VENETO – BASSANO DEL GRAPPA

STOCKFISH HERITAGE

“La tradizione dello stoccafisso nella cultura e nella gastronomia italiana”

 

Lo scorso anno il Consolato del Veneto ha  partecipato a “StockBridge 2024″, manifestazione che si è conclusa il 20 maggio, promuovendo la candidatura dello stoccafisso a patrimonio immateriale UNESCO.
Organizzato dall’International Stockfish Society, l’evento ha incluso vari rappresentanti internazionali e ha celebrato la storia del patrizio veneziano Pietro Querini e il suo incontro con lo stoccafisso nelle isole Lofoten.
La “Via Querinissima” era già stata lanciata a Venezia, con vari patrocini; tuttavia, l’iniziativa ha trascurato altri contributi storici importanti, come quelli delle popolazioni Sami e delle città coinvolte nel commercio dello stoccafisso.
La vera valorizzazione e inclusività sono state raggiunte a Bassano del Grappa, evidenziando la complessa storia e l’importanza del commercio del baccalà in Italia.
L’evento è stato particolarmente significativo per il Consolato del Veneto, che ha partecipato riconoscendo l’importanza culturale dell’iniziativa ed ha sottolineato la rilevanza gastronomica e storica dello stoccafisso, rinforzandone la candidatura a patrimonio UNESCO.
Attività  che è poi proseguita con altri incontri e con lettere di sostegno all’iniziativa al “Comitato intergovernamentale per la salvaguardia dello stoccafisso e le tradizioni culturali e culinarie con le relative pratiche sociali.”
Siamo felici di comunicare oggi l’avvenuta iscrizione nel registro INPAI -Inventario Nazionale del Patrimonio Agroalimentare Italiano-, con decreto della Direzione Generale del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste dell’elemento denominato “La tradizione dello stoccafisso nella cultura e nella gastronomia italiana”.
Una tappa importante per ufficializzare sempre più il lavoro che la Rete transnazionale per il Patrimonio dello Stoccafisso sta conducendo in diverse parti d’Europa così come in Nigeria per rafforzare i rapporti diplomatici per la migliore proposta di dossier di candidatura a patrimonio immateriale da consegnare all’ UNESCO.
Un gruppo di lavoro speciale e solidale fatto di diversi partner tra Accademie, Confraternite, UEG Consolato del Veneto,  Pescatori, Produttori, Ammollatori, Politici, Imprenditori, Appassionati che a partire dalla prima edizione dell’International Meeting for Stockfish Heritage tenutosi a Cittanova nel 2024 e proseguito poi a Bassano del Grappa con la preziosa aggregazione del popolo Sami, si proietta sempre più coeso verso la prossima edizione dell’International Meeting in Norvegia che si terrà in Finmark dal prossimo 12 al 16 giugno 2025.
Per il Consolato del Veneto la prossima tappa sarà nuovamente a Bassano del Grappa il 7-8 giugno con gli incontri annuali di Stockbridge 2025 cui non mancheremo di partecipare.
Un progetto work in progress che mira a rafforzare il dialogo e per la crescita dei rapporti culturali, diplomatici e commerciali tra diversi Paesi uniti dalla tradizione millenaria intorno allo Stoccafisso tra il Nord dell’Europa il Centro del Mediterraneo e gli altri centri del mondo.
Ricordando che uno degli obiettivi della nostra Associazione, forse il più importante, è la conoscenza e la diffusione del nostro patrimonio alimentare e della tradizione gastronomica,  questo traguardo,  cui abbiamo contribuito pur in piccola parte, ci rende orgogliosi.

12 aprile 2025

Ristorante La Rosina 1917 – Marostica – (VI)

“Conviviale di Primavera: sprint di stagione con l’asparago”

 

I soci del Consolato del Veneto si sono ritrovati, in una cornice stupenda e con una giornata altrettanto fortunata,  per una conviviale che ha inteso celebrare la freschezza e l’eleganza di una eccellenza stagionale, l’asparago bianco di Bassano, in un menù studiato per esaltarne ogni sfumatura:

Benvenuto
Mattia Vezzola Rosé e delizie di asparagi

Antipasto
Tortino di primavera con asparagi su fonduta di malga

Primo piatto
Risotto con asparagi bianchi DOP  e capesante mantecato al Vespaiolo di Breganze

Secondo piatto
Asparagi e uova della tradizione bassanese

Dolce
Zuppetta di fragole con gelato all’acqua di cedro

Vini in degustazione:
Vespaiolo Maculan
Riesling Moser Maso Warth

 

Ad introdurre la giornata e gli ospiti il socio Giancarlo Favaretto che ha presentato il  Presidente del Consorzio dell’asparago di Bassano – Paolo Brotto – che ha intrattenuto con un interessantissimo discorso sull’asparago di Bassano e sulle attività del Consorzio a tutela di questo prodotto e dell’agrotecnico specializzato in orticoltura Federico Nadaletto, già apprezzato dai soci del Consolato del Veneto, che ci ha raccontato la storia dell’origine dell’asparago, mischiata tra verità e leggende, la sua diffusione, ed ha concluso con un  interessante excursus sulle varie tipologie di asparagi e sulla loro provenienza.
A fine giornata siamo stati raggiunti da Maurizia Marzolini e dall’amica Delia, della Cuisine Triveneto della World Fellowship of Rotarian Gourmets,  ottima occasione per confrontarci e condividere  visioni comuni di collaborazione.
Abbiamo iniziato la giornata con l’aperitivo di benvenuto in esterno ed un vino che racconta molto più di quello che si percepisce al primo sorso.
Il Metodo Classico Rosé Brut Mattia Vezzola non è solo una raffinata  espressione di  equilibrio e precisione. È un atto d’amore verso la Valtènesi,  terra discreta, ma sorprendentemente generosa.
Siamo sulla sponda bresciana del Lago di Garda, tra colline moreniche, brezze costanti e un microclima unico, dove la vite respira l’aria del lago e si nutre di una luce morbida ma generosa. È qui che Mattia Vezzola – nome che nel mondo delle bollicine italiane è ormai sinonimo di maestria – ha deciso di credere, già negli anni ’70, nel potenziale spumantistico di questo angolo della Lombardia.
Un Rosé che nasce da Pinot Nero e Chardonnay coltivati con meticolosa attenzione. La vendemmia avviene al momento giusto per preservare freschezza e tensione, e finezza aromatica. La pressatura è soffice, rispettosa dell’uva. Una parte del mosto fermenta in barrique di rovere bianco, scelta che regala profondità e struttura, mentre il resto matura in acciaio per conservare la parte più fragrante e agrumata del frutto.
Dopo la creazione della cuvée, la seconda fermentazione avviene in bottiglia, seguendo rigorosamente il Metodo Classico e con un lungo riposo sui lieviti. Il tempo qui non è  attesa: è parte della creazione. Serve a domare la materia, a rendere le bollicine più fini, la tessitura più cremosa, l’insieme più armonico.
Il risultato è  un vino che seduce con discrezione, elegante, mai lezioso, fresco e sapido senza essere tagliente.
Dietro questo calice c’è  la storia di Mattia Vezzola. Cresciuto tra i filari a fianco del padre Bruno, ha studiato enologia a Conegliano e si è  formato in Champagne, dove ha scoperto che il tempo, nei grandi spumanti, è tutto.  Da quell’esperienza è nata la sua passione per il Metodo Classico, che iniziò a sperimentare già nel 1973. Da allora, ha unito conoscenza tecnica, sensibilità per il territorio e spirito pionieristico, diventando un punto di riferimento nel mondo delle bollicine italiane.
Passati  all’interno del locale, i tavoli sono stati preparati in omaggio al mondo del ciclismo influenzati dalla vicinanza alla curva tra le più iconiche del Giro d’Italia: la curva della Rosina.
C’è  il tavolo “Battaglin”, ciclista originario di Marostica, il giro nel palmares, vincitore nel 1981;
il tavolo “Saronni”, rivale di Moser e campione del Giro nel 1979 e 1983;
il tavolo “Merckx”, il “cannibale” dominatore assoluto del giro e vincitore di una tappa clamorosa con arrivo ad Asiago nel 1968, passando proprio per la Rosina;
il tavolo “Moser” soprannominato lo “sceriffo” , il trentino più famoso del ciclismo, vincitore del giro nel 1984, stile potente, figura iconica, record dell’ora a Città del Messico nel 1984 con 51,151 km in un’ora, polverizzando il precedente record detenuto da Merckx: non ha cambiato solo un numero, ma tutto il modo di concepire la prestazione ciclistica.
E proprio per restare in tema tra sprint e gare, la Console ha voluto proporre una gara, un contest, un confronto tra un abbinamento classico ed uno meno convenzionale.
Ci sono abbinamenti che nascono da studi, ricerche, equilibri cercati con metodo. E poi ci sono quelli che nascono dal tempo, dalla terra, e dal buon senso della tradizione.
È il caso del Vespaiolo, vino bianco vivace ottenuto da uva Vespaiola, e degli asparagi bianchi di Bassano.
Il Vespaiolo, qui nella versione della Cantina Maculan, fresco e con un’acidità brillante, esalta la tendenza dolce dell’asparago, bilancia le sue note vegetali e lascia la bocca pulita, pronta al boccone successivo.
Un equilibrio consolidato.
Non è un caso che asparago e vespaiolo  siano pronti al consumo  nella stessa stagione e nella stessa terra, un  incontro che racconta  il valore di una cucina  fedele a sé stessa.
E  poi, l’abbinamento “non convenzionale”  con il Riesling renano di Francesco Moser, che  si è dedicato alla viticoltura e alla produzione di vino dopo il ritiro dalle competizioni ciclistiche per una ragione che affonda le radici nella sua storia personale e familiare.
Nato a Palù di Giovo, in Trentino, una zona tradizionalmente vocata alla viticoltura, ha sempre avuto una forte connessione con la terra: il padre e i fratelli coltivavano la vigna ben prima che Francesco diventasse una leggenda del ciclismo. Quindi, per lui, tornare alla terra dopo la carriera sportiva non è stato un cambio di vita improvviso, ma piuttosto un ritorno alle origini, a un’attività che conosceva e rispettava.
E anche grazie al suo desiderio di continuare a sfidarsi, di mettersi in gioco in un campo altrettanto competitivo.
Nella sua  Cantina, assieme al fratello e alla terza generazione, produce spumanti metodo classico e altri vini, con un’attenzione particolare alla qualità e all’identità del territorio.
In sintesi, la viticoltura per Moser è stata un proseguimento naturale del suo percorso: dalla fatica della bicicletta al lavoro nei filari, sempre con la stessa tenacia e voglia di eccellere.
Il Riesling Moser – Maso Warth – nasce su una delle colline più vocate del Trentino.
È  frutto di una visione lungimirante: fu tra i primi vigneti reimpiantati da Francesco Moser nel 1990 a Maso Warth, oggi cuore pulsante dell’azienda. Collocato a 400 metri di altitudine su un versante nord, il vigneto gode di condizioni ideali per esaltare la finezza e la longevità del Riesling Renano, vitigno originario della Mosella.
Il terreno calcareo-dolomitico conferisce al vino una spiccata mineralità, mentre il clima fresco e asciutto garantisce una maturazione lenta e regolare, perfetta per preservare acidità e profumi.
La vinificazione avviene con raccolta manuale e fermentazione in acciaio, seguita da un affinamento sulle fecce fini diviso tra vasche inox e botti di rovere da 25 hl, per circa 8 mesi. L’ulteriore affinamento in bottiglia, di almeno un anno, consente al vino di esprimere appieno la sua identità.
Il risultato è un bianco elegante, dalla grande freschezza e longevità.
Un piacevole incontro da avvicinare  con grazia  lasciando ai soci  il verdetto finale.
Due vini, due visioni.
In abbinamento con la  stessa materia prima.
E allora: avrà vinto  la forza della tradizione o il fascino della novità?

25 gennaio 2025

Conviviale “Rosso di Treviso e calici marchigiani: un abbraccio di gusto”

 

Un brindisi rosato ha dato il via al nostro primo incontro dell’anno sociale, suggellando l’unione tra due terre, il Veneto e le Marche, attraverso il linguaggio del vino. Tradizione e innovazione si sono fuse in un calice, aprendo la strada a un viaggio sensoriale tra storia, sapori e passione.
Il Ristorante Alla Crosarona di Scorzè (VE) ha accolto i commensali con eleganza, trasformando la sala in una mappa del gusto. I tavoli portavano il nome di luoghi simbolici delle due regioni, evocando immagini e suggestioni:
LAGUNA – L’incontro perfetto tra terra e acqua, simbolo di equilibrio e armonia.
ADRIATICO – L’orizzonte senza fine del mare marchigiano, intriso di salsedine e vento.
CONTRASTI – Il gioco di opposti che seduce: l’amaro raffinato del radicchio di Treviso che si intreccia con le dolcezze inattese dei vini marchigiani.
COLLINE – Veneto e Marche unite dalla lentezza della terra, dove il tempo si ferma tra filari e campi dorati.
FORZA – Quella necessaria per coltivare la terra, per trasformare fatica e dedizione in eccellenza.
PASSIONE – Il filo rosso che lega il radicchio trevigiano ai calici marchigiani, in un incontro di carattere e autenticità.

La Console ha aperto la giornata con un sentito ringraziamento ai Confrères, ai numerosi giovani e agli amici presenti, riservando un saluto speciale alla Congrega dei Radici e Fasioi, rappresentata dal Gran Maestro Enrico Miozzo, e ai tanti ospiti: Maurizio Mazzarella (delegato nazionale ONAF), Giuliano e Mirella Lunardon (un gradito ritorno) e al Console Nazionale Valentino Trentin, sempre al fianco del Consolato del Veneto. A seguire, la presentazione degli ospiti d’onore: per il Consorzio Vignaioli delle Marche, la Direttrice Ilaria Ippoliti, Caterina Chiacchiarini, figlia d’arte della Cantina Sartarelli e il produttore Federico Pesaresi della Cantina Varà Pesaresi. Ognuno ha raccontato il proprio vino, svelandone anima e segreti. Accanto a loro, Federico Nadaletto, esperto di radicchio e asparagi, introdotto dal socio Giancarlo Favaretto. Il primo calice dell’anno: un rosé che incanta
Per aprire l’anno conviviale, la scelta non poteva che ricadere su un Rosé. Lo Spumante “Aurora di Mezzanotte” IGT Extra Brut della Cantina Mezzanotte, ottenuto da Lacrima di Morro d’Alba con Metodo Charmat, ha incantato i presenti con profumi di rosa, lampone e fragoline di bosco. Un calice fresco e fragrante, perfetto con gli amuse-bouche a tema radicchio: fritto croccante, su bruschette con Asiago e nei delicati vol-au-vent.
La Direttrice del Consorzio ha raccontato il perché di questa scelta innovativa: spumantizzare il Lacrima di Morro d’Alba, un vitigno marchigiano dal carattere deciso, per offrirgli una nuova veste senza snaturarne l’identità. Il risultato? Un rosé sorprendente, che gioca con la freschezza e l’intensità aromatica.

Eleganza e attesa: il Metodo Classico Broccanera
A seguire, un vino che è tempo liquido: il Metodo Classico Broccanera Extra Brut Dosaggio Zero, Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC. Sei anni di pazienza – dalla vendemmia manuale del 2018 alla sboccatura del 2024 – per ottenere un vino che è essenza di dedizione e savoir-faire. Nel bicchiere, il perlage fine e persistente si accompagna a note di crosta di pane, erbe aromatiche e mandorla tostata. In abbinamento, piatti che esaltano la territorialità: carpaccio di manzo con stracciatella e radicchio al balsamico, e un tortino di radicchio con guanciale croccante e fonduta di Morlacco.

Vino e memoria: la storia del Balciana
A volte, un vino è molto più di un’etichetta. È il racconto di una famiglia, di una scelta di vita. È il caso del Balciana, il gioiello della Cantina Sartarelli, nato dal coraggio del nonno di Caterina Chiacchiarini, che abbandonò un lavoro sicuro per inseguire il sogno della viticoltura e l’amore della sua vita. Prodotto solo nelle annate d’eccellenza, il Balciana è un Verdicchio dai riflessi dorati, in cui miele, fiori bianchi, fieno e frutta matura si intrecciano in un bouquet avvolgente. La struttura è importante, ma la freschezza lo rende vibrante, il finale lungo e minerale richiama la brezza marina della sua terra. L’abbinamento? Un piatto di risotto con le secoe, perfetta sintesi tra Veneto e Marche, dove il radicchio tardivo di Treviso IGP si lega alla sapidità del Verdicchio in un equilibrio impeccabile.

La forza del Montepulciano: Erto Rosso Conero DOP
Dopo l’eleganza del Verdicchio, arriva la potenza del Montepulciano in purezza con Erto Rosso Conero DOP 2020, della Casa Vinicola Pesaresi. Un vino che non racconta solo il territorio marchigiano, ma lo incarna con la sua anima decisa. Nel bicchiere, un rosso profondo, quasi impenetrabile, che sprigiona note di mora, marasca, spezie, tabacco e cacao, con un finale lungo e vellutato. L’abbinamento con il filetto di maiale in crosta di erbette, patate al forno e radicchio grigliato ha esaltato la sua struttura, ma la sorpresa è arrivata nel confronto con il pesce azzurro, rivelandone la versatilità. Federico Pesaresi ha condiviso con entusiasmo la filosofia della sua azienda: vendemmia manuale, cura meticolosa della vite e un’attenzione quasi maniacale all’equilibrio tra terroir e tecnica. Ogni sorso di Erto è una dichiarazione d’amore per la terra.

L’oro liquido: Sartarelli Passito
A chiudere la sfilata, un vino che è dolcezza e attesa, il Sartarelli Passito (Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC). Nel calice, riflessi ambrati e profumi di frutta candita, miele, spezie e liquirizia. Il sorso è avvolgente, con una tensione che bilancia perfettamente la dolcezza. Accompagnato dalla biscotteria veneziana del Ristorante Alla Crosarona, ha regalato l’ultimo, indimenticabile abbraccio di gusto tra Veneto e Marche.

