese).
La serata ha avuto successo in quanto non solo momento di aggregazione ludica, ma anche momento di approfondimento della conoscenza dei nostri prodotti più tipici, che peraltro è anche una finalità della nostra associazione. Era presente alla nostra conviviale anche il 1° Vice Presidente Nazionale Antonio Masella e Signora Rosa e alcuni Soci del Consolato del Veneto. Al termine della serata prima dei saluti finali a tutti gli intervenuti è stato presentato il nuovo Socio Aldo Berti entrato nella nostra famiglia Bolognese.
Queste sono le ricette e notizie sulle quatto tipologie degustate:

“Torteleti de enula con brodo” (1300)

Ricetta fedelmente riprodotta dal Libro di cucina del sec XIV
di Ludovico Frati tratto dal Codice Casanatense

“Se tu voy fare torteleti de enula con brodo, toy caponi o tuo’ de la carne del bo per xii persone, toy iij libre de lonza de porcho e toy tri cassi passi fini e toy tri onze de specie fine e dolze e forte mesedate e ben zalle e toy do derate d’ enulla e toy xx ova e toy la lonxa del porcho e mitila a lessare con essa la enola ben monda, e quando è ben cocta bati la lonza la enulla insieme e no metere tuta la enola. Toy lo caxo che tu ay e pestalo con la lonza e mitige le specie e l’ ova dentro tanto che baste e fa che non sapia tropo de enola e mena insieme ogni cossa e fay batuto e po fay i tortelli pizenini in fogli de pasta zalla. Questi tortelli volle essere ben zali e potenti de specie”.

Il fatto stesso che l’ignoto autore di questa ricetta trecentesca definisca la vivanda “tortelli pizenini”, tortelli piccini, confezionati con “fogli de pasta zalla”, fa veramente pensare ai tortellini o ai cappelletti (purtroppo non conosciamo la loro forma precisa). E’ vero comunque che la presenza dell’enula e delle spezie produce una certa perplessità nell’avvicinarli alla tradizionale minestra emiliana, anche se è vero che, attraverso i secoli, essa ha certamente perso per strada alcuni degli ingredienti originari della farcia per acquistarne altri come la mortadella, il prosciutto, il midollo (fino all’inizio dell’800 era un componente basilare del ripieno mentre oggi sono in pochi a usarlo) e – in certe ricette “spurie” – anche il petto di tacchino che, come si è già detto, è un animale da cortile giunto in Europa dopo la scoperta dell’America. Pressochè analoga alla precedente è anche la versione per preparare tortelletti d’ella in brodetto che è racchiusa in un altro testo culinario trecentesco, quello rappresentato dal codice 1071 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, pubblicato nel 1890 da Salomone Morpurgo per i tipi di Zanichelli col titolo LVII ricette d’un libro di cucina del buon secolo della lingua – Anche in questo caso la protagonista è l’enula (ella):

“Se vuoi fare tortelletti d’ella a brodetto di capponi o di carne di bue per XII persone, togli tre libre di bronca (lonza) di porco e tre casci passi, fini, e togli IIII oncie di spetie forti e dolce, fine mischiate e bene gialle, e togli due derrate d’ella, e con esso ella, ben monda; e quando è bene cotta la bronca del porco, battila molto, e batti per sè l’ella. E togli il cascio che tu ài, e pestalo bene con la bronca, e mettivi dentro delle spetie e l’uova tanto che bastino; e mettivi d’ella quantità che tu ne sapia poco: e di questo battuto fai tortelli piccolini con ispoglio di pasta gialla. Questi tortelli vogliono essere gialli e potenti di spetie; e dagli per iscodella con buona peverada e con cascio grattugiato.”

Sempre nello stesso codice della Riccardiana si trova un’altra ricetta per la preparazione di tortelletti a brodetto, anch’essi a base di lonza di maiale, uova, formaggio e spezie, ma con l’aggiunta di uva passa, prezzemolo, datteri, maggiorana (persa) e zafferano. Con questo ripieno ben amalgamato si imbottivano “tortelli piccoli” fatti con “ispoglio di pasta”, che però venivano fritti con strutto oppure cotti in brodetto di mandorle e poi serviti con una buona spruzzata di zucchero. Sia la prima versione che quella in guazzetto sono molto lontane dai nostri tortellini.

Un discorso analogo può farsi per i crispelli di carne o vero tortelli e ravioli, di cui ci offre due varianti lo stesso codice bolognese dell’Universitaria nel brano dato alla luce da Francesco Zambrini (si tratta del Libro della cucina del secolo XIV inserito nella “Scelta di curiosità letterarie inedite o rare” edita dalla Commissione per i testi di lingua che ebbe fra i suoi animatori anche il Carducci):

I – “Prendi ventresca di porco scorticata, lessala, e tritala forte col coltello. Togli erbe odorifere bona quantità e pestale forte nel mortaio, mettivi su del cascio fresco con esse et un poco di farina e distempera con albume d’uova, sì che sia duro. E preso del grasso del porco fresco in bona quantità, metti in la padella, si che bolla, e fàne crispelli; e cotti cavati e mettivi su del zuccaro.”

II – “Togli cascio fresco, trito forte, mettivi un poco di farina e distempera con albume d’ova, si che sia spesso; metti a cuocere con lardo, come detto è di sopra, e mettivi su zuccaro, come nell’altra.”

Nessuna di queste proposte, che ci giungono dal secolo XIV, possiede titoli decisivi per essere collocata alle radici dell’albero genealogico della classica specialità petroniana.

“Per far tortelletti con la polpa di cappone” (1500)

Pestinosi nel mortaro due polpe di due petti di capponi, che prima siano stati alessati con una libra di midolle di bove senza ossa, tre oncie di grasso di pollo e tre di zinna di vitella alessata. Quando ogni cosa sarà pestata, giungavisi una libra di cascio grasso, otto oncie di zucaro, una oncia di cannella, meza oncia di pepe, zafferano a bastanza, meza oncia tra garofani e noci moscate, quattro oncie di uva passa di Corinto ben netta, una brancata tra menta, maiorana e altre erbette odorifere, quattro rossi d’uove fresche e due con il chiaro. Fatta che sarà la detta compositione di modo che non sia troppo salata, habbiasi uno sfoglio di pasta alquanto sottile, fatto di fior di farina, acqua di rose, sale, butiro, zuccaro e acqua tiepida, e con esso sfoglio faccianosi i tortelletti piccoli e grandi tagliati con lo sperone o bussolo e faccianosi cuocere in buon brodo di pollo o d’altra carne grasso e servanosi con cascio, zuccaro e cannella sopra. In questo medesimo modo si potrebbe fare di polpe di galline d’India e pavoni arrosti nello spiedo e di faggiani e starne e di altri volatili usati, e ancho di lomboletti di vitella arrostiti nello spedo con grasso di rognone.

da: Opera di M. Bartolomeo Scappi cuoco secreto di Papa Pio V, Roma 1570

“Cappelletti alla bolognese” (1800)

Per ogni libra di forma gratata vi vogliono sei oncie di grasso di rognone di bue e due oncie di midolla e, se non si può avere la midolla, si sostituisce a questa due oncie di grasso di rognone come sopra, procurando di separar bene il detto grasso dalle pellicole e di pistarlo finissimo al mortaro. Poi si prende una noce moscata e anche questa si pesta finissima, della quale se ne serve per condimento. Per l’impasto vi vogliono almeno quattro uova, procurando di mescolare il tutto insieme colla medesima diligenza ed il pieno sarà terminato. Per questa dose o quantità vi vogliono due libre di fior di farina per la spoglia, che vuole essere morbida alquanto. vanno cotti in brodo sostanzioso all’uso degli altri cappelletti.

da: A. Bassani – G. Roversi, Eminenza il pranzo è servito: le ricette di Alberto Alvisi cuoco del Cardinal Chiaramonti Vescovo di Imola (1785-1800) Bologna, 1964

“Veri tortellini di Bologna” (1900)

Ingredienti:

Lombo di maiale, grammi 100
Prosciutto crudo, grammi 100
Vera mortadella di Bologna, grammi 100
Formaggio Parmigiano-Reggiano, grammi 150
Uovo di gallina N. 1
Odore di noce moscata

N.B. La dose di gr. 150 di formaggio Parmigiano-Reggiano è valida se il formaggio ha una stagionatura di almeno tre anni. Se il formaggio è meno stagionato può essere aumentata la dose.