Durante la giornata, Federico Nadaletto, agrotecnico specializzato in orticoltura, ci ha guidati alla scoperta del radicchio, svelandone storia, caratteristiche e peculiarità.
Il radicchio rosso di Treviso, capostipite botanico di tutti i radicchi veneti, affonda le sue origini in Asia, ma la sua prima coltivazione documentata risale all’opera di Francesco Van den Borre, agronomo belga trasferitosi a nord di Venezia. Fu lui a introdurre la tecnica della forzatura o imbianchimento, trasformando questo ortaggio in un prodotto unico.
Da questa varietà originaria sono nate diverse tipologie oggi diffuse in Veneto: il radicchio precoce (o spadone), che non necessita di forzatura, il tondo di Chioggia, il rosso di Verona e il variegato di Castelfranco (o di Maserà). Ciascuno di questi ecotipi si è adattato nel tempo alle specifiche condizioni pedoclimatiche della regione, grazie alla selezione e alla cura dei contadini. Rustico per natura, il radicchio non richiede particolari cure colturali e raggiunge la sua massima espressione di sapore dopo le prime gelate invernali.
Il radicchio rosso di Treviso tardivo IGP, primo ortaggio in Europa a ottenere l’Indicazione Geografica Protetta nel 1996, è un’eccellenza che si distingue per un processo di lavorazione meticoloso. Dopo la raccolta, non è immediatamente pronto al consumo: deve affrontare la forzatura, che prevede l’immersione in acqua corrente di risorgiva per circa venti giorni. Grazie a una temperatura costante tra i 12 e i 14 gradi, la pianta riprende la crescita, sviluppando nuove radici e accumulando zuccheri, fino a rivelare il suo caratteristico cuore rosso e bianco.
Il Veneto è una terra naturalmente vocata a questa coltura, grazie alla ricchezza d’acqua offerta dai suoi tre grandi fiumi di risorgiva: il Sile, lo Zero e il Dese. Qui si coltivano circa 12.000 ettari di radicchio, con il rosso di Chioggia come varietà predominante. Il radicchio rosso di Treviso tardivo IGP, invece, occupa solo 1.500 ettari, poiché il suo processo di produzione è più lungo e complesso, richiedendo raccolta, forzatura, lavorazione e toelettatura, il tutto in pieno inverno.
Versatile in cucina, il radicchio si presta a molteplici interpretazioni: oltre a essere consumato crudo, è perfetto per contorni, sughi, risotti, piatti di pasta e persino dolci. Per chi desidera approfondire, il sito del Consorzio del Radicchio di Treviso IGP offre numerose ricette e spunti gastronomici.
Questa conviviale è stata un incontro che ha lasciato nel cuore – e nel palato – la voglia di continuare a scoprire.

Per una descrizione più dettagliata di vini e piatti si invita a visionare su Facebook:

1 Lacrima di Morro d’Alba  – Cantina Mezzanotte
2 Lacrima di Morro d’Alba  – Cantina Mezzanotte
Metodo Classico Broccanera Extra Brut Dosaggio Zero
Metodo Classico Broccanera Extra Brut Dosaggio Zero
Risotto con le Secoe – riferimenti storici
Balciana – Cantina Sartarelli
Erto Rosso Conero  Varà Pesaresi
Sartarelli Passito (Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC Passito)
Il Radicchio rosso di Treviso IGP

15 dicembre 2024

“Natale d’autore:

vini piemontesi per la tradizione veneta”

Ristorante Al Torcio – Chiampo (VI)

 

Il 15 dicembre scorso, Chiampo, nel cuore del Vicentino, ha ospitato la tradizionale conviviale degli auguri del Consolato Veneto dell’Union Européenne des Gourmets (UEG) presso il ristorante Al Torcio: un evento di festa autentica, un brindisi all’amicizia e alla gioia della condivisione.
Nella sala riservata ai soci e agli ospiti, i tavoli non erano semplici spazi di convivialità, ma racconti vivi della tradizione enologica piemontese, omaggiando figure che hanno scritto pagine indimenticabili della storia del vino:
Camillo Benso Conte di Cavour, pioniere dell’enologia moderna e fautore del Barolo;
Giulia Colbert Falletti di Barolo, la celebre Marchesa che ha elevato il Barolo a simbolo di nobiltà;
Domizio Cavazza, instancabile promotore del Barbaresco e fondatore della prima cantina sociale;
Luigi Einaudi, Presidente della Repubblica e produttore appassionato, esempio di legame tra politica e amore per il Dogliani;
Carlo Gancia, padre dello spumante italiano e artefice del Metodo Classico in Piemonte.

Il menù, un viaggio tra sapori e storie, ha intrecciato il gusto con il territorio. Si è aperto con una Crema di patate viola (Vitelotte) impreziosita da ristretto di broccolo fiolaro e croccante di lonzino al Torcolato. Poi i Cappellacci ripieni di alzavola con scaglie di tartufo nero della Lessinia, seguiti dall’alzavola all’arzignanese cotta allo spiedo e servita con pane nero e radicchio rosso. Infine, un raffinato sorbetto al cucchiaio con lamponi e peperoni, prima di concludere con il caffè e biscottini fatti in casa.
Ogni portata, costruita con cura e maestria, ha dato spazio ai prodotti locali, valorizzando le Denominazioni Comunali (DeCo). E grazie alla passione e competenza del socio Giancarlo Favaretto, “piemontese d’adozione,” la giornata ha accolto due ospiti di eccezione: Sergio Molino, enologo di chiara fama, e Andrea Oberto, produttore dell’omonima cantina.
I vini piemontesi hanno accompagnato l’evento con classe: l’Alta Langa Brut Nature della cantina Conterno, elegante Metodo Classico, ha introdotto i rossi di Oberto: il Barbera d’Alba Doc San Giuseppe, il Barolo Docg, e un sorprendente Barbaresco Morassino, una sorpresa fuori sacco, hanno arricchito l’esperienza sensoriale.
Al centro della scena, l’alzavola all’arzignanese, capolavoro del cuoco Agostino Dal Lago, Maitre Rôtisseurs, un maestro dell’arte culinaria che non si limita a cucinare, ma celebra un rito. Ogni gesto, dalla spennatura delle alzavole alla lunga cottura, si carica di cura e dedizione, trasformando ogni fase in un omaggio alla tradizione e all’arte.
La preparazione di questo piatto, tanto laboriosa quanto affascinante, richiede una precisione estrema e si articola in passaggi che seguono un ritmo quasi rituale:

Spennatura e frollatura: Le alzavole vengono spennate a mano, con movimenti attenti a non rovinare le loro delicate carni. Seguono cinque giorni di frollatura, un passaggio essenziale per esaltare morbidezza e sapori delle carni.
Preparazione interna: Dai piccoli corpi vengono estratti cuore, fegato e interiora, che lasciano spazio a un mix di aromi selezionati con cura, pronti a essere custoditi nella cavità.
Bardatura e spiedo: Le alzavole vengono avvolte in pancetta: un abbraccio protettivo che preserva la succosità delle carni. Successivamente, vengono infilzate sullo spiedo per una cottura lenta e uniforme di almeno cinque ore. Il calore lavora con pazienza, rilasciando aromi che si fondono e intensificano, rendendo la carne tenera e saporita.

Terminata questa prima fase, le alzavole vengono lasciate raffreddare.

La salsa: Nel frattempo, cuore, fegato e interiora vengono recuperati per diventare una salsa ricca e vellutata, frullata con un filo d’olio extravergine. Questa preparazione, delicatamente scaldata a bagnomaria per mantenerne l’integrità, si trasforma in un accompagnamento perfetto.
Ultima cottura: Infine, le alzavole tornano in forno, coperte, per un’ultima cottura lenta a 120°C, per un’ora, affinché i sapori si intensifichino ancora di più.
Il servizio: Il piatto è pronto per essere servito con la salsa versata sopra e accompagnato, come vuole la tradizione, da “polenta onta” cotta nella leccarda o da pane nero. E qui, la scarpetta non è solo consentita, ma quasi obbligatoria: un gesto semplice, che celebra il piacere puro di un capolavoro culinario.

Ma non è tutto: la storia dell’alzavola all’arzignanese riflette l’amore di Agostino per il suo lavoro. Ispirata da una gita al mare, questa creazione è il frutto di una ricerca meticolosa che intreccia conoscenze antiche e sensibilità moderna. Ogni dettaglio, dalla spennatura manuale alle lunghe ore di cottura, racconta la passione di un uomo che non cucina solo per nutrire, ma per emozionare. Trasforma ingredienti e tradizione in qualcosa di unico, tramandando storie attraverso il cibo e innovando senza mai tradire l’essenza del suo lavoro. Il mio ringraziamento va a Sergio Molino e Andrea Oberto per le loro preziose testimonianze, ad Agostino, maestro dei fornelli, e a Serenella, padrona di casa impeccabile. E un pensiero speciale a Giancarlo Favaretto, senza il quale questa serata non sarebbe stata possibile.
Concludo l’anno sociale con una riflessione: avere accanto soci competenti e appassionati è un dono raro. E in Serenella e Agostino ho trovato due amici preziosi, per me e per il nostro Consolato.

23 novembre 2024

4^ evento Gruppo Giovani

Cantina Ferragù – Sorcè di Sopra (VR)

Trattoria al Galo – Cologna ai Colli (VR)

 

L’accoglienza da Ferragù è unica, un’esperienza che nessun’altra cantina può offrire. La peculiarità? Carlo, il titolare. Carlo non è una persona di molte parole, osservandoci come ci studiasse si limita a dire il minimo indispensabile “Il lavoro è tutto nella selezione in vigneto” “Il vino base non esiste, perché l’uva rimane direttamente in campo” e poco altro.
Carlo poi ci porta a vedere la cantina e la barricaia, una grotta sotto la cantina probabilmente antica, di qualche secolo. Con la stessa semplicità con cui ci ha accolti ci raduna attorno ad un tavolo e iniziamo la degustazione. Lo spumante, il Ferrabut è completamente inaspettato. Nessuno penserebbe di entrare in Valpolicella e degustare un metodo classico della zona, per di più eccellente. Poi da lì la degustazione è tutta in salita, la qualità del vino aumenta con il Valpolicella superiore, L’Amarone fino ad arrivare al vino Passito. La qualità dei prodotti era indiscussa e nota anche prima della visita, diversamente, Carlo traspira un senso di genuinità che poco si vede nel mondo viticolo di oggi. Non racconta la sua azienda, la fa trasparire direttamente nel suo modo di fare. Nell’ambiente odierno, in cui la narrazione della propria storia sembra essere diventata più importante della qualità, Carlo mantiene la sua identità e si mostra per quello che è.
Concludo con una frase che Carlo dice quando gli viene chiesto di raccontare qualcosa “Ma cosa volete che vi racconti? Le favolette?”
La giornata si è conclusa con un pranzo presso la Trattoria al Galo (Cologna ai Colli, VR) dove, il neonato gruppo giovani si saluta per il 2024 ricordando tutti gli eventi a cui si aggiunge quello appena svolto:

– Enoteca Bar Breda a Bassano del Grappa (VI), Maggio – Primo incontro ufficiale del gruppo giovani sotto lo stemma di una delle poche Enoiteche rimaste

– Al bacaro a Mirano (VE), Giugno – Vivere il bacaro, conoscerne l’ambiente e la figura dell’oste

– Pat De Colmèl Colmello (TV) – Cosa vuol dire vino antico? Vivere l’esperienza delle vere varietà dimenticate

di Francesco Favaretto

25 Ottobre 2024

Conviviale “Essenze e aromi: in viaggio tra olio evo e formaggi,”

Secondo evento olio EVO

Ristorante Tiro a Segno di Mirano (VE)

 

Venerdì 25 ottobre u.s. il Consolato del Veneto ha dedicato una seconda serata al tema dell’anno scelto dalla Presidenza. Dopo il successo della Conviviale “OLIO-logy: dalla drupa al piatto,” del 1^ giugno presso il Frantoio di Valnogaredo a Cinto Euganeo (PD), incentrata sulla scoperta dell’oliva e delle tecniche di lavorazione per la produzione dell’olio extravergine di oliva, con “Essenze e aromi: in viaggio tra olio evo e formaggi,” presso il Ristorante Tiro a Segno di Mirano (VE), ci siamo concentrati maggiormente sulla degustazione e sugli aromi. Sono stati selezionati quattro prodotti dalla sommelier dell’olio, dott.ssa Stefania Mancin, che ci ha accompagnato con una degustazione professionale, arricchendo le nostre conoscenze e fornendoci gli strumenti necessari per scegliere un olio evo con maggiore cognizione di causa.

In degustazione:
– Il Nordico dell’Azienda Agricola Madonna delle Vittorie di Arco (Trento), un evo ottenuto da un blend particolarmente ricco di Casaliva, varietà autoctona tipica del lago di Garda, da cui si produce il Garda Dop, cultivar coltivata in Lombardia, Veneto e Trentino. Questo olio proviene da olive italiane selezionate e raccolte in anticipo per preservarne la qualità. Caratteristico nei profumi, si esprime con un fruttato leggero e sentori vegetali. Si presenta con un brillante giallo paglierino e leggeri riflessi verdi; offre una sensazione iniziale leggermente amara, seguita da note di piccante di media intensità.

– Santa Suia dell’Azienda Agricola Giorgio Sequi proviene dalla località Santa Suia a Monte Arci, Morgongiori (Sardegna), un evo derivante da monocultivar di semidana, ottenuto da olivi piantati in terreni ricchi di ossidiana. Presenta sentori freschi di foglia di pomodoro ed erbe officinali, con gradevoli note di amaro e piccante.

– Bio Orto Società Cooperativa Agricola di Posta Dei Colli – Apricena (FG) una delle realtà europee più importanti nel campo dell’agricoltura biologica. Proviene da monocultivar bio di Coratina ed è un olio di grandissima personalità, grazie ad una notevole carica polifenolica. Il fruttato è medio, con spiccate note di amaro e piccante e sentori prevalenti di erba verde, calendula, carciofo e cardo; la raccolta è tardiva, avvenendo tra novembre e dicembre.

– Costarelle, un blend toscano di moraiolo e frantoio, prodotto in una piccola azienda agricola situata nella Val d’Orcia, a Pienza, che prende il nome dallo storico podere che la ospita, nota non solo per la produzione di olio evo di qualità, ma anche per l’aglione. Presenta sentori caratteristici delle cultivar frantoio, con evidenti note di oliva, erba fresca e carciofo, arricchite da una nota pungente e vegetale; al gusto, si ritrovano sapori netti di oliva, carciofo, erba fresca e mandorla, insieme a un tocco piccante.

Con l’occasione il nostro socio dott. Maurizio Minuzzo, esperto forestale, ha presentato il tema della olive da mensa, cui  il nostro Consolato dedicherà un evento nel 2025, dove le olive di mensa saranno protagoniste in tavola. Un brindisi con le più tipiche bollicine venete, con un Prosecco sui lieviti dell’Azienda Agricola Primo Vettoretti, presentato dal giovane produttore della famiglia, Alberto Vettoretti ha dato inizio alla convivialità e alla presentazione dei prodotti più tipici della stagione con un risotto realizzato con cinque tipologie diverse di funghi, raccolti direttamente da Claudio, esperto micologo e titolare del locale, assieme alla moglie Maria Olga. Successivamente, si è passati alla degustazione di formaggi, con quattro varietà diverse: due erborinati e due stagionati, per comprendere a fondo le differenze di lavorazione e la resa, preceduta da una interessante spiegazione del delegato nazionale ONAF – Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi, dott. Maurizio Mazzarella, sull’erborinatura, una tecnica di lavorazione casearia che consente lo sviluppo di muffe nella pasta del formaggio, dando luogo a caratteristiche striature blu-verdi. I formaggi che subiscono questo processo vengono definiti erborinati o a pasta erborinata e talvolta, semplicemente, formaggi verdi o blu, dal francese fromage bleu e dall’inglese blue cheese, in riferimento alla colorazione delle venature. L’etimologia del termine deriva da “erborin,” che significa prezzemolo in dialetto milanese, poiché ricorda la presenza di foglioline di prezzemolo all’interno della pasta.
L’erborinatura è causata dalla formazione di miceli colorati di funghi del genere Penicillium (come Penicillium glaucum per il Gorgonzola o Penicillium roqueforti per il Roquefort e il Danish Blue), che si sviluppano durante la maturazione delle forme. In passato, il processo era affidato al caso, mentre oggi è rigorosamente controllato e ottenuto aggiungendo al latte, prima della cagliata, colture pure e selezionate di agenti specifici. Per l’erborinatura, nel nostro caso, il processo prevede di bucherellare le forme durante il periodo di stagionatura; la pasta del formaggio si presenta quindi compatta, burrosa e di colore giallo paglierino, effetto dovuto alle muffe blu-verdastre. Dopo un’erborinatura artificiale, la crosta tende a diventare ruvida, irregolare e con una tipica colorazione giallo-rossastra.
Il caratteristico gusto del formaggio erborinato tende a essere pungente e leggermente piccante. L’odore è influenzato sia dalla pasta, quindi dal tipo di lavorazione e di latte, sia dalla tipologia di batteri incoraggiati a crescere all’interno del formaggio. Il processo di erborinatura è stato scoperto accidentalmente grazie alle grotte umide, particolarmente favorevoli alla proliferazione di muffe, in cui i primi formaggi venivano lasciati maturare.

In degustazione:
“In Blu” IGOR Erborinato, formaggio a pasta cruda a denominazione d’origine protetta: con crosta rugosa di colore rosa più o meno intenso, non edibile; la pasta di colore bianco paglierino presenta tipiche venature azzurro-verdastre, risultando gradevole e stuzzicante dal gusto dolce, non molto pronunciato.

“Barbablù” Erborinato, del Caseificio di Ponte di Barbarano (VI), 1° classificato al concorso per la tipologia presso la XX ^ manifestazione internazionale Caseus di Piazzola sul Brenta (VI), che presenta caratteristiche simili, ma con un gusto piccante particolarmente pronunciato.

Un “Asiago” di nove mesi di stagionatura dello stesso caseificio è stato poi messo a confronto con un prodotto introvabile sul mercato: un “Malga” proveniente dalla malga Paludè di Sotto della Val di Rabbi, con quattro anni di stagionatura e una storia particolarmente curiosa. Si trattava infatti di una forma appartenente a una partita che, a causa del Covid, il malgaro è stato costretto ad abbandonare, dove il tempo, la natura e la bontà della materia prima hanno portato a una stagionatura e un aroma ineccepibili.

Inediti per il ns. Consolato gli abbinamenti scelti da Maria Olga, sommelier del locale. Con gli erborinati è stato servito uno Zibibbo Liquoroso dell’azienda Buffa, nata nel 1931 e situata nella parte più occidentale della Sicilia, azienda che si distingue per prodotti realizzati con uve autoctone del territorio marsalese; qui sentori varietali, dolcezza e alcolicità si mescolano in  un vino dolce, non stucchevole e di buona persistenza. Con gli stagionati è stata proposta una birra “100 Venti – Sir Alestrong di Borgomanero”, prodotta da un microbirrificio artigianale indipendente, non pastorizzata e non microfiltrata, con corpo robusto ma non eccessivo, un discreto tenore alcolico ed un amaro solo ad equilibrare.
I soci si sono congedati in attesa di ritrovarsi a Bologna al Convegno e con la promessa di  chiudere il tema sulle cultivar con una conviviale dedicata alle olive da mensa in cucina.

 

5 ottobre 2024

TARGA UNION EUROPEENNE DES GOURMETS

20ª edizione di Caseus Italy

6^ CONCORSO FORMAGGI DI FATTORIA

 

Dietro ogni successo c’è una storia di sacrificio e dedizione, e la Società Agricola Prestello delle sorelle Bettoni ne è un chiaro esempio.
Situata tra le montagne della Val Grigna, nel borgo di Prestine in Val Camonica, questa azienda agricola affronta quotidianamente le sfide di un’attività che richiede costante impegno. Operare in una zona così isolata non è semplice, ma la passione per l’allevamento delle capre bionde dell’Adamello e delle vacche di razza bruna spinge le sorelle Bettoni a non mollare. Ogni giorno è un atto d’amore verso la terra e gli animali, un investimento di tempo e risorse, spesso senza certezze, ma sempre con la volontà di preservare la tradizione montana.
Alla 20ª edizione di Caseus Italy, evento organizzato dalla Regione Veneto per celebrare il formaggio in ogni sua forma, la SOCIETA’ AGRICOLA PRESTELLO delle Sorelle Bettoni è stata premiata per il suo instancabile impegno nella valorizzazione dei prodotti tradizionali di montagna.
Per il terzo anno consecutivo, l’Union Europèenne des Gourmets – UEG Consolato del Veneto ha voluto riconoscere l’importanza dei piccoli produttori, assegnando questo premio speciale.
Il riconoscimento, consegnato a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta dal Console Nazionale Valentino Trentin, ha sottolineato il lavoro prezioso delle sorelle Bettoni ed è stato conferito con questa specifica motivazione:

TARGA UNION EUROPEENNE DES GOURMETS – CONSOLATO DEL VENETO
Alla SOCIETÀ AGRICOLA PRESTELLO delle SORELLE BETTONI
“Per il costante impegno nella valorizzazione dei prodotti tradizionali della montagna”

Il Concorso nazionale dei Formaggi di Fattoria è giunto quest’anno alla 6ª edizione ed è stato promosso da ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Formaggi); mira a sviluppare una maggiore consapevolezza del valore del latte e dei formaggi italiani prodotti in particolare zone e con condizioni lavorative piuttosto difficili, spesso più apprezzati all’estero che in patria. Il premio che il Consolato del Veneto ha voluto conferire alle sorelle Bettoni va oltre il valore commerciale: celebra la passione, il duro lavoro e il rispetto per le tradizioni.
Alla cerimonia di premiazione ha fatto seguito una degustazione guidata dei loro formaggi, ospitata nello stand di Casa Onaf, che ha voluto rendere omaggio a una realtà che, nonostante le difficoltà, continua a mantenere vive le tradizioni montane e a portare il sapore autentico della Valle Camonica sulle nostre tavole.
Essere piccoli produttori in un mondo che favorisce le grandi produzioni industriali è una sfida. Ma per chi, come le sorelle Bettoni, dedica la propria vita a un mestiere antico, ogni sacrificio diventa un passo importante verso la preservazione della cultura e del gusto autentico, un patrimonio prezioso per le generazioni future.
Un ringraziamento al dott. Maurizio Mazzarella Delegato nazionale ONAF per l’ospitalità allo stand e a tutto lo staff di ONAF che ha lavorato “dietro le quinte” per poterci consentire
di degustare i formaggi delle sorelle Bettoni.
Un ringraziamento particolare al Console Nazionale Valentino Trentin per la presenza attiva alla manifestazione, al Console territoriale del Trentino Alto Adige Alan BERTOLINI e ai soci.

SocietaagricolaprestellodellesorelleBettoni

 

28 settembre 2024

Un viaggio nella tradizione veneziana

“El Bacaro” Mirano (VE)

 

El Bacaro non è una semplice osteria: è un viaggio nella tradizione, un angolo di Venezia trapiantato nel cuore di Mirano, proprio sotto il campanile. Acquisito dagli attuali proprietari nel 1994, questo locale racchiude più di cent’anni di storie, profumi e sapori che parlano di convivialità, amicizia e di un Veneto che non ha fretta, ma si gode ogni momento. Dietro il bancone, Lucio è l’anima del Bacaro. Ha iniziato questo mestiere a 14 anni, respirando l’atmosfera delle osterie veneziane e imparando a conoscere la gente. Dopo una lunga carriera nella Laguna, ha deciso di creare un luogo tutto suo, dove la passione per il vino e il piacere di stare insieme trovano il loro spazio perfetto. Per Lucio, i clienti non sono semplici passanti: sono amici con cui scambiare battute e condividere “calici di vita.” Autodidatta nel mondo del vino, nel tempo ha costruito una cantina dal valore inestimabile, un tesoro che ama condividere con chiunque varchi la soglia. Al suo fianco c’è Silvia, sua moglie e compagna di avventure, che rende tutto più semplice. Si definisce scherzosamente la “tappabuchi” del locale, ma è il cuore pulsante di molte attività. Dai cicchetti agli antipasti, Silvia e Lucio sanno come trasformare ingredienti semplici in piccoli capolavori della tradizione veneziana.
Tra risate, cicchetti e la spillatura della neo-socia Luisella Cozzi, abbiamo degustato:

Prosecco col fondo, di Ivan Geronazzo (in arte Barichel) – Un Prosecco a fermentazione naturale ottenuta in bottiglia, prodotto con una selezione di uve delle “Rive Longhe”, una delle zone collinari più prestigiose per clima, morfologia e posizione. Imbottigliato nella settimana antecedente la Pasqua, è apprezzato per il suo carattere rustico, che ci riporta alla tradizione. Col fondo, un termine che sottolinea il legame con il territorio trevigiano, evoca il metodo storico di vinificazione, quando i contadini lasciavano fermentare il vino sui lieviti. Questo Prosecco è semplicemente buono, lontano dai luoghi comuni.
Gregoletto Verdiso Colli Trevigiani IGT – Freschezza e vivacità si intrecciano a profumi di mela verde e glicine, con una leggera nota di crosta di pane. Questo vitigno autoctono della Pedemontana trevigiana rivela complessità con l’invecchiamento, grazie al contatto prolungato con i lieviti. Prodotto dalla storica cantina Gregoletto, simbolo di Premaor di Miane, esprime la tradizione secolare del Prosecco. Le vigne, coltivate da generazioni, beneficiano del microclima unico delle colline ripide, offrendo uve di alta qualità e un vino di notevole eleganza.
Pinot Bianco Schulthaus DOC – Il Pinot Bianco trova la sua seconda patria in Alto Adige dal 1850. Lo Schulthauser, imbottigliato per la prima volta nel 1982, è uno dei Pinot Bianco più celebri della regione, apprezzato per freschezza, fruttuosità, morbidezza cremosa e vivace acidità. Le uve provengono dai vigneti della zona di Schulthaus, ad Appiano Monte, e beneficiano di terreni ghiaiosi con componenti calcaree e argillose, che definiscono il carattere distintivo di questo vino.
Scarzello Langhe DOC Nebbiolo – Un Nebbiolo dai terreni calcarei e argillosi, con uve provenienti da Sarmassa e dai vigneti dei comuni di Alba e Sinio. Vinificato con una macerazione prolungata e affinato in botti di legno, questo vino riflette la struttura e l’eleganza del Nebbiolo, unita alla freschezza e alle note fruttate del terroir di Langa.

Ma cosa sono esattamente i bacari veneziani? Sono osterie in cui si gustano cicchetti e ottime “ombre” di vino, un luogo di convivialità che resiste al tempo. Il termine bàcaro deriva dai venditori di vino, i Bacari, e celebra Bacco, il dio del vino. Questi locali, un tempo frequentati da nobili e gondolieri, sono oggi il cuore della tradizione gastronomica veneziana, dove ogni cicchetto racconta una storia, dal baccalà mantecato alle polpette di carne.
El Bacaro di Lucio e Silvia è una perfetta rappresentazione di questa tradizione: con i suoi tavoli di legno scuro e un bancone accogliente, dove tutti i piatti sono realizzati grazie al pescato fresco del giorno con arrivi quotidiani da Venezia e da Chioggia e vengono creati sulla base di accostamenti classici o più all’avanguardia.
Non a caso, abbiamo scelto El Bacaro per il nostro “aperitivo lungo” del Consolato del Veneto UEG. Con un calice di vino della cantina di Lucio in mano abbiamo celebrato la fine di un’estate che ci ha messo meteorologicamente alla prova, ma che ci lascia con il desiderio di ritrovarci, sempre, in un clima allegro e conviviale.
El Bacaro non è solo un locale: è un punto di riferimento per chi cerca autenticità, un luogo dove il tempo sembra fermarsi e i sapori raccontano storie. Un’esperienza che va oltre il piatto, dove si entra come clienti e si esce come amici.

www.elbacaro.it

13 luglio 2024

Un’Indimenticabile Conviviale: Incontro di amicizia, tradizione e buona cucina
Trattoria  ‘ANTICA CONTRADA’  Sirmione

 

Dopo un lungo periodo di lontananza, in cui le occasioni di incontro erano limitate a eventi istituzionali, la gioia di ritrovarsi è stata tangibile in questa Conviviale del 13 luglio u.s. che ha riunito amici provenienti dal Trentino, dal Veneto e dall’Emilia-Romagna in un  momento di condivisione autentica e di riscoperta di legami che, nonostante la distanza e il tempo, rimangono forti e vibranti.
La giornata  ha trovato la sua cornice ideale nel locale gestito da Massimo Bocchio e sua moglie, un luogo che si è rivelato perfetto per ospitare una giornata  di tale importanza. I piatti proposti sono stati un vero e proprio viaggio nella tradizione culinaria, sapientemente reinterpretata e valorizzata da Massimo, il cui talento in cucina è stato evidente in ogni portata. Ogni assaggio ha raccontato una storia di passione e rispetto per le materie prime, frutto di una tradizione tramandata con cura e amore.
Ad accompagnare i sapori, un servizio di sala giovane ma impeccabile, che ha saputo incarnare con discrezione e professionalità lo spirito che cerchiamo nei locali selezionati per i nostri incontri. Ogni dettaglio è stato curato con attenzione, rendendo il convivio un’esperienza non solo gastronomica, ma anche sociale, dove il piacere della buona cucina e del buon bere si è intrecciato con la voglia di ritrovarsi e di stare insieme.
Questa Conviviale ha anche sottolineato l’importanza della collaborazione tra i Consolati d’Italia, che lavorando insieme riescono a far conoscere la UEG anche oltre i propri confini. Un’alleanza che rafforza il nostro impegno comune e che trova in eventi come questo la sua massima espressione.
In conclusione, l’incontro è stato un successo sotto ogni punto di vista ed   ha riacceso il desiderio di ritrovarsi ancora, per continuare a celebrare l’amicizia e la buona cucina. Un grazie di cuore a Massimo Bocchio, alla sua famiglia e al suo staff per aver reso possibile tutto questo, e per averci ricordato quanto sia importante, soprattutto in momenti come questi, coltivare il piacere dello stare insieme.

www.ristoranteanticacontrada.it

Ringrazio
Desi 

30 giugno 2024

Pat del Colmèl

 

Quando ci prendiamo l’arduo compito di narrare le aziende agricole (e non solo) che incontriamo nel nostro percorso assumiamo un’elevata responsabilità. Raccontare un’azienda, di quelle che piacciono a noi (familiari, amichevoli, di quelle che ti aprono le porte e si siedono con te a bere del vino raccontandosi), in modo freddo, distaccato da giornale cronachistico, dovrebbe essere istituito come uno dei 10 peccati del Gourmet. Non de-sentimentalizzare il lavoro d’altri.
Pat del Colmèl è una di queste aziende, e io come vostro narratore non mi posso esentare dal trasmettere interamente l’azienda. Una trasmissione che non può e non deve limitarsi solo al mero racconto della loro storia ma che deve lasciar ampio spazio alle emozioni che l’azienda stessa evoca.
Il racconto dell’esperienza, sia chiaro non stiamo parlando visita ma di esperienza, non prescinde dal contesto. Ci troviamo a Castelcucco nei Colli Asolani, in un territorio in cui la viticoltura storicamente regna, ma in modo rispettoso. Rispettoso delle aree boschive, di altre colture e delle abitazioni. Il Colmèl non è che un piccolo borghetto di pochi edifici in una di queste colline in cui sorge la famiglia Pat. Scusatemi, Pat di soprannome, ma se li cercate nei registri li troverete come Forner. Lino infatti, nella nostra chiacchierata, si ferma e racconta di come dal soprannome della famiglia ne derivi il nome della sua azienda. Ridendo ci tiene a sottolineare, che però loro hanno scelto di invertire il senso logico chiamandola “Pat del Colmèl”.
Lino è il fondatore di quest’azienda, o meglio il fondatore dell’azienda che conosciamo oggi, un’azienda molto diversa da quella che lui ereditò negli anni ’60, direttamente dal nonno. Una realtà che oggi è arrivata alla quinta generazione, “I ragazzi iniziano ad avere vent’anni, possono darsi da fare anche loro” dice ridendo.
Un racconto che inizia con un momento in cui Lino, ripensando al passato, sebbene provi a nasconderla, traspira una forte emozione, un senso di piacevole nostalgia che traspare da una persona che ha dedicato alla sua azienda 60 anni della sua vita, attraversando le difficoltà e i momenti di gioia, resiliente fino ad oggi regalandoci il piacere della visita.
Dal salto generazionale, al momento di emotività Lino inizia il racconto descrivendoci l’azienda del tempo “L’azienda era un’azienda di quelle di una volta, avevamo le vacche per produrre il latte, un po’ di vigneto, eh sai, si faceva un po’ di tutto. Principalmente ci concentravamo sul latte, avevamo la stalla che poi abbiamo trasformato nell’agriturismo”. Le aziende agricole del tempo, erano concettualmente molto diverse da quelle odierne, non avevano ancora dovuto adattarsi alla globalizzazione e a tutti gli aspetti di specializzazione che abbiamo imparato a conoscere recentemente. L’azienda agricola, una volta, nasceva direttamente da una necessità di sussistenza che poi affiancava un’attività commerciale. Essenzialmente, si produceva tutto quello che serviva alla famiglia e l’esubero veniva venduto.
Per i primi anni andava bene così, purtroppo però, il mercato del latte ha iniziato ad andare sempre più male, e siamo stati costretti di anno in anno a ridurre la produzione”. Un po’ a malincuore Lino ci dice questo, il cambiamento è necessario e inevitabile, ma in un settore agricolo spesso costretto a margini di guadagno ridotti, e in ogni caso nulli rispetto alla fatica, scegliere di sacrificare una parte del proprio lavoro, una parte del proprio passato, per quanto con il senno di poi la scelta abbia pagato, non è mai facile. Oltre questo un altro problema colpisce l’azienda dagli anni ’70 “Negli anni ‘70” racconta lino “avevo parecchi ettari di questa varietà, che mio nonno mi disse chiamarsi Recantina, era un uva rossa, piena di colore che dava dei vini molto profumati”.
Fa una pausa e china il capo “Purtroppo però quando andavo a portare l’uva in cantina me la pagavo, poco, una miseria! Fa conto che se del Merlot prendevo 100 lire della Recantina ne prendevo 20. Un giorno, siccome mi ero stancato, sono tornato a casa e la ho spiantata tutta per piantare i classici vini da taglio bordolese”. Immaginate come deve essere, quando per il mantenere la propria azienda e la propria cantina, si devono sacrificare le proprie origini, e il legame che portate con esse.
Pochi anni dopo aveva iniziato ad andare di moda il prosecco e quindi a quel tempo si vendeva quasi il 90% quel vino li, tutte le vecchie varietà non interessavano a nessuno”. Il fenomeno del Prosecco, in meglio o no, ha completamente cambiato l’economia di un territorio, specialmente se si considera un luogo, come quello della DOCG Asolo-Montello in cui l’azienda è inserita.
Poi Lino continua “Nel 2003 abbiamo chiuso definitivamente la stalla e abbiamo tenuto solo la cantina. A quel tempo però, avevamo capito che ci voleva qualcosa di più ed ecco che abbiamo fatto anche l’agriturismo, proprio qui, proprio dove c’era la stalla”. Nei primi anni ‘2000 degli agriturismi ancora non si parlava molto, erano pochissime le aziende che iniziavano a diversificare e capire l’importanza di aprire le porte della propria azienda direttamente a chi acquista e consuma il bene, per creare un rapporto umano e di conoscenza che va ben oltre il commercio del prodotto. Lino è stato molto lungimirante.
Poi inizia a raccontare una storia, una storia che nasce nel centro del veneto da un progetto, chiamato Bionet che aveva l’ambizione di recuperare vecchie varietà di tantissime colture nella nostra regione, per favorire la riscoperta dei territori e aumentare la Biodiversità. Lino racconta “Eh un giorno sono qui, saranno stati i primi anni 2000, e sono arrivati due da Veneto Agricoltura, chiedendo se avessi delle vecchie viti, qualcosa che fosse diverso da quello che viene comunemente coltivato. Io in tutta onestà ho detto si!, perché di tutte quelle piante di Recantina che anni prima avevo tolto, ne’ avevo tenute 5, dicendo non si sa mai”. Poi inizia con un sorriso raccontando che per ben 10 anni, venivano prelevati tralci e l’uva veniva mandata al centro di ricerca a Conegliano per fare microvinificazioni e analisi. Poi si mette a ridere e si guarda in giro, “Sai, la varietà Recantina Forner dal cognome della famiglia, è stata iscritta nel 2007, ma io né avevo già piantati 3 ettari” e scoppia in una fragorosa risata. Una risata di una persona che ha scommesso tutto sulla sua storia, sulla tradizione e su quell’uva che il nonno gli aveva lasciato. In un altro momento Lino ammette di essersi preso un grosso rischio, perché se non avessero iscritto quella varietà, coltivabile solo nella DOCG, lui avrebbe chiaramente fatto un gran buco nell’acqua. Ma a noi piace pensare che oltre alla lungimiranza di lino, e un pizzico di fortuna il territorio abbia deciso di premiare chi, invece di standardizzarsi alle richieste del mondo ha deciso di mantenere identità e storicità nelle sue produzioni.
Purtroppo, però le peripezie di Lino non sono finite qui. Infatti, poco dopo l’iscrizione della varietà Lino produce le sue prime bottiglie di Recantina, che porta a vari eventi, e vende, per scelta a 2-3 volte il prezzo dei rossi da tagli bordolesi. “Eh, mi ricordo bene cosa mi dicevano, a me che avevo messo il vino molto più caro del loro, “Dove vuoi andare con quel vino la?” ed ecco che Lino si ritrova di nuovo a dover lottare per le sue convinzioni. “Il problema per loro” dice Lino “è che quel vino lo ho iniziato a vendere, e ne ho venduto tanto, tanto che adesso il prosecco è diventato un prodotto marginale nella mia azienda”.
Arriviamo quindi al giorno d’oggi, ad un’azienda di 16 ha, quasi tutti prevalentemente in collina, un’azienda che oltre alla Recantina Forner, vanta anche altre varietà storiche tra cui Marzemina Bianca, Grapariol e una varietà particolare, introvabile. Lino racconta “Eh sì, oltre alla Recantina, abbiamo altre vecchie varietà, la Bianchetta, la Perera, la Marzemina bianca, il verdiso, il verduzzo trevigiano, quello vecchio di una volta. Poi ne abbiamo una, che abbiamo solo noi e nessun altro, la Rabbiosa” il mio sguardo interrogativo lo fa proseguire “Si, la Rabbiosa è anche quello un vitigno ereditato dal nonno, non so che nome posso dargli lui mi ha sempre detto che si chiamava così” Poi racconta “è sempre stata un’uva molto difficile e molto difficile da domare, troppo forte, infatti noi facciamo un metodo classico che lasciamo almeno 50/70 mesi sui lieviti” Nobile produrre un metodo classico con quel tipo di invecchiamento su un’uva non conosciuta. In occasione del pranzo organizzato dalla nostra sezione giovani di cui trovate alcune foto, Lino parlando proprio della Rabbiosa disse “Ne abbiamo aperta una bottiglia ieri sera di 10 anni, sembrava fatta ieri”.
L’azienda Pat de Colmèl è un’azienda molto particolare, riesce a mantenere qualità e storicità dei prodotti, ma allo stesso tempo investendo in innovazione, Lino infatti ci ha raccontato che hanno di recente acquistato un macchinario in grado di gestire l’ossidazione del vino che gli ha permesso di ridurre del 50% l’uso di Anidride Solforosa. “In vigneto, cosa volete, mezzi sono quelli che sono, e siamo in collina; quindi, si lavora e si vendemmia tutto a mano. Abbiamo una squadra fidata di vendemmiatori che prendono la vendemmia come una fatica ma anche un momento di festa”.
Tra i Vini dell’azienda oltre alle varie forme di Recantina, gli internazionali Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc, La Rabbiosa rifermentata in bottiglia con il metodo Sur-lie (Col fondo) anche la selezione di vini “Angelo” che Lino ha raccontato aver loro dato il nome di suo padre perché fu lui a piantare e a battersi per il mantenimento di queste varietà storiche. Sapete che non ho mai apprezzato guidare le degustazioni, infatti non mi dilungherò in un noioso elenco descrittivo dei vari prodotti, piuttosto ci tengo a consigliarvi vivamente la visita, trovare un’azienda con un patrimonio viticolo con tanta biodiversità è estremamente raro, i prodotti che ottengono e che potrete degustare vi stupiranno perché, proprio per la loro unicità, sono caratterizzati da patrimoni aromatici molto diversi dai vini a cui siamo abituati.
Un elogio lo facciamo anche all’agriturismo, un agriturismo che utilizza veramente prodotti “a metro 0” come sono stati definiti durante il nostro pranzo, valorizzandoli ma allo stesso tempo riaspettando la loro integrità e i loro sapori.
Desidero esprimere la mia più sincera gratitudine a Desmen Dangerfield e Noemi Torresan, i cui sforzi sono stati fondamentali per la realizzazione di questa straordinaria esperienza. Grazie alla loro dedizione e competenza, noi giovani UEG e tutti i soci partecipanti abbiamo avuto l’opportunità di arricchire il nostro percorso e creare ricordi indimenticabili.