Preparazione:
Deve essere molto accurata. Il lombo va tenuto in riposo per due giorni con sopra un battuto composto di sale, pepe, rosmarino ed aglio, quindi va cotto a fuoco lento, con un pò di burro e poi tolto dal tegame e ripulito del suo battuto.
Infine, possibilmente col battilardo, si trita molto finemente il lombo, il prosciutto e la mortadella e si impasta il tutto col parmigiano e le uova, aggiungendo l’odore della noce moscata.
L’impasto si deve mescolare a lungo fintanto che risulti bene amalgamato e si lasci riposare per almeno ventiquattrore, prima di riempire i tortellini.
Naturalmente la bontà del ripieno, dipende dalla qualità delle materie prime impiegate.
Per gustare un buon tortellino, è indispensabile disporre di un ottimo brodo che si opttiene mettendo nella pentola un cappone ruspante (non allevato con i mangimi) con aggiunta di quelle parti di carne di manzo notoriamente adatte per fare il brodo (punta di petto, doppione, falata, ecc,).
(Depositata il 7 dicembre 1974, con atto notarile, presso la Camera di Commercio Industriale, Artigianato e Agricoltura di Bologna dalla DOTTA CONFRATERNITA DEL TORTELLINO e dalla Delegazione di Bologna della ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA)

7 febbraio 2018

 Ristorante “LA PORTA” a Bologna

 

Come primo incontro del 2018 i Soci del Consolato di Bologna si sono riuniti in un locale di design certamente tra i più belli della città all’interno di una avveniristica struttura. In cucina uno Chef che cura in particolar modo la qualità della materia prima, il veneto Cristian Mometti, cultore fra l’altro della “vasocottura” a cui ha dedicato anche un libro. Il menù che ci ha proposto comprendeva infatti anche un paio di preparazioni con questo metodo di cottura.
L’accoglienza da parte del Maitre Fabrizio Trevisan e del suo staff è iniziata nel bellissimo salotto e ci ha fatto sentire da subito coccolati con un calice di ottimo Prosecco e alcune sfiziosità.
Passati poi nella raffinata e finalmente spaziosa (cosa rara per i Ristoranti di Bologna) sala da pranzo abbiamo cominciato a degustare le creazioni di Mometti che al termine della cena ci ha ampiamente descritte; molte domande gli sono state rivolte soprattutto sui metodi di cottura.
Dopo aver ringraziato lo Chef e tutto lo staff per la bella esperienza culinaria che ci hanno regalato e aver lasciato loro un ricordo della nostra Associazione, ho colto l’occasione per presentare la nuova Socia Anna Maria Piretti che da tempo frequenta insieme al marito Marco Nonni (già Socio del nostro Consolato) le nostre attività.

 

Ecco quindi il menù completo della serata:

MENU

Aperitivo di benvenuto

– Lecca lecca di Parmigiano
– Airbag di mozzarella
“Prosecco Superiore D.O.C.G.” Cantina Duca di Dolle – Veneto

Antipasti

– Il cardo con tartufo nero, Castelmagno e uovo 62° in vasocottura
“Moscato Giallo 2016” Cantina H.Lun – Alto Adige

Primo piatto

– I tortelli di polenta con radicchio rosso, baccalà alla vicentina e santoreggia
“Muller Thurgau 2016” Cantina Concilio – Trentino
– ll risotto di Jolanda di Savoia mantecato alla rapa rossa con blu di capra e guancetta glassata
“Marzemino 2015” Cantina Terre del Fohn – Trentino

Secondo piatto

– Il pescato del giorno leggermente affumicato   in vasocottura con patata americana al BBQ,
miyagavua e nocciole
“Pinot nero 2016” Cantina Terre del Fohn – Trentino

Dessert

– Passion fruit
“Moscato Fiori d’arancio” Cantina La Montecchia – Veneto

4 marzo 2017  

Ristorante “SAN DOMENICO” di Imola

CONVIVIALE STELLATA

 

Più che di ristorante, si dovrebbe parlare di “MITO” considerando la notorietà a livello mondiale di questo luogo conviviale, nel quale si sono ritrovati i Gourmets bolognesi per l’incontro di primavera.
Non sapendo, per eccesso di possibilità, quale priorità dare nel descrivere la giornata, iniziamo dalla cantina, che è un insieme di locali per 500 mq di superficie, tutti agibili e collegati tra di loro, dove la degustazione dei vini da meditazione di cui si abbonda sugli scaffali e sui tableau (circa 2.000 etichette), viene fatta a lume di candela (vere, quelle di cera!).
Qui abbiamo iniziato il viaggio gastronomico con spizzichi caldi e freddi ed un ottimo Francia Corta Cuvée 7, molto apprezzato.
Risaliti a rivedere le stelle, ci siamo accomodati nella sala più grande in quattro bei tavoli tondi con splendide apparecchiature; una caratteristica del locale è mantenere ambienti di media grandezza tutti deliziosamente arredati: sui soffitti sono state applicate delle tappezzerie WILLIAM MORRIS* di ottima fattura; le lampade sui tavoli richiamano i disegni dei soffitti; le tinteggiature calde dei muri e gli arredi di classe creano l’atmosfera ideale per il piacere di stare a tavola. Legumiere ottocentesche di argento finemente lavorate, sculture modernissime come soprammobili e – pezzo raro – lo spremi ossa, completano gli ambienti.
Il menu scelto dal nostro Console con piatti della tradizione e innovativi è stato molto apprezzato sia per la bontà dei piatti che per la presentazione: piccoli capolavori di sapienza, di amore, e di materie prime eccellenti: ricordo solo il piatto forte del ristorante “Uovo in raviolo San Domenico” che avrebbe fatto peccare di gola anche il vero Santo Domingo!.
Altra sorpresa molto gradevole, la sella di maialino di “mora romagnola” accompagnata da una verza eccezionale – omaggio dovuto alla razza di mora recuperata dal pericolo di estinzione solo da circa 10 anni. Ottimi i vini di abbinamento tutti del territorio.
L’occasione è stata anche quella di presentare le 4 nuove Socie Gisella Gelsomini, Maria Luisa Tugnoli, Maura Pasini, Marisa Piazza e il nuovo Vice-Console Signora Anna Federici e fare una foto come riportata nella galleria fotografica allegata dell’intero Consiglio del Consolato di Bologna-Modena-Ferrara.
Da sinistra: Tesoriere Raffaella Cinelli, Consigliere Luigi Biagetti, Addetto stampa Ada Grandi, Segretario Maurizio Colamosca, Vice-Console Anna Federici, Console Ernesto Amaducci, Consigliere Anna Bonaiuti.
Come sempre un grazie agli organizzatori ed a tutti gli amici che fedelmente li seguono certi di un felice esito di ogni incontro.
Ada Grandi

* WILLIAM MORRIS – Londra 1834-1896 –  Artista, Poeta e Scrittore.  Inizia la produzione di carte e stoffe da parati nel 1874, con tecniche antiche e colori naturali, lavorando per la corte inglese e nei palazzi storici della nobiltà

Breve storia del Ristorante:
Il 7 marzo 1970 Gianluigi Morini aprì a Imola il Ristorante San Domenico, introducendo, per la prima volta nella ristorazione italiana, quella idea di “cucina di casa” che lo aveva da sempre affascinato durante lunghi anni di ricerche e di letture. Fino a quel momento questo tipo di cucina era stato patrimonio di pochissime grandi famiglie italiane nelle quali solo un cuoco professionista aveva la responsabilità delle cucine. A distanza di tempo quel progetto continua: Massimiliano Mascia ne rappresenta la terza generazione. Da anni affianca lo zio, lo chef Valentino Marcattilii, nell’organizzazione e nella gestione della cucina, così come per ben sette anni, all’apertura del Ristorante, Valentino aveva fatto a fianco di Nino Bergese “cuoco dei Re”, consigliato a Morini da Luigi Veronelli. Oggi Massimiliano garantisce la continuità dello stile “San Domenico”, una perfetta filosofia fatta di rigoroso impegno a innovare e ad esaltare la tradizione gastronomica italiana nel segno, sempre, della massima eleganza e del fornire all’ospite la rara emozione di sperimentare il fascino colto, raffinato e borghese dello stare a tavola.