www.patdelcolmel.it

1 Giugno 2024 – Conviviale “OLIO-logy dalla drupa al piatto”: una giornata di scoperta dell’Olio Extravergine di Oliva – Primo evento olio EVO

Frantoio di Valnogaredo – Cinto Euganeo Padova

Trattoria al Cantinon –  Cinto Euganeo Padova

 

La conviviale “Olio-logy dalla drupa al piatto” ha avuto l’obiettivo primario di avvicinare i ns. soci al mondo dell’olio extravergine, tema dell’anno per l’Unione Europeenne des Gourmets, come stabilito della presidenza.
Per rendere l’esperienza più autentica ed istruttiva si è scelto di partire proprio dalla materia prima: l’oliva. Proprio per questo l’evento si è svolto in un frantoio situato in una delle tre aree a Denominazione di Origine Protetta (DOP) del Veneto, scelta  determinante per offrire ai partecipanti una panoramica completa sull’intero processo di produzione dell’olio. La giornata è iniziata in uliveto, dove il titolare del frantoio ci ha accolti con calore e competenza. Ha illustrato l’importanza del terreno, del clima e delle tecniche di coltivazione per ottenere olive di qualità superiore. I soci hanno potuto “toccare con mano”  l’intero processo produttivo, comprendendo l’attenzione e la cura necessarie per coltivare le olive e per dare il prodotto finito a regola d’arte.
Dopo la visita all’uliveto, siamo stati condotti nel cuore del frantoio. Qui, il titolare ha spiegato dettagliatamente ogni fase della lavorazione delle olive che passa dalla raccolta manuale e, attraverso una autentica selezione, porta  alla trasformazione vera e propria. È stato affascinante scoprire come ogni singolo passaggio influenzi il risultato finale, garantendo la purezza e le caratteristiche organolettiche dell’olio extravergine. La spiegazione è proseguita con ampi cenni sulle tecniche di estrazione a freddo, che preservano intatti i profumi e i sapori dell’olio, comprendendo l’importanza di ogni dettaglio nel processo produttivo.La giornata si è conclusa con una degustazione guidata dei vari  prodotti nel frantoio. Ogni assaggio è stato accompagnato da spiegazioni sulle diverse note aromatiche e gustative, aiutando i soci a riconoscere e apprezzare le sfumature che distinguono un olio extravergine di alta qualità. Durante la giornata i titolari del Frantoio di Valnogaredo, Paolo e Pierangela Barbiero,  ci hanno intrattenuto anche con importantissimi cenni storici sugli inizi dell’attività in zona dovuta al conte Contarini. Durante la  degustazione degli oli prodotti il nostro Consolato ha potuto usufruire anche delle spiegazioni di una sommelier dell’Olio, Stefania Mancin, che ci ha raggiunto con questo scopo e che ci seguirà anche durante la seconda parte di attività sull’olio Evo che si terrà a ottobre e che sarà maggiormente incentrata sulle tecniche di degustazione. L’evento “OLIO-logy dalla drupa al piatto” è stato gradito non solo per la sua componente educativa, ma anche per l’atmosfera conviviale che ha permesso ai partecipanti di condividere esperienze e conoscenze. Grazie a questa iniziativa, i soci del UEG Consolato del Veneto hanno potuto iniziare ad approfondire la loro comprensione dell’olio extravergine di oliva, apprezzandone ancora di più il valore e la complessità.
La giornata è poi terminata in un momento conviviale presso la Trattoria al Cantinon di Cinto Euganeo scelta perché in cucina si utiizzano gli oli provenienti dal frantoio di Valnogaredo.

www.frantoiovalnogaredo.com
www.trattoriaalcantinon.com

17 – 19 maggio 2024 Bassano del Grappa (VI)

International Meeting for Stockfish Heritage “Stockbridge 2024” Meeting internazionale per valutare, studiare e sostenere la candidatura dello stoccafisso a Patrimonio Immateriale UNESCO

 

Il Consolato del Veneto ha partecipato, in qualità di sostenitore, ad un progetto per la candidatura dello stoccafisso a Patrimonio Immateriale Unesco che si è tenuto a Bassano del Grappa in occasione del terzo weekend di maggio, da venerdì 17 a domenica 19. Si è trattato di un importante momento volto a valutare, studiare e sostenere la candidatura dello stoccafisso a Patrimonio Immateriale Unesco: l’International Meeting for Stockfish Heritage.
L’evento, di grande respiro, è stato dedicato alla valorizzazione di quel baccalà che il patrizio veneto Pietro Querini, naufragato in prossimità delle isole Lofoten in Norvegia, fece conoscere nella Serenissima, e che oggi costituisce uno dei piatti forti della tradizione gastronomica vicentina. Per il nostro Consolato e per i soci presenti si è trattato di una felice continuazione  di un percorso iniziato a fine 2021 con la conviviale a Montegaldella presso il Ristorante Da Cirillo che ha avuto come protagonista il baccalà alla vicentina abbinato alla malvasia secca e come oratori il prof. Muraro ed il prof. Fabris, anima della manifestazione “Stockbridge 2024”. La portata internazionale dell’evento è stata testimoniata anche dalla presenza in contemporanea dell’Associazione Pescatori Sami e da Slow Food Nigeria; questo ha consentito ai produttori del Circolo Polare Artico di incontrare i consumatori africani della Nigeria.
Il programma di questa originale tre giorni è stato davvero densissimo di eventi, convegni e momenti di confronto.
UEG Consolato del Veneto ha partecipato alla sfilata delle Confraternite e delle Associazioni enogastronomiche per le vie del centro di Bassano del Grappa che si è conclusa con la consegna di una penna di Aquila Artica per il Presidente Nazionale degli Alpini  da parte della  delegazione norvegese e con gli onori al “Berretto Norvegese”, dono al Museo degli Alpini ed un abbraccio con le rappresentanze del Corpo degli Alpini e della loro banda.
La giornata è poi proseguita con un momento strettamente gastronomico e con la degustazione di piatti a base di stoccafisso provenienti da ogni parte del mondo.

Piatti e chefs coinvolti:
Finmark, Norvegia Stoccafisso alla griglia abbinato a birra 7 Fjellen Stig Anton Eliassen Presidente ass. cuochi di Finmark
Bergen, Norvegia Bergen Lutefisk abbinato a birra 7 Fjellen Hildegunn Foldnes Slow-Food Bergen
Cittanova, Calabria, Italia Insalata di Stocco ai profumi del mediterraneo abbinato a Semirus di Cantine Dell’Aera Anna Aloi Accademia Stoccafisso di Calabria
South-west Nigeria Ogbono, cibo rituale abbinato a birra Andechs Weizenbock Oreyemi Babatunde Slow Food Nigeria
Napoli, Campania, Italia Coronello di Stocco alla napoletana abbinato a Katà di Cantine Olivella Vincenzo Russo Accademia dei Baccalajuoli
Rovereto, Trentino, Italia Stofiss dei Frati abbinato a Nosiola del Maso Belvedere. Marco Divan Vulnerabile Confr. dello Stofiss dei Frati
Venezia, Veneto, Italia Baccalà Mantecato alla veneziana abbinato a Vespaiolo Brut Franco Favaretto Dogale Confr. del Mantecato
Bassano del Grappa, Veneto, Italia Baccalà in umido alla bassanese abbinato a Vespaiolo Breganze Franco Chiurato Macaronicorum R. B. Collegium
Bassano del Grappa, Veneto, Italia “Baccalà young” abbinato a Durello Cà dei Vescovi Enaip Veneto – Bassano del Grappa
Ceccano, Lazio, Italia Baccalà alla ciociara abbinato a Bellone del Casale del Giglio Danilo Diana Pro Loco Ceccano

Nelle foto alcuni momenti della degustazione

Per maggiori informazioni:
stockfishsociety.org/stockfish-heritage
Per contributi video da parte delle associazioni:
www.facebook.com / Union Europèenne des Gourmets – UEG Consolato del Veneto

13 aprile 2024

“A Tavola con l’Agnello d’Alpago: un mix saporito tra tradizione ed innovazione gastronomica”

Locanda San Martino

 

Sabato 13 aprile scorso, l’Union Européenne des Gourmets – Consolato del Veneto ha tenuto un evento indimenticabile presso uno storico locale di San Martino d’Alpago, una suggestiva frazione di Chies, incastonata tra le maestose montagne della provincia di Belluno, a breve distanza dalle rive del Lago di Santa Croce e dalla rinomata Foresta del Cansiglio.
L’iniziativa ha preso vita attraverso il programma sociale “A Spasso con le Sette Sorelle”, grazie alla conviviale “A Tavola con l’Agnello d’Alpago: un mix saporito tra tradizione ed innovazione gastronomica”.
La scelta del locale è ricaduta sulla storica Locanda San Martino, ristorante fondato nel 1952 da Piero e Nella, i genitori di Norina e Gabriella Barattin, e ora gestito con passione dalle loro figlie Giulia ed Alice Pedol, insieme ai loro talentuosi compagni: il sommelier Alberto Zoppè e lo chef Paolo Speranzon.
La loro cucina si è rivelata un affascinante connubio di tradizione e modernità, con l’obiettivo di valorizzare i piatti della tradizione alpagota, tra cui l’indimenticabile Agnello dell’Alpago, autentico presidio Slow Food proveniente dall’allevamento di famiglia, unitamente a una ricerca costante di ingredienti e ricette contemporanee, capaci di sorprendere anche i palati più esigenti.
Il Menù ha deliziato i soci e gli amici presenti con una selezione dei piatti più prelibati offerti dalla Locanda:

Toast di gamberi all’orientale
Tacos di polenta con salmone affumicato in locanda al legno di faggio
Panino alla curcuma cotto al vapore con pastrami di manzo
Terrina di fegato grasso d’anatra con pan brioche e mostarda di cipolla e frutti rossi
Tataki di cervo marinato al koji, accompagnato da rafano e rape agrodolci
Sopa coada di cipolla e intingolo di pollo ruspante
Gnocchi con sugo alle frattaglie d’agnello
Ravioli di capriolo in salmì, con aggiunta di parmigiano, olio all’alloro e cavolo viola.

L’agnello d’Alpago ha indubbiamente regnato come “piatto principe”, presentato e degustato in due varianti di cottura.
Per concludere in dolcezza, è stata offerta una deliziosa zuppetta di ananas caramellato, lime e cocco.
La selezione dei vini in abbinamento è stata curata dai nostri sommelier, guidati con maestria da Alberto, e ha incluso:

Pinot Grigio Marco Levis La Maddalena
Pinot Nero Marco Levis La Maddalena
Pinot Nero Cors Val de
Schioppettino di Prepotto

Ad eccezione dello Schioppettino, tutti i vini sono stati accuratamente scelti per rappresentare al meglio il territorio, con l’obiettivo di valorizzare sia l’economia che l’eccezionale produzione locale. La conviviale si è conclusa con un sentito ringraziamento da parte dei soci UEG – Consolato del Veneto alla “brigata di cucina”, ai cuochi e al maitre di sala, seguito dalla consegna del Guidoncino ricordo. In conclusione, l’invito rimane quello di apprezzare la buona tavola ed il vino in modo responsabile, privilegiando sempre la qualità e godendo appieno della convivialità. Per chi desiderasse provare questa straordinaria esperienza, che per i soci del Consolato del Veneto era stata preceduta da un editoriale dedicato, tra l’altro, all’Agnello dell’Alpago, è possibile prenotare un soggiorno presso la Locanda San Martino, anche per provare l’emozione di un luogo dove il tempo sembra rallentare, regalando momenti di autentica tranquillità scanditi solo dalle attività della vita di paese, dal suono della campana della Chiesa di fronte e, durante l’estate, dal tintinnio dei campanacci delle mucche al pascolo, mescolato ai profumi di pane appena sfornato e di fieno dei prati, in un tripudio di autentica bellezza e gastronomia raffinata.

20 gennaio 2024

Ristorante Da Beppino a Schio

“Sapori selvaggi di laguna sulle tracce del Salbaneo”

 

…Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai”  tratto dal romanzo “Il vecchio e il mare”.

…Sono un ragazzo del basso Piave… sono un vecchio fanatico del Veneto ed è qui che lascerò il mio cuore” scriveva Hernest Hemingway ad un amico.
Con questi bei versi e con il magico racconto della nascita della “Peca del Salbaneo”, si è aperta la prima conviviale dell’anno 2024 dell’Union Europèenne des Gourmets – Consolato del Veneto.
Ospiti di oggi : Franca Miotti, enologa, responsabile della cantina Firmino Miotti.
La cantina Firmino Miotti  è sempre stata legata alle antiche tradizioni vinicole del territorio di Breganze (VI), un borgo posto su una collina di origine vulcanica.
I vini di Firmino Miotti sono testimoni autorevoli e rigorosi del “terroir di Breganze”. La produzione limitata, ma molto diversificata, è capeggiata dal celebre Torcolato.
I vini rossi vengono vinificati in acciaio dopo un breve appassimento delle uve, maturano in botti di rovere e sono capaci di esprimersi con grande carattere soprattutto dopo anni di affinamento in bottiglia. Sono dotati di profondità e armonia, sempre ben misurati anche nelle loro più autentiche particolarità.
Altro graditissimo ospite, il dott. Francesco Castello, Presidente del Consorzio Tutela Vini DOC Breganze che ci ha trasportato sulle ali della fantasia con la storia che ha rappresentato parte del tema della conviviale  “La Peca del Salbaneo” un  magico incontro del piccolo folletto dei campi (il Salbaneo) e della bella Feliziana  che ha dato spunto alla creazione di questo magnifico dolce preparato con importantissimi ingredienti  del territorio Veneto: Farina di grano Marano, ciliegie di Marostica IGP, vino Torcolato DOC di Breganze e olio d’oliva della Cooperativa Pedemontana del Grappa.
Il menù  della conviviale di oggi, ideato dai soci Siro Viero e Claudia Marchi, è stato egregiamente interpretato dal mago dello spiedo, Claudio Ballardin, del ristorante Da Beppino  a Schio (VI) a cui va il nostro ringraziamento anche per la disponibilità nel proporre per gli ospiti piatti alternativi a quelli concordati.

I vini in abbinamento ai piatti
-Anima Vespaiolo spumante DOC Breganze ‘18
-Valletta IGT Veneto ‘16
-Torcolato DOC Breganze’18
sono di Firmino Miotti Vignaiolo in Breganze

Un ringraziamento speciale al socio Nicola Menin per il suo intervento su Hemingway immerso nella storia della laguna e dei luoghi dove aveva vissuto.
Un ringraziamento finale a tutti i soci, agli ospiti partecipanti e alle nuove generazioni che sono intervenute a questa conviviale e, come sempre, alle colonne portanti di questo consolato Desi Pianalto, Giancarlo Favaretto e ValentinoTrentin.
Marilena Velotti

21 gennaio 2024

Breganze – La Prima del Torcolato

 

La conviviale ha avuto un piacevolissimo quanto inaspettato risvolto con il graditissimo invito che il dott. Francesco Castello, Presidente del Consorzio Tutela Vini DOC Breganze ha riservato al Consolato del Veneto per la “manifestazione principe” dell’enologia: la  Prima del Torcolato a Breganze, un evento che ha saputo coniugare sapientemente l’antica arte della produzione vinicola con il gusto contemporaneo, regalando agli ospiti un’esperienza indimenticabile.
La giornata è stata un susseguirsi di emozioni e scoperte, con l’apertura della mostra mercato dei prodotti tipici e lo stand Torcolato curato dalla Pro Loco Breganze. Qui, tra le delizie gastronomiche e le eccellenze locali, è stato possibile degustare nuovamente il celebre Torcolato, accompagnato da golosi assaggi.
Per il nostro Consolato è stata l’occasione per presentare l’Associazione condividendo i nostri scopi sociali. Ma il momento più importante della giornata è stato la sfilata della Magnifica Fraglia del Torcolato Doc Breganze, un vero e proprio omaggio alla tradizione e all’eccellenza vinicola del territorio; con l’investitura dei nuovi Confratelli e l’ambasciatore del Torcolato nel mondo per l’anno 2024, l’atmosfera si è caricata di festa e orgoglio.
E poi, il momento tanto atteso: la spremitura in piazza dei grappoli di Vespaiola e il brindisi con il primo mosto della vendemmia 2023: un rituale che ha saputo unire passato e presente, celebrando la ricchezza e l’autenticità di un vino unico nel suo genere.
Ma il Torcolato non è solo un vino, è una vera e propria icona della Doc Breganze, frutto di una lunga tradizione e di un territorio unico. Nato dall’uva Vespaiola, selezionata e appassita con cura, il Torcolato è un’eccellenza enologica che porta con sé il profumo della storia e il sapore della passione.
In definitiva, la Prima del Torcolato è stata molto più di un semplice evento enogastronomico: è stata un’esperienza sensoriale e culturale, un viaggio nel cuore della Pedemontana Vicentina e delle sue straordinarie tradizioni vinicole. Un omaggio alla bellezza e all’autenticità di un territorio che sa conquistare il cuore e il palato di chiunque lo visiti.
Desi Pianalto

3 Dicembre 2023

Locanda Aurilia – Loreggia (PD)

Conviviale degli auguri

“Tra un brindisi ed un boccone”

 