Ecco il menù completo:

MENU

Aperitivo in cantina

…..con bollicine Franciacorta Cuvée 7 Cantina Sparviere (Monticelli Brusati – BS)

Antipasti

– Code di mazzancolle in crosta di corn flakes spinaci al sesamo e mousseline al coriandolo
– Filetto di salmone al vapore riduzione di scalogno e vino bianco all’erba cipollina

Primo piatto

– Uovo in raviolo “San Domenico” con burro di malga, parmigiano dolce e tartufi di stagione

Secondo piatto

– Sella di maialino di “mora romagnola”, con verze brasate al rosmarino

Dessert

– La piccola pasticceria San Domenico
– Mousse lamponi e pistacchio con gelato al fior di latte e fava tonka

Vini in abbinamento

Albana Gioja 2015 – Cantina Giovannini (Imola – BO)
Sangiovese Riserva Quartosole 2013 – Tenuta Casali (Mercato Saraceno – FC)
Albana Passita Soprano 2012 – Tenuta Uccellina (Russi – RA)

1 FEBBRAIO 2017

ANTICA TRATTORIA DEL RENO – Bologna

I colori in cucina – la salute a tavola

 

Primo incontro dell’anno per i gourmet del consolato di Bologna con un gradito ritorno all’ Antica Trattoria del Reno. Molto numerosi i soci che – con parenti ed amici – hanno partecipato a questa cena di altissimo livello e “colorati” impiattamenti.
Il tema della serata era infatti: “I colori in cucina – la salute a tavola” dove il susseguirsi delle portate è stato accompagnato da una esaustiva presentazione di un biologo nutrizionista.
Il Dott. Emanuele Rondina – palesemente innamorato del suo lavoro – non si è risparmiato nell’esporre pregi e difetti dei cibi indicando anche una giusta via nutrizionale dove almeno 5 colori al giorno (di verdura, frutta e semplici sughi per la pasta) dovrebbero essere sempre in tavola.
La cucina del ristorante ha dato il meglio nel susseguirsi di preparazioni insolite, dove il dosaggio esatto dei vari elementi crea il successo della portata; ed anche il servizio a tavola è stato puntuale e sollecito senza inutili attese.
Il gruppo dei gourmet è così ben pilotato ed affiatato che, il piacere dello stare insieme e di raccontarsi un po’ agli altri, ci ha fatto diventare AMICI e credo che questo sia il risultato più importante che un Console possa ottenere!
Tanto è piaciuto l’argomento che i Soci hanno chiesto un approfondimento, quindi sono state organizzate due serate a tema. Tutto il materiale è stato caricato sul sito dell’Associazione nella sezione “Gocce di Sapere”.

15 aprile 2016

OSTERIA LA FEFA – Finale Emilia (MO)

Serata di cucina Kasher

 

Lo spunto per la serata che ho organizzato mi è stato dato dalla titolare del Ristorante durante la conviviale di due anni fa; in questa zona nel 1541 vi si stabilì un’importante Comunità Ebraica e quindi le ricette della loro tradizione hanno convissuto in questo territorio con quelle emiliane.
Quindi mi sembra giusto che i nostri “studi gastronomici” questa volta siano rivolti alla cucina Kasher che la Chef Giovanna Guidetti nel tempo ha approfondito. Infatti ci proporrà un menù dall’antipasto al dolce (vini compresi) preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche.

La cucina della storia dell’ebraismo è di fondamentale importanza perchè rappresenta l’impegno delle donne ebree a mantenere vive le tradizioni di generazione in generazione.
Alcuni pensano che le regole della Kasherut che si trovano nei libri della Torah siano state dettate da motivi igienici; infatti nei secoli precedenti l’Era Volgare in paesi ove le temperature erano molto elevate la conservazione di alcuni alimenti presentava delle difficoltà.
Quali che siano le motivazioni di queste regole, sicuramente esse hanno mantenuto unito il popolo ebraico.
Anche perchè la tavola è considerata come un altare; radunandosi intorno ad essa gli ebrei ringraziano il Signore non solo per il cibo, ma chiedono la benedizione per la casa e la famiglia “apri la tua mano e sazia con benevolenza ogni mortale” (salmo 145).
Ogni festa ha le sue ricette tradizionali tramandate dalle madri alle figlie, ricette portate dai vari paesi di origine, ma sono comuni a tutte le ricorrenze la benedizione sul vino, per santificare la festa e ricordare la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù d’Egitto e quella sul pane per ringraziare il Signore che fa crescere i prodotti della terra.