Scopo quest’anno della conviviale degli auguri del Consolato del Veneto  è stato quello di voler far rivivere ai presenti l’atmosfera di quel Natale un po’ dimenticato dalla modernità, quello che da importanza ai valori, allo stare insieme attraverso la condivisione di piatti della tradizione, degustando buoni vini in compagnia di amici e parenti.
Il valore della tavola imbandita da cose buone in abbinamento con i vini del territorio è stato simpaticamente illustrato da Giorgio Salvan produttore e proprietario Salvan Vigne del Pigozzo.
Giorgio, simpaticissimo ed ottimo oratore, ci ha riportato indietro nel tempo e ci ha fatto capire come sia importante per lui e per tutti i fondatori e promotori della Strada del Vino dei colli Euganei, far conoscere la storia di ciò che si beve sulle nostre tavole. Ribadisce inoltre che è molto importante per chi viene da altre regioni/nazioni conoscere il contesto culturale, il territorio ed il lavoro delle persone che hanno contribuito alla realizzazione del prodotto e di come quest’ultimo possa abbinarsi ai piatti della tradizione. Ogni visitatore della sua cantina viene trasportato indietro nella storia in modo che possa rivivere, attraverso i racconti, l’evoluzione di ciò che sta degustando, riportato ai tempi della civiltà contadina e fino ad arrivare ai giorni nostri. Giorgio ha inoltre illustrato come nel corso del tempo nella sua azienda e in quella di altri produttori della zona si sia data importanza allo studio di vitigni prefillosserici e di come, in via di sperimentazione,  sia riuscito dopo anni a vedere le evoluzioni di ben 62 varietà di questa tipologia di viti.
La Turchetta, ad esempio, è una delle tante che ha resistito ed è ancora prodotta nella sua azienda pur in piccola quantità.
Abbiamo concluso la conviviale con un ringraziamento speciale al dr. Giorgio Salvan agronomo e vignaiolo per il suo intervento, ai titolari della Locanda Aurilia, al Console territoriale del Veneto Desi Pianalto e al Vice console Giancarlo Favaretto per l’ottimo lavoro svolto per l’organizzazione, al Console Nazionale Valentino Trentin cui sono stati affidati i saluti iniziali durante l’aperitivo nella splendida e fornitissima cantina della Locanda Aurilia, a tutti i partecipanti soci UEG e agli amici che si sono uniti a noi in questa occasione di festa.
Un augurio leggero e goliardico ha suggellato la giornata, perché, in fondo, la vita va presa con un po’ di leggerezza, ricordando appunto “tra un brindisi ed un boccone” che quando si esaurisce il bianco basta aprire una bottiglia di rosso.
Vini in abbinamento ai piatti:
Salvan Vigne del Pigozzo
“Summertime” Spumante Rosato a base di uva Friulara
Colli Euganei Doc  Merlot Riserva 2017
Marsala – Marco De Bartoli

Foto della conviviale:
facebook.com

di Marilena Velotti

Sabato 7 ottobre 2023

 “Sapori senza confini: esplorazione gastronomica

tra antichi vini e vecchie suggestioni a tavola”

Trattoria dalla Libera

Sernaglia della Battaglia (TV)

 

I soci del Consolato del Veneto si sono ritrovati sabato 7 ottobre 2023 in occasione della conviviale “Sapori senza confini: esplorazione gastronomica tra antichi vini e vecchie suggestioni a tavola”  presso la Trattoria dalla Libera  a Sernaglia della Battaglia (TV).
La trattoria prende il nome da Libera Stella che dopo alcune importanti esperienze apre nel 1966 insieme alla sorella Angelina l’osteria con cucina Enal che dal 1970 prenderà definitivamente il nome di Trattoria dalla Libera.
L’attività è seguita ora dal nipote Andrea Stella, classe 1970, che si diploma nel 1987 alla Scuola Alberghiera di Falcade/Longarone ed inizia ad affiancare zia Libera in cucina; sommelier dal 1997, Andrea cura personalmente la ricchissima cantina ed è un profondo conoscitore di erbe spontanee ed aromatiche che arricchiscono i suoi piatti; si distingue per ricerca, curiosità, sperimentazione in una cucina in costante rinnovamento, che lega le ricette ed i piatti tipici della tradizione locale alla capacità di saper cogliere l’evoluzione del gusto e delle esigenze alimentari della gastronomia contemporanea.
La conviviale è stata quindi dedicata alla buona cucina cui sono stati abbinati vini particolari provenienti delle cantine Walter Sirk, Albino Armani, E. Molino e TerreGaie, tracciando un percorso territoriale articolato dalla Slovenia passando dalla Vallagarina fino ad arrivare in Piemonte per poi concludere in Veneto ed includendo la degustazione di un vino da vitigni prefillosserici, tema che sarà trattato dall’Associazione al prossimo Convegno nazionale di Fano del 28 ottobre.
La giornata è stata introdotta dalla Console Territoriale del Veneto Desi Pianalto che ha presentato gli ospiti insieme al socio Giancarlo Favaretto; si sono susseguiti gli interventi del socio Nicola Menin https://fb.watch/nDxw5hxkKN/ che ha intrattenuto la platea con una prolusione sulla Fillossera e con un interessantissimo inquadramento del relativo momento storico, del Produttore Giuseppe Aldè, socio della Cantina Walter Sirk che ha descritto il contesto e le tecniche di produzione del vino in degustazione, del socio Diego Schiavoi incentrato sul vino prefillosserico e di Francesco Favaretto, giovane amico di UEG Consolato del Veneto, sul Barolo Molino, sul terroir e sulle tecniche di lavorazione. https://fb.watch/nDxqQZ8SvW/
Dopo l’aperitivo di benvenuto sono stati presentati:

-Uovo in camicia fiore delle Dolomiti, finferli e riduzione di guanciale

-Panzerotti di patate, mascarpone e liquirizia abruzzese abbinati a Jackot  Slovenia DOC – Cantina Walter Sirk

-Risotto con selvaggina (stinco di cervo) abbinato a  Foja Tonda – Cantina  Albino Armani

-Guanciale di maiale razza duroc  in due cotture abbinato a Barolo Bricco Rocca 2019 DOCG Cantina E. Molino

-Dessert abbinato a moscato TerreGaie Fior d’arancio DOCG Colli Euganei

Alcuni cenni sui  vini:

JAKOT  Slovenia DOC – Cantina Walter Sirk,
vino di spiccata freschezza, buona persistenza al palato e grande eleganza prodotto in una  piccola cantina di circa 8 ettari di vigneto situata nel paese di Visnjevik, in pieno Collio Sloveno in zona collinare superiore. La caratterizzazione degli aromi e dei profumi, oltre che dalla lavorazione in cantina, deriva dalla tipologia dei terreni con forte percentuale di sali minerali, marna ed arenarie. E’ generato da un vigneto (Njiva) il cui anno di impianto risale al  primo 900  con sistema di allevamento a doppio capovolto.
La vinificazione avviene con pressatura soffice, fermentazione controllata in vasche d’acciaio, batonnage manuale e l’affinamento  in vasche di acciaio per garantire una chiara determinazione del gusto originario del vitigno, senza l’influenza di sentori ed aromi dovuti al contatto con il legno, mentre l’imbottigliamento viene effettuato a 18 mesi dalla vendemmia.

FOJA TONDA  – cantina Albino Armani
“Foja Tonda” di Albino Armani deve il suo nome all’uva Casetta che era anche detta Foja Tonda, uva autoctona della Vallagarina e storicamente utilizzata nelle zone di Dolcé, Ala e Avio. Proprio Albino Armani ha contribuito al recupero di questo storico vitigno, a partire da pochi ettari a piede franco, che dal 2002 è stato reinserito tra le varietà coltivabili. Da uve provenienti da suolo morenico alluvionale il “Foja Tonda” affina 24 mesi in grandi botti di rovere. Vino  con una importante carica “aromatica e selvatica”  che lo rende pieno di personalità.

BAROLO BRICCO ROCCA  2019 DOCG – Cantina E.Molino
Sergio Molino è un nome molto conosciuto nel mondo enologico piemontese e non solo, è l’enologo di un gran numero di cantine in Piemonte ed anche in Francia. La sua competenza e passione per la vinificazione gli hanno fatto decidere di iniziare ad imbottigliare il vigneto di 2,5 ettari nel cru Bricco Rocca a La Morra, di proprietà della famiglia da tempo immemorabile. Con l’etichetta E. Molino dove la E sta per Ernesto  in omaggio al padre che si chiamava così, Sergio imbottiglia circa seimila bottiglie l’anno, suddivise in Barbera Superiore, Nebbiolo e Barolo e, nelle annate buone, un Barolo Riserva. Ha un modo preciso, quasi ossessivo, di fare il vino che si riflette magnificamente anche nel Bricco Rocca 2019. La macerazione a freddo regala un Barolo fresco ed aromatico con sentori di frutta a bacche rosse, foglie di fico, liquirizia e tabacco ed un tannino piacevolmente ricco e vellutato al palato.

FIOR D’ARANCIO DOCG Colli Euganei – Cantina TerreGaie
Ottimo Moscato le cui uve sono selezionate e raccolte a mano,  raffreddate a 0,5°C e poi pressate sofficemente per esaltare i caratteristici  aromi fruttati. Il mosto così ottenuto va conservato in serbatoi climatizzati fino al momento della presa di spuma in autoclave. Si presenta giallo paglierino con un perlage fine e persistente; fresco con caratteristici profumi di melone e note di ananas, salvia e fior d’arancio, da cui prende il nome.

A conclusione della conviviale la Presidente Nazionale Raffaella Cinelli, presente con il Console Nazionale Maura Pasini, il Console Territoriale dell’Emilia Ernesto Amaducci ed il socio Fulvio Boschi, ha portato i suoi saluti, anticipando parte del programma del prossimo anno sociale.
Si ringraziano per la presenza alla conviviale il Console Nazionale Valentino Trentin, l’enogastronomo Piero Vianelli,  tutti i soci e gli amici intervenuti.

Desi Pianalto

30 settembre 2023

CASEUS

 

V Concorso Nazionale Formaggi di Fattoria – Piazzola sul Brenta (PD)
Targa UEG Consolato del Veneto ad Irene Piazza

 

L’ultimo fine  settimana di settembre in Veneto è dedicato ad appassionati ed esperti del mondo lattiero-caseario con “CASEUS”, una rassegna a tema, promossa dalla Regione del Veneto ed organizzata da Aprolav, con concorsi, mostre, degustazioni, masterclass ed approfondimenti interamente dedicati al mondo dei formaggi.
Nata nel 2005 come Caseus Veneti per valorizzare la storia ed il duro lavoro degli allevatori veneti, dei caseifici regionali, dei casari, degli stagionatori e degli affinatori, dal 2022 ha acquisito un respiro nazionale ed internazionale, come testimoniato dal presidente di Aprolav Terenzio Borga: “la crescita di Caseus è stata inimmaginabile; da quando siamo partiti a quest’anno abbiamo visto una partecipazione sempre crescente, soprattutto di quelle che sono le attività extra Veneto; abbiamo visto quanto gli stranieri tengono a venire alla manifestazione e questo ci gratifica: la strada è ancora lunga, la nostra è una regione che trasforma il 92% del latte in formaggi di pregio, il numero di produttori è purtroppo in contrazione da parecchi anni, probabilmente perché i giovani non si prestano più al sacrificio, è un comparto che va difeso, soprattutto dobbiamo difendere la montagna ma non a parole, dobbiamo difenderla con i fatti, aiutando gli allevatori a rimanere nelle valli”.
Quella del 2023 è stata l’edizione numero XIX e tra Sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre a Villa Contarini a Piazzola sul Brenta in provincia di Padova i numeri sono stati piuttosto alti: 503 i formaggi in gara provenienti da 125 caseifici da tutta Italia, 120 le occasioni di confronto con il pubblico,  97 degustazioni guidate, la mostra mercato, le attività solidali ed un workshop internazionale dedicato agli addetti del settore.
Per Caseus Veneti, dedicato alle sole produzioni casearie venete, sono stati sottoposti a giudizio 388 formaggi di cui 165 trevigiani, 22 bellunesi, 27 padovani, 119 vicentini, 18 veneziani e 37 veronesi.
Onaf – Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggi, associazione italiana nata nel 1989 con sede a Cuneo che ha per scopo la valorizzazione della figura dell’assaggiatore di formaggio e la divulgazione della conoscenza dei formaggi italiani ed internazionali, è partner tecnico di tutta la manifestazione.  Quest’anno ad Onaf era dedicato un intero padiglione – Casa Onaf – con lo scopo di avvicinare gli appassionati alla figura dell’assaggiatore; all’interno dell’area riservata sono state organizzate 7 degustazioni e sono stati presentati 28 formaggi ai 275 appassionati che sono riusciti a prenotare la loro degustazione.
Da qualche anno Onaf ha istituito il Concorso Nazionale Formaggi di Fattoria per valorizzare i formaggi prodotti con metodi artigianali, da un unico produttore che utilizza esclusivamente latte del proprio allevamento: si tratta di  formaggi particolari, che in Francia  sono definiti “Fermier” e che in Italia iniziano a rappresentare una importante fetta di mercato. La giuria in questo caso è composta da soli Maestri Assaggiatori Onaf provenienti da tutta Italia.
Già dallo scorso anno il Consolato del Veneto ha voluto dare un segno concreto della propria presenza in  una manifestazione così importante ed ha istituito un premio speciale all’interno del Concorso dei Formaggi di Fattoria che è stato assegnato ad Adriana Scaccabarozzi di Merate, Cheese Designer, per la categoria “Formaggi aromatizzati e a pasta molle con crosta fiorita”
Quest’anno, per la V^ edizione del Concorso, che ha visto l’iscrizione di  115 prodotti da tutta Italia per 11 categorie diverse, sabato 30 settembre è stata premiata, della Presidente Nazionale dell’Union Européenne des Gourmets Italia Raffaella Cinelli, Irene Piazza.
Una storia di passione, impegno, applicazione e tanto tanto studio ed ecco descritta Irene, fiera del suo lavoro di casara, di allevatrice e delle sue attività di consulente del settore.
La motivazione del premio “a Irene Piazza per la sua capacità di unire la passione di fare il formaggio in malga con il rigore del tecnologo caseario” è fin troppo riduttiva. Infatti, dopo la premiazione, Irene ha dedicato parte della sua giornata ad una degustazione presso lo stand di Casa ONAF riservata ai soci dell’Union Européenne des Gourmets ed abbiamo così potuto conoscerla un po’.
Nata a Feltre dove i suoi genitori hanno un’azienda agricola, durante l’estate lavora a malga Cavallara in Trentino e alla vicina Talvagola; nel periodo invernale segue una esperienza biodinamica a Mezzolombardo, in piena Piana Rotaliana, con il progetto Foradori, dove i suoi capi di bestiame pascolano nei vigneti fino a quando salgono in alpeggio.
Parlando di sé racconta di aver avuto dei maestri eccezionali:
Marino Bianchet, casaro tutto d’un pezzo che le ha trasmesso anche la cosa più importante, la passione;
Carlo Piccoli, con cui attualmente collabora, docente e direttore dell’Accademia Internazionale delle Arti Casearie che le ha insegnato ad “andare oltre, sperimentare cose nuove, sognare in grande, vedere i problemi di sempre con occhi nuovi”;
Angiolella Lombardi, microbiologa di fama internazionale, docente universitaria e molto molto altro  che le ha insegnato “determinazione, voglia continua di approfondire, capire, insegnare e, ovviamente, buona parte delle  conoscenze microbiologiche che in questo mestiere non guastano mai”;
Renato Brancaleoni, notissimo affinatore  e docente Alma.
Ognuno di loro ha contribuito a cementare le sue caratteristiche peculiari: la semplicità estrema con cui si presenta, la tenacia che traspare durante la degustazione ed il senso di Famiglia, dalla sua famiglia di allevatori instancabili  dove ha imparato “il valore di ogni goccia di latte e la consapevolezza che gli obiettivi si raggiungono solo con fatica, dedizione ed onestà” e che “formaggiaio non è colui che fa il formaggio, ma è chi lo seleziona, lo vende, lo taglia, lo racconta e lo presenta, tutte cose che gli allevatori casari sempre più cercano di offrire, ovvero una serie di elaborati che mirano a portare il formaggio ad un livello di percezione di sapori e valori al pari del vino”.
E dopo la degustazione dei suoi magnifici formaggi di fattoria non si può non darle ragione; Irene  ne produce di vari tipi, ispirandosi alla tradizione francese della lavorazione del latte crudo non pastorizzato che preserva batteri specifici e con il latte-innesto cioè senza l’utilizzo di batteri selezionati; azzeccatissimo il paragone con il lievito madre per la produzione del pane. Si tratta di tecniche che permettono di legare un formaggio al suo territorio di produzione e alle erbe dell’alpeggio e quindi ad aromi particolari.
Quattro i formaggi in degustazione:
1 – Caciotta Dall’Alpe, 2 – Formaggio Trentino da conservare per i periodi di asciutta, 3 – Prodotto da Latte fermentato a temperatura ambiente avvolto poi in carbone vegetale, 4- Ultima Luna, forse il più tipico, in produzione da più di 13 anni, nato per poter essere stagionato e conservato e prodotto con il latte dell’ultimo alpeggio.

Desi Pianalto

2 settembre 2023

Contaminazioni Veneziane

 

I soci dell’UNION EUROPEENNE DES GOURMETS – Consolato del Veneto  si sono ritrovati il 2 settembre presso la Cantina “Teruz”,  in Valdobbiadene per “festeggiare l’estate, la convivialità e l’amicizia” con una giornata speciale, dedicata anche ai giovani che si vogliono avvicinare all’associazione e che ne condividono gli scopi sociali.
Centratissimo il tema: Contaminazioni Veneziane.
Infatti Franca Zanetti e Stefano Martin eccezionali cuochi della giornata, veneziani in trasferta per l’occasione a Valdobbiadene,  hanno raccontato e preparato davanti a tutti i cicchetti ed i piatti più tipici della cucina veneziana come i bigoli in salsa, il baccalà mantecato, i moscardini di Chioggia e le sarde in saor ed hanno proposto una “contaminazione aliena” con le pennette spadellate con il nuovo flagello dei nostri mari: il Callinectes sapidus, meglio noto come il Granchio Blu. Originario delle coste Atlantiche dell’America, è arrivato nel Mediterraneo con le acque di zavorra delle grandi navi ed ha trovato qui un ambiente ottimale per la sua riproduzione tanto da mettere in crisi le 1500 aziende venete del settore distruggendo oltre il 90% della produzione delle vongole e devastando l’intero comparto della pesca. Ed ecco l’idea di trasformare un problema in una opportunità consumando questo ottimo crostaceo con la ricetta elaborata proprio per l’occasione. La realizzazione del piatto è piuttosto laboriosa perchè richiede tantissimo tempo nella pulizia del granchio che, una volta bollito, va sfumato con il Prosecco prima di essere aggiunto agli  altri ingredienti.
Ad accompagnare le varie portate, alcuni vini della Cantina “Teruz”.
Oltre al già noto “TERUZ Col Fondo”, bianco frizzante a rifermentazione naturale in bottiglia sui propri lieviti, definito il Vino della Tradizione con spiccati sentori di crosta di pane e di frutta matura  www.teruz.it
uno splendido “SÈDEGO” Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Brut che prende  il nome del piccolo appezzamento di terra dove il bisnonno Attilio mise a dimora le prime viti; si tratta di un  Brut secco dal profumo ampio e fruttato che  ricorda la pesca e la mela, ottimo in abbinamento ai piatti della serata www.teruz.it
ed il “CARTIZZE” Valdobbiadene Superiore di Cartizze DOCG prodotto nella zona denominata Collina del Cartizze da una selezione di 107 ettari di vigneti nel comune di Valdobbiadene, tra le frazioni di San Giovanni, San Pietro di Barbozza e Santo Stefano, splendido da dessert, fruttato e floreale con profumi fini e persistenti ed ottimo con dolci leggeri e per  brindisi importanti  www.teruz.it
Come avviene a Chioggia, dove a causa  di pochissimi cognomi tutti sono individuati grazie ad un soprannome, anche a Valdobbiadene le famiglie sono conosciute con un soprannome e dietro l’etichetta “Teruz” si cela il cognome Vettoretti.  Gli esordi dalla Famiglia “Teruz” sono un po’ quelli di tutti:  tanto impegno,  amore per il territorio e duro lavoro, prendendosi cura dei propri vigneti di collina. Il giovane portavoce, terza generazione della famiglia, Nicola Vettoretti,  ci racconta che tutto ha inizio nel 1920 quando il bisnonno Attilio, in un piccolo appezzamento di terra, mette a dimora le prime viti e sa infondere la passione per questa terra al figlio Primo che, negli anni, la trasmette a figli e a nipoti.
Nicola ci parla dell’amore per le loro viti in mezzo alle quali sono cresciuti, costruendo non solo la loro professione, ma anche la conoscenza ed il rispetto per quelle colline,  dove, ad oggi  i  vigneti della famiglia si estendono dalla microzona del Cartizze ad altre colline all’interno dell’area del Valdobbiadene Docg: una terra genuina, che trasmette la sua essenza a vini e spumanti, intensi e profumati, che  valorizzano  il più possibile quello che questo meraviglioso territorio dona.
La conviviale è proseguita con altre sorprese ed altre “contaminazioni” come la prima mondiale del “GranSù”, crasi tra Granchio e Tiramisù, dolce tipico di matrice trevigiana,  realizzato dal Campione del Mondo di Tiramisù Stefano Serafini con il granchio blu ed i tradizionali ingredienti (mascarpone, tuorli d’uovo, zucchero, caffè, cacao amaro, savoiardi) e tenuto a battesimo proprio per l’occasione dal Consolato del Veneto serafinitiramisu.it
Inaspettata e graditissima anche la visita del cuoco Luca Zanette, campione Europeo di Paella,  finalista della World Paella Day Cup, in programma il 20 settembre p.v. a Valencia, in Spagna ed unico rappresentante per il Nord Italia wveneto.blog
La conviviale è stata allietata dal vastissimo repertorio musicale del gruppo RMW Band con Raoul Bortolon, Ramon Drummer e Mercedes Vidale e con una esibizione canora a sorpresa del socio Nicola Menin.
Hanno partecipato alla conviviale molte autorità politiche: i consiglieri regionali  Roberto Bet e Tommaso Razzolini, il Sindaco di Valdobbiadene Fregonese con il Vicesindaco Geronazzo e gli Assessori Anna Vettoretti e Miotto.
A conclusione la Console Territoriale UEG ha rivolto un ringraziamento ai partecipanti, ha portato il saluto della Presidente dell’Associazione ed ha dato notizia del messaggio di plauso all’iniziativa giunto dal Presidente della Regione del Veneto. Ha inoltre comunicato che la prossima occasione di incontro sarà  a Piazzola sul Brenta, per la manifestazione Caseus 2023, il 30 settembre con la Presidente dell’associazione Raffaella Cinelli.
Un ringraziamento speciale va a Pio Dal Cin, giornalista del Gazzettino, ormai amico  UEG,  al quale si devono la maggior parte delle foto qui pubblicate, ad  Anna De Toni, vicaria in Veneto, ed in modo particolare agli organizzatori dell’evento Nicola Menin e Giancarlo Favaretto che hanno saputo fare ancora una volta “gioco di squadra” che ha garantito un’ottima riuscita della conviviale.

24 giugno 2023

LUPPOLI…AMO?

Birrificio Morgana – Morgano (TV)

Ristorante Pizzeria Barbablù – Istrana (TV)

 

Continuano le conviviali che il nostro Consolato sta organizzando sul territorio con l’obiettivo di far conoscere ai giovani l’associazione e di avvicinarli ai nostri scopi statutari.
Per questo motivo il 24 giugno u.s. siamo stati ospiti del Birrificio MORGANA sito in via Giolitti, 5 a Morgano, in provincia di Treviso.
Giornata tipica estiva, molto calda, fortunatamente e piacevolmente raffrescata dai prodotti del birrificio,  una  realtà artigianale, produttrice di una “birra di nicchia”, che in tavola consente di   assaporare e ritrovare  profumi e  sapori provenienti da un’accurata scelta delle materie prime e dalla metodologia produttiva tipica di una birra non pastorizzata, non filtrata e rifermentata in bottiglia che la rende meravigliosamente aromatizzata, saporita ed in costante evoluzione.
Andrea Zanatta, titolare del birrificio, entusiasta del suo lavoro,  ha esordito raccontandoci, con non poca emozione, gli inizi della sua avventura che risalgono al lontano 2007; insieme ad un socio, purtroppo venuto a mancare troppo presto, e spinto anche dal papà, si mette a  produrre una birra di qualità, una birra propria, da proporre inizialmente ad amici e clienti di un loro noto locale Veneziano “La cantina”.
Ed è così che nasce Morgana, la birra col fondo.
Lo spinge la passione. Che si ritrova nel calice dove il lievito, la scelta dei migliori luppoli e la lavorazione tramite un impianto moderno ed efficiente, quasi completamente a controllo manuale, danno origine ad un prodotto semplice, genuino, fresco, dall’aroma inconfondibile, equilibrato, pulitissimo che si abbina bene a crostacei, primi piatti di pesce, salumi e formaggi poco stagionati.
Il  fatto di non essere filtrata si evidenzia dal leggero e caratteristico sedimento che si trova sul fondo.
Non è pastorizzata ed è prodotta con il metodo dell’alta fermentazione che permette di conservare tutti gli  aromi ed i profumi che derivano non solo dalla lavorazione, ma anche dalle diverse varietà di luppolo utilizzato, che vanno dall’Hallertau e Tettnang, più spiccatamente amari, al Saaz ceco e Goldings inglese con un’impronta decisamente aromatica.
La piccola quantità prodotta per ogni cotta fa in modo che sia un prodotto suscettibile a minute, ma molteplici, variabili.
Dopo la fermentazione primaria,  viene imbottigliata con una piccola aggiunta di zucchero per far ripartire la fermentazione secondaria che causa la formazione della classica gasatura naturale e la cosiddetta presa di spuma. La rifermentazione in bottiglia prosegue, con il passare dei giorni, sempre più lentamente favorendo l’evoluzione del gusto ed originando piccole differenze tra un lotto di produzione e l’altro, differenze che vanno considerate come caratteristiche della genuinità ed artigianalità del prodotto.
Oltre alla Morgana, stile Belgian Ale, il birrificio produce:

BN1, stile Belgian Pale Ale, morbida dal colore giallo carico, profumo intenso di fiori bianchi ed agrumi, corpo pieno
BN2 stile American Pale Ale, cui l’utilizzo di luppoli americani conferiscono un’esplosione di note dolci ed agrumate bilanciate da una equilibrata nota amara
BN3, Stile Blanche, a base di frumento speziata al coriandolo, buccia d’arancia amaa, camomilla e pepe nero che donano complessità e leggerezza sia al naso che al palato
Daisy Usuale, stile American Pale Ale, morbida ed equilibrata dovei luppoli americani apportano profumi agrumati
Daisy Australe, stile Indian Pale Ale, dove il luppolo Galaxy australiano dona note di agrumi, pompelmo, frutto della passione e pesca
Skia, stile Pale Ale, dal colore giallo dorato, profumo maltato e aroma fruttato con corpo pieno, amaro leggero che bilancia la dolcezza del malto
Moeka, stile Red Ale, ambrata dai riflessi aranciati, lascia una bocca pulita e una leggera nota di tostatura
Sepa stile Stout, caratterizzata da note tostate che spaziano dal cacao al caffè, fino ad un finale di liquirizia con amaro ben bilanciato
Iride, stile Pale Ale Gluten Free certificata con un sentore di miele e pompelmo ed un finale maltato e di mandorla tostata.

Ultima nata nel momento più difficile della pendemia Covid: HEY PSYCO!, stile Triple, in versione piu’ soft rispetto alle tradizionali Belghe con etichetta ispirata da una foto dello stesso Andrea intitolata proprio cosi. Senza l’utilizzo classico di spezie, dall’aspetto ambrato carico, dal tenore alcolico medio alto (6,5 gradi), corposa al punto giusto per essere abbinata a  carni alla brace, salumi, formaggi stagionati ed erborinati, frutta e dolci secchi e la compagnia; lascia il palato pulito e con una leggera nota tostata.
I giovani sono riusciti ad apprezzarle tutte fino in fondo. Non si poteva non farlo prima di tutto  per la passione e l’impegno del titolare nel guidarci durante la degustazione, e poi  grazie al nostro socio Giancarlo Favaretto che ha provveduto a gestire gli abbinamenti con una sopressa veneta “spaziale” e con due assaggi di Montasio DOP stagionato proveniente da Fagagna in Friuli Venezia Giulia.
La serata è poi proseguita con la ventata di spensieratezza portata dai ragazzi, in una cornice di autentica convivialità, con una pizza speciale presso un bellissimo locale di Istrana (TV): il Ristorante Pizzeria Barbablù sito in Piazzale Roma 70, molto grande e con un servizio impeccabile e velocissimo, suggerito e prenotato dal nostro socio Luca Michielan.
Devo solo ringraziare tutti: Andrea per averci accolto con tanto affetto e passione nel birrificio e per averci offerto la degustazione delle birre e i soci per aver partecipato attivamente nell’organizzazione come Giancarlo, Luca e tutti con il piacere di un evento diverso dai soliti, meno ingessato, ma non per questo meno interessante.
Per me si è trattato di una grandissima esperienza, (anche la prima volta di una Triple!) data la mia profondissima ignoranza sul tema birra, che vedrò di colmare il prima possibile dato che ritengo che la birra sia una apprezzabilissima alternativa al vino, decisamente meno alcolica e destinata comunque ad ottimi abbinamenti a tavola.

18 maggio 2023

EROS E SPARANGI: L’ASPARAGO E’ LA FESTA!

Ristorante Sant’Eusebio – Bassano del Grappa (VI)

 

Con una serata diversa dalle solite il 18 maggio l’UEG – Consolato del Veneto ha voluto  dare inizio ad una serie di eventi maggiormente dedicati ai giovani.
L’incontro si è svolto  presso il Ristorante Sant’Eusebio a Bassano del Grappa  ed è stato un momento fuori dagli schemi, particolarmente gradito anche ai giovani ospiti presenti.
Tema della serata Eros & Sparangi  introdotto magistralmente da un graditissimo ospite, il  dottor  Giancarlo Andretta, Maestro Assaggiatore Formaggi, Sommelier e Gran bailì della Chiane de Rotisseur, che ha saputo rendere il momento dell’aperitivo più “frizzante del calice” ed interessante con tutta una serie di racconti estrapolati da libri e ricette afrodisiache.
Ringraziamenti ai soci presenti, a Robert Baron co-organizzatore della serata e ai nuovi giovani amici.

11 febbraio 2023

IL TARDIVO DI TREVISO

Ristorante Crosarona – Scorzé  (VE)

 

“All’alba del 1900

nasce un Fiore d’Inverno,

Una visione? Una Casualità?

Forse entrambe, ma ciò che è certo è che, da quegli anni,

un nuovo prodotto conquista il mondo.

Così,

come un grande scultore libera la sua scultura

imprigionata nel marmo, allo stesso modo i produttori

liberano dalle amare prigioni delle foglie di cicoria

un cuore bianco e rossastro,

il radicchio rosso di Treviso, Il fiore d’Inverno”

 

E’ iniziata così la Conviviale U.E.G. del Consolato del Veneto sabato 11 febbraio, tra poesia e storia, miti e leggende, magia in cucina e nel bicchiere, con il contributo dei soci Giancarlo Favaretto e Nicola Menin, che si sono egregiamente alternati per regalarci tantissime  sorprese interessanti:
la storia del radicchio, oggetto di approfondite ricerche presso le biblioteche più importanti;la presentazione di Andrea Tosatto alla guida del Consorzio del Radicchio Rosso di Treviso Igp che ci ha parlato di un prodotto di valore, una vera eccellenza dell’agricoltura italiana che il mondo ci invidia, anche grazie al video “Fiori d’Inverno” che vi invito a visionare; youtube.com
la “formula speciale” per il Vermouth di Ion Panta, docente a corsi di formazione, sommelier professionista, presenza importante al Ristorante Caffè Concerto di Venezia, Vermouth che speriamo di degustare prossimamente in abbinamento con qualche buon formaggio; la “nuvola fumosa” di Cristian Bertoncello socio fondatore dell’Associazione Culturale Amici del Nostrano del Brenta, promotore della  storia dell’antico sigaro nostrano del Brenta fatta di passione, amore e capacità di rinnovarsi nei secoli. www.libertaeparola.com
Particolare interesse ha suscitato l’abbinamento dei piatti, abilmente preparati dalla cucina diretta dal Sig. Paolo e dalla figlia Claudia titolari della “Crosarona” di Scorzè (VE)  ai vini piemontesi.  E’ sempre molto interessante quando alle conviviali sono presenti i produttori dei vini.
Abbiamo così potuto conoscere due grandi personaggi del mondo del vino: Giuseppino Anfossi della Cantina Ghiomo ed Enzo Boglietti della Cantina Boglietti.
Potrei descrivere Giuseppino Anfossi come una forza della natura: ha parlato della  sua filosofia legata al vino ed abbiamo percepito tutta la passione che ci mette nel suo lavoro e nella produzione dei suoi vini.
In vigna c’è grande attenzione alla natura e al rispetto del ciclo biologico della vite “perché il vino buono lo fa il tempo, insieme alla natura”.
L’azienda agricola, nata ai primi dell’800, prende il nome dalla cascina Ghiomo, un ex convento di frati nel cuore del Roero, a Guarene, a  3 km dal centro di Alba.
Contadini da generazioni, Giuseppino porta avanti varie tipologie di coltivazione in un territorio compreso tra la pianura del Tanaro e la collina di Guarene.
Nel 1999, dopo altre  esperienze, decide di fare esclusivamente il viticoltore e produrre vino con il suo concetto e la sua vocazione, ereditando dal nonno tutta la  passione  per il territorio e dal padre il rispetto del tempo e della natura.
Nei poco più di 10 ettari di vigneto si producono 40.000 bottiglie l’anno, ma solo nelle stagioni migliori, perché “non ci sarà mai un’annata simile ad un’altra”.
Le dimensioni medio-piccole rendono possibile quella  qualità e quel  carattere sempre più apprezzati e ricercati al giorno d’oggi.
In degustazione Arneis langhe Fussot e Nebbiolo langhe SanSteu.
E abbiamo potuto conoscere anche Enzo Boglietti, in primis con uno splendido metodo classico Brut Nature, 100% nebbiolo vinificato in bianco, servito come aperitivo in abbinamento agli stuzzichini a base di radicchio trevigiano.
L’idea di vinificare il nebbiolo in bianco nasce da una intuizione del  2004 di Sergio Molino, affermato enologo, che, dopo opportune sperimentazioni, si è reso conto che la punta del grappolo del nebbiolo, tagliata in fase pre-vendemmiale, contiene l’acidità ideale per produrre spumanti metodo classico, dosaggio zero e con una sosta sui lieviti di almeno 40 mesi; si tratta delle stesse uve del Barolo, del Barbaresco o del Gattinara dalle quali nasce uno spumante metodo classico.
E poi siamo entrati nella “sfera del barolo” con i secondi piatti: in abbinamento alla guancetta di vitello al Barolo con purè al radicchio e trevigiano grigliato è stato abbinato il Barolo 2016 DOCG .
E quando parliamo di barolo, parliamo di un’area vitivinicola tra le più conosciute al mondo e di un vino che non suscita solo emozione, ma evoca soprattutto il luogo da cui proviene. Sono vini con caratteristiche peculiari riconducibili solamente alla zona del Barolo; sono ambasciatori che raccontano  suolo e  microclima del territorio perché sono loro stessi “Territorio”. Questo vino ci ha regalato momenti di autentica meraviglia.
In chiusura conviviale con la Biscotteria della Crosarona Paolo ha offerto il Noans, passito dei colli orientali.

3 dicembre 2022

Conviviale degli Auguri

Locanda Pierinella – Brogliano (VI)

 

Si è svolta il 3 dicembre u.s. la conviviale degli auguri 2022 dell’UEG – Consolato del Veneto; si  è trattato di un incontro diverso rispetto i precedenti e gli anni passati dato che, con il rinnovo delle cariche, la  Console Territoriale nata nella Valle dell’Agno, a fine mandato,  insieme al Console Nazionale Valentino Trentin e ad altri soci  collaborativi  ha voluto dare vita ad un evento che facesse conoscere ai soci e agli amici partecipanti i vini prodotti nella propria vallata.
In apertura è stato ricordato il Console Nazionale Luigi Togn, recentemente scomparso ed il past console territoriale Veneto Arnaldo Toffon; la graditissima presenza di Patrizio Grando, fratello di Angelo, ha consentito di ricordare  il grandissimo contributo che Angelo ha dato alla nostra associazione come fondatore e promotore e ci ha resi orgogliosi di portare avanti questa sua impresa di conoscenza dei prodotti dei nostri territori.
Per il pranzo si è scelto un locale già positivamente valutato dall’UEG Veneto, la Locanda Perinella di Brogliano (VI), cornice ideale per una giornata dedicata alla convivialità ed alla buona cucina in abbinamento ai vini locali che sono stati oggetto di spiegazioni da parte dei  due dei tre produttori scelti dalla console territoriale:

 

Cantina Dalle Ore di Trissino – presente il titolare Marco Margoni    https://www.dalleore.it/

Cantina Masari di Valdagno – presente il titolare Massimo Dal Lago   https://www.masari.it/

Cantina Masiero di Trissino di Franco Masiero, assente per un precedente impegno per una manifestazione di settore a Venezia  –  https://www.verdugo.it/

Il menù è stato così strutturato:

Benvenuto agli ospiti

con radicchio di Treviso e salsiccia bardato con pancetta alla brace abbinato a Durello Torque Azienda Dalle Ore

Antipasto

Mattonella di pane con Asiago e porcini abbinato ad  Agno Bianco Azienda Masari  2021

Primo Piatto

Bigoli al torchio con fegatini d’anatra abbinato a Cabernet Franc Azienda Dalle Ore  2020

Secondo Piatto

Tagliata di petto d’anatra cottura rosa con purè di patate De.Co del Monte Faldo e trombette nere abbinato a Verdugo Azienda Masiero 2016

Dessert

Dolce di castagne abbinato a Doro Azienda Masari 2007

 

Ogni vino è stato presentato in abbinamento al piatto con informazioni sul  terreno e sul suolo; importante precisare che le cantine praticano una viticoltura biodinamica che si esprime soprattutto nell’uso dei preparati biodinamici, nel processo di compostaggio del concime prodotto in azienda effettuato oramai sempre più spesso anche in agricoltura biologica, nell’uso di pratiche agronomiche adeguate e nel rispetto dei ritmi biologici e cosmici.
Le spiegazioni date da Marco Margoni e da Massimo Dal Lago ci hanno permesso di capire un po’ di più quali siano le indicazioni e le regole dalla coltivazione biodinamica. Nella Valle dell’Agno poi, si segue una regola  particolare che i viticoltori si sono dati per mantenere il livello della produzione molto elevato dal punto di vista qualitativo.