Sandra Eckert – Presidente della Comunità Ebraica di Modena e Reggio Emilia

La cucina tradizionale ebraica è costituita da un insieme di regole, da limitazioni e da divieti che portano il nome di Kasherut. Un cibo è Kasher (che significa valido, adatto, buono) quando è stato preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche.
La Torah, il principale testo religioso, classifica gli animali in vari gruppi e distingue, nell’ambito di ogni gruppo, le specie permesse e quelle proibite:

–        quadrupedi: quelli commestibili sono i ruminanti dotati dello zoccolo diviso in due parti          (unghia fessa). Sono ammessi il bue, il bufalo, il bisonte, la capra, gli ovini; sono esclusi i cammelli, i dromedari, i lama e i non ruminanti come i suini e i cinghiali ed altri quadrupedi          (equini, conigli, lepri).

–        volatili: sono permessi i volatili purchè non siano animali notturni e rapaci.

–        animali acquatici: sono permessi solo i pesci che hanno pinne e squame. Sono quindi vietati i molluschi, i crostacei e i mammiferi marini.

–        insetti ed invertebrati: sono proibiti tutti gli insetti e gli animali invertebrati compresi le       rane, i serpenti e le anguille.

Gli animali permessi per poter essere mangiati devono essere uccisi secondo la Shechitah, la macellazione rituale (il macellatore rituale è il Schochet). Questa deve essere compiuta da un esperto, che recida con una lama affilatissima l’esofago e la trachea dell’animale (e di conseguenza anche le vene giugulari e le arterie carotidee, provocando l’immediata cessazione dell’afflusso di sangue al sistema nervoso centrale) in modo da ottenere una rapidissima morte senza sofferenza ed un rapido e totale dissanguamento.

Vieta il consumo del sangue perchè apportatore e rigeneratore di vita.
Vieta il consumo di alcune parti grasse e di cibarsi del nervo sciatico.
Vieta il consumo di carne prelevata da animali vivi.
Vieta di mangiare un animale, anche se permesso e ritualmente macellato, se ha presentato in vita malattie o difetti fisici.
Vieta il consumo di sostanze che possano mettere in pericolo la salute e la vita, sulla base del principio di conservazione della specie.
Vieta il consumo del latte e dei suoi derivati se uniti alla carne nella preparazione degli alimenti e nello stesso pasto. Dio infatti disse: “non far cuocere il capretto nel latte di sua madre”. Dopo i pasti a base di carne, bisogna aspettare un pò di ore prima di mangiare latticini. La separazione tra carne e latte si applica anche agli utensili usati per la preparazione e il consumo…..lavastoviglie compresa.

 Giovanna Guidetti (dal libro A tavola con Duchi e Duchesse)

 

Cos’è il vino kasher
Il vino kasher è un vino che è “idoneo/adatto” ad essere consumato da persone di religione ebraica poiché ottenuto rispettando precisi precetti indicati dalla Torah. Anche l’aceto, il brandy e la grappa devono essere ottenuti secondo le regole di produzione e consumo alimentari ebraiche (kashrut). Il vino è un elemento fondamentale della religione ebraica poiché viene utilizzato ritualmente durante i pasti dello Shabbat (il sabato di riposo e preghiera), Pesach, Pasqua Ebraica, durante la quale si consumano 4 calici di vino e Purim, una celebrazione allegra dove ci si traveste e gli adulti bevono vino fino ad ubriacarsi, mentre normalmente è prescritta la moderazione. Il vino consumato, però, deve essere kasher e possedere la relativa certificazione. Esistono differenti certificazioni, accomunate da alcune regole di base. La certificazione più severa è rilasciata dalla Ortodox Union, OU (Unione delle Congregazioni ebraiche ortodosse d’America), che solo dieci rabbini al mondo possono rilasciare e che è la più apprezzata dal mercato statunitense.