La Regola dell’Ambiente:

L’ambiente va curato nel suo insieme, rispettandone la flora e la fauna e al fine di conservarne l’habitat naturale non più dell’80% della superficie può essere destinata a una qualsiasi forma di coltivazione specializzata, mantenendo così almeno il 20% di aree a prato o bosco.

La Regola del Terreno:

Per mantenere le specifiche caratteristiche del terreno, che rendono unico ogni vino, non si fa uso di concimi sintetici, erbicidi, insetticidi di qualsiasi tipo, che recano grave danno, alla microflora e alle falde acquifere, oltre ad eliminare indistintamente insetti utili e dannosi.

La Regola della Coltivazione:

Le lavorazioni meccaniche hanno il fine di controllare la crescita del manto erboso e di accentuare l’approfondimento delle radici per aumentare la mineralità e l’espressività dei vini oltre alla vitalità e resistenza delle piante. Per la stessa ragione non si fa uso dell’irrigazione.

Ed infine la Regola dell’Uomo:

L’uomo, le sue conoscenze e le sue esperienze costituiscono il legame tra l’ambiente e il terreno. A lui la responsabilità di rispettare nella totalità della sua produzione questi principi di agricoltura consapevole.

La giornata si è conclusa con un augurio finale del Prof. Luigi D’Agrò, presenza fissa alle conviviali degli auguri per il Veneto e con un graditissimo omaggio floreale alle signore ad opera del socio Giancarlo Favaretto.
Nelle foto alcuni momenti della conviviale: Ingresso Locanda Perinella, consegna agli ospiti del  book con le raccolte borsa di studio Adelaide Masella, alcune foto dei piatti.
Per le descrizioni dei vini in allegato le schede tecniche.

1 e 2 ottobre 2022

Caseus – Piazzola sul Brenta (PD)

 

Sarà la splendida cornice di Villa Contarini o il prodotto presentato, ma la manifestazione Caseus da poco conclusa è stata un vero successo: parlano i dati relativi all’affluenza di pubblico, ma anche il numero di formaggi presentati a concorso e disponibili in degustazione ed in vendita.
Questa edizione ha celebrato 18 anni di grande impegno e si è ampliata diventando una esposizione internazionale con i percorsi Caseus Veneti, Caseus Italiae e l’area Caseus Mundi.
E non poteva essere altrimenti perchè il comparto del latte e del formaggio svolgono un ruolo piuttosto rilevante nell’andamento economico nazionale e nel Veneto, terza regione, dopo Emilia Romagna e Lombardia per la produzione di latte destinato per più del 50% ai propri prodotti DOP.
Da appassionata di formaggi, direi che giova un “ripassino” sulle otto  DOP del Veneto, rappresentatissime durante la kermesse ed accolte da “Casa Veneto” (novità dell’anno realizzato con assi di abete rosso provenienti dalla Val Visdende, certificate e rispettose dei valori della sostenibilità e della tutela dell’ambiente,  stand regionale che ha accolto  la Regione, Veneto Agricoltura e le società controllate CSQA, Bioagro ed  Intermizoo):

Asiago – prodotto nelle province venete di Vicenza parte Padova e Treviso e Trento con latte  vaccino e   pasta semicotta
Casatella Trevigiana  – prodotta in provincia di TV da latte  vaccino intero, formaggio  a pasta molle
Grana Padano – prodotto in Piemonte, Lombardia, Veneto,  Trentino,  Emilia Romagna con latte vaccino crudo a pasta cotta  e pasta dura
Montasio  – prodotto nel Trevigiano e in parte nel Padovano e nel Veneziano e in  tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia da lette vaccino intero crudo
Monte Veronese – prodotto in provincia di Verona VR da latte vaccino intero a  pasta semicotta
Piave – prodotto in provincia di Belluno  da latte vaccino
Provolone Valpadana – interregionale tra Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia e le province di Verona, Vicenza, Rovigo e Padova da latte vaccino a pasta filata
Taleggio – interregionale tra Lombardia, Piemonte e provincia di Treviso da latte vaccino intero, a pasta molle,  grasso, formaggio a  pasta cruda.

Tantissimi e frequentatissimi gli stands, con i prodotti caseari della penisola e con i formaggi provenienti da altri paesi europei.  Tantissime le degustazioni gratuite e le dimostrazioni di cucina realizzate di fronte al pubblico assaggiatore. Ho partecipato anche io alla degustazione di “Io sono FVG” Una DOP – Due Regioni – con un ottimo risotto mantecato al Montasio e all’aceto balsamico prodotto in FVG.
Un cenno a parte merita la Villa, unica nel contesto territoriale, sorge sulla base di un disegno autografo di Andrea Palladio, sui resti di un antico castello costruito dalla famiglia dei Dente intorno all’anno Mille; successivamente acquisita dai Carraresi, signori di Padova, e poi ereditata dalla famiglia Contarini. Fu proprio Marco Contarini, Procuratore di San Marco, ad ampliare l’edificio rendendolo simile ad una Reggia nella seconda metà del Seicento. Il complesso venne in seguito acquistato dalla famiglia Camerini che lo riportò all’antico splendore completandolo secondo il gusto dell’eclettismo ottocentesco. A metà del secolo scorso la villa venne acquistata dal professor Giordano Emilio Ghirardi e  ceduta alla Fondazione a lui intitolata. Dal 2005 è di proprietà della Regione del Veneto, costantemente impegnata nella sua valorizzazione.
Anche se la si visita più e più volte, ti lascia sempre con il fiato sospeso e con la sensazione di essere un po’ parte del fasto e della rappresentanza dei patrizi veneziani.
Per la mostra dei formaggi premiati e dei formaggi a concorso è stato scelto il  piano terra dell’ala occidentale dove si trova la Galleria delle Conchiglie anche conosciuta come Sala delle Conchiglie: si tratta di una lunga galleria, oggi chiusa da vetrate, che era originariamente un loggiato aperto. L’unicità e la particolarità  derivano dalle sue decorazioni: rilievi e cornici di conchiglie che riproducono un repertorio di forme ispirate al mondo marino.
Nella mattinata di sabato ho cercato di essere all’altezza del ruolo di Console Territoriale per il Veneto dell’Unione Europea del Gourmets e, in sostituzione del nostro Console Nazionale Valentino Trentin  all’estero per lavoro, ho  consegnato la targa “Premio Casaro Emergente”  all’interno del  concorso Nazionale Formaggi di Fattoria,  premio speciale voluto dalla nostra associazione in collaborazione con Onaf  attribuito alla casara e “cheese designer” di Merate (Lecco) Adriana Scaccabarozzi.
Partendo dal latte, Adriana dà vita a creazioni accattivanti e colorate, mettendo in stretta correlazione il lato estetico e quello gustativo.
La sua vena creativa si è sviluppata nel corso degli anni, dopo varie esperienze maturate in campo artistico in svariati settori. Proveniente dalla musica dove con sole 7 note è possibile creare un’infinità di suoni, ha riportato lo stesso concetto al latte  abbinato con  spezie, fiori ed erbe aromatiche, grazie al quale  crea “forme” che diventano vere e proprie opere d’arte.
Ospite dello stand Onaf, ho avuto la piacevole sorpresa della visita del Presidente della Regione del Veneto.
Nel pomeriggio poi ho partecipato alla cerimonia di consegna dei diplomi ONAF per gli assaggiatori di formaggio (corso di primo livello ) al terzo piano della Villa e la  “Sala della Musica” anche detta “Sala della Chitarra Rovesciata”, ideata e costruita nella seconda metà del Seicento su iniziativa di Marco Contarini non può non farti entrare, anche solo per un attimo, in quella dimensione di raffinatezza che avvolgeva gli intrattenimenti musicali che venivano offerti dal patrizio veneziano agli ospiti della sua residenza. La sala in virtù della particolare conformazione, produce un funzionamento simile a quello di una cassa armonica.
Concludendo: che cosa mi è piaciuto di più?
La qualità alimentare e gastronomica dei formaggi, l’attenzione al formaggio come alimento sano grazie anche alle precise regole dei vari disciplinari di produzione che garantiscono la sicurezza del prodotto, la sostenibilità e il rispetto della terra.
E poi quello che credo sia la cosa più importante: la passione dei  produttori attaccati al loro lavoro e che sono in grado di presentarti il prodotto facendotelo veramente apprezzare fino in fondo.

Desi

30 luglio 2022

Malga Verde – Conco (VI)

 

Ritrovo dalle ore  10 per partecipare alle varie fasi di lavorazione del latte nel  caseificio della malga.
E’ poi seguito un pranzo nell’agriturismo della famiglia con la degustazione di formaggi prodotti dalla Malga Verde, spezzatino con polenta, tosela con contorni e dolci.
La famiglia Cortese racconta una storia di ritorno alle tradizioni e che parte nel
2006 quando Maurizio decise di gestire quella malga di Lusiana Conco, sull’Altopiano di Asiago; un’avventura in quota che per lui, abituato all’alpeggio delle sue vacche, faceva parte del suo lavoro.
Partì da solo, portando solo gli animali e iniziando a sistemare un  posto veramente bellissimo.  Aveva qualche idea, tanto coraggio e un modello di  imprenditoria fuori dagli schemi.
In cuor suo sperava che un giorno i suoi tre figli lo avrebbero affiancato, ma non fu così, non  subito. Dopo aver provato diverse esperienze lavorative, alla fine tutti e tre tornarono, richiamati da una passione originaria che non li aveva abbandonati.
Tornarono, portarono idee e trasformarono Malga Verde in un riferimento unico per la produzione casearia sull’Altopiano, dando vita a numerosi prodotti fra cui il principe dei formaggi di questa terra, il formaggio Asiago DOP.
Una storia anche di resistenza in quota, alla quale Maurizio tiene tantissimo.
Il socio Giancarlo Favaretto ci ha descritto tutte le fasi e le tipologie di Asiago DOP in lavorazione nelle zone dell’Altopiano e il disciplinare di produzione.
Una annotazione a parte merita la Tosella.
Questo formaggio  declinato  “al femminile”, è un prodotto caratteristico della nostra zona e vede il suo apice produttivo proprio in coincidenza con il periodo dell’alpeggio che va da maggio a settembre.
È in realtà un formaggio freschissimo le cui  origini sembrano risalire  alla semplice e più arcaica delle sue funzioni: soddisfare le quotidiane necessità di sfamare i malgari durante il lavoro estivo.
Con l’utilizzo della Tosella veniva così preservato il più pregiato, commerciabile e remunerativo formaggio di malga, utilizzato un tempo anche come merce di scambio o per pagare i dazi ai fittavoli e oggi fattore di reddito importante.
Dal punto di vista “tecnico”, la Tosella è un formaggio fresco, a pasta molle, ottenuto da latte vaccino e che si presenta con un colore bianchissimo ed una consistenza moderatamente elastica, da consumare al massimo entro 2 o 3 giorni perché, contenendo parecchia umidità e poco sale, non si presta alla stagionatura.
Va consumato dopo un passaggio veloce sulla griglia, oppure in padella con un piccolo fiocco  di burro , o con un’impanatura veloce con pane grattugiato e farina bianca o, infine, un passaggio svelto in un tegamino al forno “et voilà”, in pochi minuti avrete pronto un piatto davvero appetitoso che nella tradizione montanara lo vuole completato dalla polenta alla griglia e magari da freschi funghi di bosco.
La Tosella deve il suo nome con ogni probabilità alla parola “tosare”, termine con cui i malgari dell’altopiano di Asiago, oltre che il gesto riferito alla tosatura delle pecore, indicano anche il rifilare le forme di formaggio appena prodotto, smussandole delle sbavature che fuoriescono dagli stampi e recuperando così il prezioso alimento. Ma, oltre a ciò, c’è anche chi sostiene che il nome Tosella, in dialetto “tosela” sia anche un riferimento al termine gergale “tosa”, con cui viene identificata una giovane fanciulla, in associazione alla sua freschezza e delicatezza.

25 giugno 2022

“La boca non xe straca finchè no la sa da vaca”

Seminario conoscitivo di abbinamento vini/formaggi

condotto da Francesco Salano Sommelier e Maestro degustatore formaggi ONAF

Ristorante Alla Busa – Noventa Vicentina

 

Con presentazione dei seguenti formaggi:
Gorgonzola Dop riserva,
Erborinato di Montegalda,
Blu Stilton,
Erborinato Fourme d’Ambert

e dei seguenti vini in cui abbinamento:
Monte Durello Passito IGT 2017 – Gianni Tessari,
Recioto di Gambellara DOCG 2017 – Lino Sordato,
Bagnoli Friularo DOCG 2015 – Dominio di Bagnoli a Bagnoli di Sotto (PD)
Refrontolo passito DOCG 2018 – Azienda Agricola Giuseppe Liessi

A seguire cena con:
Risotto al Basilico e Datterino,
Vitello in salsa tonnata, insalata russa e pomodori ripieni
Mousse alla frutta

31 Maggio 2022

Ospiti della manifestazione DA RIVA A RIVA

Montagnana (PD)

 

Avere uno scopo comune permette ad associazioni come UEG-Consolato del Veneto di confrontarsi e socializzare con persone appartenenti a diverse realtà lavorative e ad affacciarsi al mondo delle nuove generazioni e al loro modo di pensare e comunicare. Con mia piacevole sorpresa, ogni volta che partecipo ad una manifestazione come quella di questa sera, mi accorgo che non si sono persi, per nostra fortuna, l’entusiasmo e la voglia di far conoscere alle persone un patrimonio ricco d’arte, storia, cultura, cibo, vino che caratterizza la nostra bella Italia in tutte le sue Regioni.
Stasera, grazie al cortese, inaspettato e gradito invito di Mauro Gambin giornalista della rivista Magazine “Conipiediperterra” ci troviamo a Montagnana, in provincia di Padova .
Che questa magnifica città murata fosse ricca di storia e arte, lo potevamo immaginare, ma la visita guidata svolta da una simpaticissima guida turistica Silvia Raimondi dell’associazione culturale Murabilia di Montagnana ce l’ha fatta apprezzare ancora di più.
Il giro turistico è iniziato con la visita al Castello di San Zeno e con la vista spettacolare dalla magnifica torre più alta e antica della città (38 m circa) fatta costruire da Ezzelino III da Romano nel 1242; si é proseguito con una passeggiata fuori le mura dove si é potuto ammirare uno spettacolare panorama di tutta la città fortificata con la luce dell’imbrunire.
Alla fine siamo tornati al punto di partenza in piazza Vittorio Emanuele II ,dove si è svolta alla presenza di tutte le autorità locali, provinciali e regionali, associazioni di categoria ed alcuni produttori di aziende locali, la presentazione della manifestazione

DA RIVA A RIVA il nostro Veneto

La serata é proseguita con degustazione dei vini di cantine dei Colli Euganei con la collaborazione dei Sommelier dell’AssociazioneItaliana sommelier Padova in abbinamento a piatti magistralmente eseguiti dai ristoratori del luogo ed elegantemente serviti dai giovani dell’istituto Alberghiero Jacopo di Montagnana. Come Socio dell’ Associazione UEG-Consolato del Veneto, avente l’obiettivo di valorizzare i prodotti del territorio attraverso la conoscenza di aziende locali e degustazioni di vini in abbinamento a piatti gourmet, invito tutte le persone ad affacciarsi a questo mondo così vasto e a partecipare sempre più numerosi a questo tipo di manifestazioni. Tutto questo farà crescere non solo la propria conoscenza culturale, artistica ed enogastronomica, ma ci permetterà di sensibilizzare ancor di più le Istituzioni locali e nazionali che bisogna investire in questi progetti che sono il carburante necessario per far ripartire, dopo un disastroso periodo di pandemia, la macchina economica del nostro paese apprezzato in tutto il mondo.

Presenti all’evento:

Alberto Bernardi
chef Mariana Epure del Ristorante La Posata Bianca Abano Terme,
Renato Malaman
Michele Pigozzo Assocuochi Patavium
Attilio Fontana Prosciutti

28 maggio 2022 

Degustazione Metodo Cassico

Roncà (VR), alla scoperta di “Fongaro, Spumanti Metodo Classico”

 

Continua il lavoro di UEG Consolato del Veneto di conoscenza delle cantine e dei produttori del Veneto in collaborazione con gli amici sommelier del gruppo “Il Sommelier Irriverente”.
L’obiettivo è quello di continuare ad approfondire la conoscenza di importanti cantine venete vocate alla produzione realizzata con il Metodo Classico.
Di nuovo in cantina. Siamo a Roncà (VR), alla scoperta di “Fongaro, Spumanti Metodo Classico”, cantina fondata nel 1975 da Guarino Fongaro, importante realtà della Valle d’Alpone, da sempre vocata al metodo classico applicato principalmente alla durella coltivata in regime biologico.
Siamo accolti da Riccardo Penzo, “Brand ambassador” del marchio Fongaro che inizia la giornata parlandoci di Guarino Fongaro che, dopo aver lavorato per lungo tempo in Franciacorta, decise nel 1975 di investire qui. Mentre in zona si andava espiantando la durella in favore della garganega, il sig. Fongaro fece esattamente il contrario basando la sua produzione essenzialmente sulla durella vinificata ricorrendo al metodo classico.
Sono piantumati anche vigneti di chardonnay e di incrocio manzoni coltivati a 250-500 metri s.l.m. insieme alla durella su colline di origine vulcanica con presenza prevalente di tufo e basalto, terreni che restituiscono al calice vini di grande freschezza e sapidità.

19 Maggio 2022

Festa del Prosciutto Veneto a Montagnana (PD)

Consegna guidoncino al Presidente del Consorzio dott. Attilio Fontana

 

Tradizione e valorizzazione dei prodotti del territorio.. Questo il tema della serata svoltasi nella splendida cornice del borgo di Montagnana (PD).
Protagonista di questa sera, il prosciutto Veneto dop prodotto dal prosciuttificio Attilio Fontana.
Presente alla manifestazione anche UEG Consolato Veneto con alcuni soci; la console territoriale per il Veneto,  oltre ad avere la gradita sorpresa di cenare allo stesso tavolo del dr. Attilio Fontana ha potuto consegnare personalmente al produttore, il guidoncino dell’Associazione UEG, Il quale ha ricambiato facendo omaggio del libro dei 50 anni di storia dell’azienda.
Menu’ della serata :

  • Prosciutto Veneto dop del prosciuttificio Attilio Fontana stagionato 24 mesi nella cantina più antica dell’azienda. Dal 1926 questa cantina ,costruita con soffito di legno e pavimento in cotto ubicata all’interno del prosciuttificio viene usata per la stagionatura di alcuni tipi di prosciutti come quello degustato questa sera. Prodotto eccellente, con equilibrio perfetto tra stagionatura, dolcezza e giusta sapidità.