Tre tipi di vino kasher
Le certificazioni possono riguardare tre tipi di vino kasher
vino solo kasher, da poter bere quotidianamente tranne che durante lo Shabbat;
vino kasher per Pesach: poiché a Pesach è assolutamente proibito consumare lieviti dei farinacei, il vino per Pesach deve essere prodotto scongiurando la possibilità che in esso vi siano tracce di pane o pasta;
vino yayin mevushal, ossia pastorizzato, che può essere servito a tavola anche da non ebrei (gentili) e molto apprezzato dai più ortodossi.

Regole per la certificazione del vino kasher:
In generale le regole attengono a due aspetti: la produzione e l’ingredientistica. Gli ingredienti e la strumentazione utilizzati debbono essere sempre kasher ed il personale che lavora deve essere ebreo osservante. Un rappresentante del rabbino che rilascerà la certificazione kasher del vino effettua, durante tutto il processo produttivo, frequenti controlli senza preavviso per accertarsi che si stiano rispettando tutte le prescrizioni. La certificazione ha una scadenza e può essere ritirata quando si ritiene che si sia agito in non modo non appropriato.

Vediamo adesso più in dettaglio le regole di base della produzione del vino kasher:

1) Secondo la regola dell’orla, l’uva deve provenire da una vite con almeno quattro anni di età. I grappoli prodotti nei tre anni precedenti vengono distrutti prima della fioritura.

2) Tutto il personale che contribuisce alla lavorazione dei grappoli dal momento in cui arrivano in cantina deve essere ebreo osservante e lavorare seguendo le indicazioni del tecnico di cantina. Nelle cantine solo il personale ebreo osservante può entrare in contatto con il vino.

2) Strumenti ed impianti per il raccolto, lo stoccaggio e le vinificazione debbono essere kasher e puliti, anche con acqua bollente. Le parti in gomma della strumentazione debbono essere nuove.

4) Qualunque sostanza necessaria alla produzione di vino, come il lievito, deve essere kasher. E’ permesso immettere: anidride solforosa, zuccheri in forma di mosto concentrato e certificato kasher, saccaromiceti certificati kasher e bentonite.

  • L’anidride solforosa è un gas naturale utilizzato come antimicrobico, antiossidante e antienzimatico che inattiva la proliferazione di muffe e batteri in cibi e bevande, preservandone colore e aroma. Nel processi di vinificazione, l’anidride solforosa impedisce la fermentazione dei lieviti presenti sulla buccia degli acini, che darebbe aromi sgradevoli al vino prodotto. Per ottenere il vino, infatti, sono necessari i lieviti, ma non quelli della buccia degli acini bensì altri selezionati ed in grado di dare al vino l’aroma desiderato.
  • Il mosto concentrato, invece, serve ad aumentare la quantità di zucchero quando quello delle uve utilizzate è considerato insufficiente; l’aggiunta di mosto concentrato permette di aumentare il grado alcolico del vino prodotto.
  • I saccaromiceti sono semplicemente lieviti naturali che provocano la fermentazione alcolica del vino, mentre la bentonite è un minerale a base di argilla che serve a chiarificare il vino, ossia a renderlo limpido poiché, alla sua nascita, esso è per natura torbido.

5) Il vino kasher non deve essere stato prodotto né toccato da non-ebrei (gentili) ma nel caso in cui venga bollito si dice yayin mevushal e resta kasher anche se viene toccato da un gentile. La pastorizzazione avviene portando il vino a 89° gradi e poi immediatamente a 4°, in modo da non compromettere profumo e aroma. Se invece un rabbino presiede le operazioni in cantina, il vino può anche non essere pastorizzato, ma deve essere servito in tavola da personale ebreo.

6) Sull’etichetta delle bottiglie di vino ottenute, è indicato il nome del rabbino che ha presieduto ai controlli.

Per rispettare l’offerta da pagare al Tempio di Gerusalemme, al termine della produzione, un massimo dell’1% del vino viene versato lontano dalle botti dove è diventato tale. Le bucce e gli acini verranno poi utilizzate per distillare preziose grappe tramite impianti precedentemente kasherizzati. Si noti come la produzione di vino kasher sia abbastanza onerosa e impegnativa, sia per l’impiego di manodopera e supervisori ebrei, sia per la necessaria kasherizzazione di tutti gli strumenti utilizzati. La lunghezza e onerosità del processo produttivo, determina un maggior costo del vino kasher rispetto al suo corrispettivo non kasher.