Come accompagnamento al prosciutto una gustosissima focaccia al prosciutto crudo Veneto dop, prodotta diligentemte seguendo il disciplinare,da Simone, gestore del ristorante Le mura di Montagnana

  • A seguire orzo alle erbette di montagna.

Piatto eseguito con grande maestria e semplicità da uno chef che dà grande rilievo alla valorizzazione dei prodotti del territorio,  Paolo Betti del Rifugio Maranza di Trento, finalista a quattro ristoranti di montagna,

  • Formaggi veneti;
  • Dessert : semifreddo alla mandorla con pezzi di cioccolato bianco e lampone.

Ringraziamento particolare per questa bella serata a tutti i commensali presenti al nostro tavolo in particolar modo ad Attilio Fontana, persona di squisita gentilezza ed eleganza,  Presidente del

Consorzio Prosciutto Veneto DOP.

14 maggio 2022

Ristorante Villa Damiani

Campese di Bassano del Grappa (VI)

 

MENU’

Aperitivo di Benvenuto

 Julienne di asparagi in tempura

Antipasti

Cruditè di scampi con asparagi marinati
Punte d’asparago al tartufo nero e parmigiano
Mazzetto di asparagi e speck gratinato al porro e asiago

Piatti

Risotto di asparagi Bianchi – Asparagi e uova alla bassanese

Dessert

Tartelletta di brisee con crema vaniglia, semifreddo alla meringa bassanese e fragole glassate

 

Alcune immagini per ringraziare, come Console Territoriale per il Veneto, e quindi come “padrona di casa” gli amici del Rotary Club Valle Agno ,  Bassano e Trento  e gli Amici di Merlin Cocai che, con il Prof. Otello Fabris ci hanno guidato prima della conviviale ad una  interessantissima visita al Sepolcro di Teofilo Folengo (Merlin Cocai).

Un ringraziamento al  Presidente nazionale Nino Masella, ai consoli Nazionali Luigi Togn, Edigio Di Mase e Valentino Trentin ed al Console territoriale per il Trentino Alto Adige Alan Bertolini, oltre ai soci Antonio Cossu, Lella Bzzotto e Bruno Giorgini presenti durante la giornata.

Per il Veneto è stata anche l’occasione per presentare un nuovo socio, Luca Michielan spillato per l’occasione dal Presidente Nazionale.

 

2 Aprile 2022

Conviviale di Primavera

Montagnana (PD)

 

Il profumo del prosciutto Veneto di Montagnana ci ha dato il benvenuto in questo incantevole borgo Medievale.
L’eccellenza del Prosciuttificio Attilio Fontana Prosciutti ci ha permesso di cogliere alcuni dettagli fondamentali per la qualità dei Prosciutti da lui prodotti. L’azienda è stata selezionata e potrà fregiarsi della vetrofania UEG – Prodotto eletto.
Passeggiando per strade secolari e attraversando Piazza del Duomo, abbiamo raggiunto l’Hosteria San Benedetto dove tra selezioni di vini e pietanze dal sapore locale interpretate modernamente, abbiamo avuto modo di celebrare il nostro Convivio.
Emozionante la consegna della spilla al nuovo socio Maurizio Napoli da parte del Presidente Masella.
Una piacevole giornata in stile Gourmet al termine della quale abbiamo avuto il piacere di consegna la vetrofania anche al ristoratore che ci ha ospitato.
Benvenuta Primavera.

11 dicembre 2021

Conviviale degli auguri

“Da Cirillo” Montegaldella (Vi)

 

Due momenti della Conviviale “Da Cirillo” di Montegaldella con la consegna della vetrofania UEG ai ristoratori Ruggero e Carlo Campesato e dei guidoncini agli oratori prof. Antonio Muraro ed Otello Fabris e la presentazione dei soci per l’anno 2022.

3 ottobre 2021

A Spasso Tra le “Sette Sorelle“

Ristorante “Al Ponte” – Lusia (RO)

 

Stavolta siamo a Lusia in provincia di Rovigo, con il piacere di ritrovarci in una cornice un po’ diversa dal solito.
Solo qualche cenno. Una volta tanto voglio lasciare “la parola” ad alcune immagini selezionate tra le tantissime che mi avete inviato.
Il ritrovo è stato presso il Ristorante “Al Ponte” a Lusia in via Bertolda, 27 locale che ha come missione quella di mantenere vivi i piatti della tradizione locale.
All’aperitivo di benvenuto con verdure fritte, pinza e salame di casa è stato abbinato Prosecco rosè Foss Marai prodotto dalla famiglia Biasiotto, una bollicina elegante con intensi profumi di frutti di bosco, fresco e fragrante al palato.
Al flan di melanzane con crema di burrata e pomodorini servito come antipasto e al primo piatto costituito da spaghetti di pasta Fracasso con burro, acciughe, grana e tartufo polesano è stato abbinato un incrocio Manzoni bianco Agnocasto Vignalta di provenienza dell’area dei colli Euganei; colore giallo dorato e luminoso con profumi floreali e ammandorlati, di acacia e biancospino cui si aggiungono i fruttati di mela, melone e nocciola. Al palato caldo , morbido e con un finale di frutta secca.
All’oca in onto con lattuga di Lusia spadellata è stato abbinato un rosso di corpo, elegante, con profumi intensi e ottima camplessità prodotto da merlot in purezza: Sassonero Zanovello (Cantina Cà Lustra) perfetta espressione del territorio dei Colli Euganei.
Per dessert un’altra tipicità locale: la “Brazadela” servita in abbinata con Fragolino.
In apertura della giornata siamo stati raggiunti dal sig. Fracasso, titolare dell’omonima ditta rodigina. (www.pastafracasso.it). Pasta Fracasso è una realtà artigianale che coltiva il grano duro nella propria tenuta e lo macina a pietra. Utilizza moderne tecniche agronomiche combinate con tradizioni antiche e rispetto per la natura che premiano il prodotto con una pasta ricca di profumi, dal sapore intenso e fragrante unica per apporto proteico e digeribilità.

27 giugno 2021

A Spasso tra le “Sette Sorelle”

Noventa Vicentina presso La Busa

 

Ho appena qualche giorno di ritardo ma volevo comunque raccontare un po’, per chi non c’era o per chi ci sta comunque seguendo, come si è svolta la Conviviale del 27 giugno organizzata dall’Union Europeen des Gourmets – Consolato del Veneto all’interno del programma per il 2021 ” A Spasso Tra le Sette Sorelle”.
Dopo programmazioni, stop, distanziamenti, ecc…., ci siano finalmente ritrovati in provincia di Vicenza, in quel di Noventa Vicentina , per una conviviale “come da decreto” , nel rispetto del distanziamento, interamente dedicata al tartufo dei Colli Berici cioè, dato il periodo, al Tuber aestivum comunemente noto come Scorzone.
Il tartufo è il frutto ipogeo di un fungo che appartiene al genere Tuber e che si forma nel sottosuolo quando le ife a contatto con le parti terminali delle radici delle piante ospitanti, prevalentemente querce, sviluppano le micorrize. Sono infatti le micorrizze che, ogni anno al verificarsi di condizioni climatiche favorevoli stimolano la formazione del carpoforo, cioè del corpo fruttifero, formando il vero e proprio tartufo.
Lo Scorzone è disponibile per la raccolta dal 1 maggio fino al 30 novembre.
La Busa di Noventa Vicentina ci ha accolto con una bellissima mise en place replicata su ogni singolo tavolo.
Come console Territoriale del Veneto ho brevemente introdotto il ristoratore Luca Grezzani (ristoratore di terza generazione , sommelier, docente corsi ed artista) e l’ospite esperto in materia Vito Francesco D’Amanti (sommelier, docente corsi ma medico pediatra nella vita di tutti i giorni).
Dall’aperitivo di benvenuto con Brioche salate di sfoglia è stato tutto un crescere di emozioni, sapori e conoscenze grazie alle interessanti spiegazioni che Vito riusciva a dare ad ogni piatto e ad ogni abbinamento.
L’aperitivo è stato abbinato ad un Prosecco Brut Rosè, molto richiesto al momento trattandosi un po’ di una novità.
L’antipasto, costituito da uno splendido tegamino dal quale occhieggiavano le uova nel tradizionale abbinamento con lo Scorzone, piatto emblema per i vicentini del tartufo dei Berici, è stato abbinato ad un Sauvignon Piovene Porto Godi come pure il risotto al tartufo, realizzato con il Carnaroli di Grumolo delle Abbadesse per rimanere territorialmente in Provincia di Vicenza.
Il secondo piatto, costituito da Scaloppine al tartufo con patate al forno ed Erbette è stato abbinato a Vittorio Terre Gaie.
Un sorbetto al mango e rum ha fatto poi da ponte verso il dessert costituito da una delicatissima Millefoglie con Crema Pasticcera e Crumble di Arachidi cui è stato abbinato un Torcolato di Breganze.
Il nostro Vito è, tra l’altro, membro della Magnifica Fraglia del Torcolato DOC Breganze ed è stata per noi l’occasione per apprendere altri abbinamenti consigliati per il Torcolato e il motto della Fraglia “Di Breganze il Torcolato è delizia del Palato” .
Ho concluso la giornata con un ricordo del fondatore dell’UEG Angelo Grando, cui il fratello Patrizio ha dedicato una statua installata in occasione del ricordo del suo compleanno il 13 giugno u.s. nella casa natale di Pederobba, e del socio che è stato Console Territoriale per il Veneto Arnaldo Toffon venuto a mancare nei giorni scorsi.
E’ seguita la consegna di un guidoncino UEG all’ospite Vito Francesco D’Amanti e della vetrofania UEG da apporre sulla porta del locale all’anfitrione Luca Grezzani.
Riporto alcune foto della giornata, realizzate dalle colleghe del Gruppo Amici e Degustazioni che ringrazio sia per la partecipazione, che per la collaborazione

29 MAGGIO 2021

A spasso tra le “Sette Sorelle”

Tappa a Marcellise (VR) presso  Azienda Agricola Marion

 

Continuando il viaggio tra le Sette Sorelle cioè tra le Sette provincie venete che ci eravamo proposti di percorrere come programma UEG Consolato del Veneto per il 2021, sabato 29 maggio u.s., lasciata l’autostrada al casello di Verona Est, abbiamo fatto tappa nel Veronese.
Devo dire che salire da San Martino Buon Albergo verso la valle del Marcellise è stata per me una grande sorpresa; nella piena ignoranza di tanta bellezza, ero convinta che i vigneti della zona di produzione del Prosecco fossero quanto di meglio la viticoltura possa mostrare, ma il Marcellise eguaglia se non addirittura supera quel panorama, che pure è stato dichiarato Patrimonio Unesco.
L’occasione è stata quella di presenziare alla degustazione organizzata grazie al socio UEG Diego Schiavoi presso una realtà a conduzione familiare gestita da Stefano Campedelli e dalla moglie Nicoletta.
L’azienda ha sede in una villa padronale, appartenuta un tempo ai conti Marioni, grandi proprietari terrieri nel Veronese. Nel 1988 la famiglia Campedelli ne acquista la proprietà e, dopo lunga ristrutturazione con risistemazione della campagna circostante, comincia ad impiantare vigneti.
Inizialmente la produzione veniva conferita, come accadeva per altri produttori della zona.
Intuite le potenzialità del terreno e del microclima, nel 1994 i titolari decidono, grazie anche all’incoraggiamento di Celestino Gaspari, di proseguire nella sperimentazione di una produzione qualitativa ed autonoma.
Come ci ha raccontato Stefano dandoci il benvenuto e prima lasciarci a causa di impegni personali nelle mani del braccio destro Alessio commerciale dell’azienda, è così che nasce l’Azienda Agricola Marion, termine quest’ultimo con cui la gente del posto chiamava i conti Marioni.
La chiacchierata fatta inizialmente con Stefano, cui ho presentato l’UEG e i suoi scopi istituzionali, mi ha fatto capire che è un tipo con le idee ben chiare: per il vino ha seguito un metodo personale, non usa barrique, ma legno di Slavonia ed è fra i pochi a vinificare il Teroldego in purezza e l’Igt Cabernet Sauvignon con la stessa tecnica del Valpolicella, cioè con uve appassite; per quest’ultimo vinifica il 70% di uve fresche e il 30% di uve appassite per un mese.
Stefano è a capo di una realtà che esporta molto all’estero ed ha una cura costante nelle fasi di produzione del vino, iniziando dalla conduzione dei vigneti improntata rigorosamente alla salvaguardia dell’equilibrio naturale delle piante. Le vigne si trovano in una zona estremamente soleggiata e sono state in parte riconvertite a guyot, sistema di allevamento che permette una maggiore resa qualitativa delle uve.
Stefano e Nicoletta ci hanno parlato anche dell’ambiente circostante e dalla villa Girasole, visibile dalla corte, costruita negli anni 30 e particolarmente all’avanguardia per quei tempi, che fu residenza degli Invenizzi.
Ci sono alcune cose che mi affascinano più di altre.
Qui mi è piaciuta l’impostazione data alla cura dell’ambiente, l’attenzione nel non far apparire troppo l’antropizzazione, pur necessaria.
Mi è piaciuta l’attenzione posta nella selezione dei vitigni privilegiando i biotipi del luogo (la Corvina grossa, la Rondinella, la Corvina Gentile), in stretta relazione con il terroir per lo più calcareo con poca argilla e sasso.
Mi è piaciuta l’etichetta dei vini che sembra voler essere più un inno ad un “comportamento ecologico” che una dichiarazione del contenuto della bottiglia.
Mi ha affascinato moltissimo l’origine del nome di uno dei vini degustati: Calto, tratto dal frontespizio di un documento (tra le foto), ritrovato in loco, della curia vescovile veronese. Si tratta di una visita pastorale dell’oratorio di San Francesco d’Assisi di proprietà della Contessa Angela Butturini Marioni a Marcellise. La visita viene eseguita dal canonico Giuseppe Polidoro su mandato del Vescovo di Verona Pietro Aurelio Mutti che loda e benedice la proprietà per la corretta tenuta dell’oratorio. Correva l’anno 1846.
Ecco, per un attimo, leggendo la copia del documento, mi sono estraniata ed ho vestito i panni della Contessa Angela; poi sono tornata alla realtà ed ho deciso di riprendere le sembianze del CT UEG per il Veneto ed ho dato inizio alla degustazione presentando gli ospiti.
Un ringraziamento speciale va al CT UEG per il Trentino Alan Bertolini che ci ha dato man forte durante tutta la giornata, servendo i formaggi che erano stati scelti in abbinamento ai vini su delle originalissime tegole in larice rosso provenienti da una malga montana. Alan, oltre che sommelier, è mastro degustatore dei formaggi per ONAF ed è quindi un grandissimo esperto.
Sono stati presentati e degustati: roccolo valtaleggio con stagionatura dai 4 ai 5 mesi che rimane morbido sottocrosta perchè inizia la stagionatura dall’interno, Prato fiorito dal Trentino Alto Adige formaggio a pasta cruda con colorazione gialla decorato con fiori ed erbe di montagna sulla crosta, Deblochon dell’Alta Savoia con un po’ di latte di capra e il più locale Monte Veronese dalla tipica pasta gialla.
I vini in degustazione sono stati: Borgomarcellise Valpolicella Doc, Valpolicella Doc Superiore del 2016, Amarone doc della Valpolicella, Cabernet Sauvignon Igt, Teroldego Igt, e il Calto Rosso Igt cui ho accennato agli inizi.

Concludendo:
Capacità, tenacia e lavoro sono le caratteristiche che hanno permesso a questa azienda di produrre vini come Valpolicella Superiore, Amarone, Cabernet Sauvignon, e Teroldego, dotati di corpo e personalità, ma soprattutto capaci di raccontarci dal bicchiere quel “terroir” che pochi produttori sono in grado di esaltare fino in fondo e che rappresenta la firma dell’azienda

27 febbraio 2021

A spasso tra le “Sette Sorelle”

Tappa a Valdobbiadene

Cantine Roccat e Varaschin

 

Approfittando del grado giallo nella nostra Regione, l’UEG – Consolato del Veneto ha potuto tener fede al programma sociale per il 2021 costruito sulla formula della “Passeggiata tra le Sette Sorelle” cioè con incontri tematici sviluppati per conoscere ed apprezzare alcune delle caratteristiche tipiche legate ad ogni provincia del Veneto.
E sabato 27 febbraio è stata la volta della Provincia di Treviso con un’incursione nei territori del Prosecco e tappa a Valdobbiadene alle cantine Roccat e Varaschin.
Devo dire che, ancora una volta, ho dovuto ricredermi, convinta come ero dopo aver partecipato a degustazioni specifiche e a verticali sul Cartizze di Rive, che del Prosecco ormai conoscevo tutto.
Ed invece, grazie al percorso guidato intrapreso durante la giornata in compagnia di Nicola Menin, uno dei massimi esperti del territorio e della storia del prosecco, esperto di marketing legato alle aziende del settore, ho scoperto di avere ancora molto da imparare.
Nicola ha dapprima toccato i temi relativi al territorio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, il cui sito dal 2019 è inserito nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, ed ha posto l’accento sulle caratteristiche di unicità, descrivendo il sistema geomorfologico a cordonate, definito “hogback”, che caratterizza la fascia collinare tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto, sia da un punto di vista scenografico, che come fattore limitante per la sua secolare antropizzazione ed utilizzo agricolo.
Questa forma di territorio ha permesso a migliaia di piccoli viticoltori di creare un paesaggio agrario molteplice sia nelle forme che nella composizione; un paesaggio definito “a mosaico”, fortemente parcellizzato e interconnesso, caratterizzato da tanti piccoli appezzamenti vitati intervallati da un’importante presenza di elementi boscati ed improduttivi, che funzionano come un’efficace rete ecologica in grado di fornire servizi ecosistemici di qualità.
Dopo la visita alla zona della cantina Roccat dedicata alla produzione dei vini dove abbiamo potuto assaggiare due tipologie di basi per il prosecco, la degustazione è iniziata con i prodotti più particolari della cantina stessa tra cui un Dry con alto residuo zuccherino, un Prosecco col fondo ed un Prosecco a zero residui zuccherini composto oltre che da glera anche da perera e bianchetta.
Il gruppo UEG Veneto è poi proseguito alla volta dello storico Palazzo Brunoro sede della cantina Varaschin, dove Renzo Varaschin, Raffaella e Manuel ci hanno accolto nella sala degustazione dell’azienda, che anticamente veniva usata come cantina e all’interno della quale ci sono ancora antiche botti perfettamente conservate, acquistate di seconda mano dalla Birreria Pedavena per le produzioni locali.
Da qui si accede alla vecchia cella vinaria della cantina che, dal 1946, ospita la Confraternita del Prosecco, motivo d’orgoglio per la famiglia Varaschin, che testimonia l’importanza dell’associazione sia dal punto di vista storico, che sociale, che culturale essendo sorta per la tutela della qualità del prodotto.
Ispirata ai concetti fondamentali delle più illustri consorelle di Francia e alle sane tradizioni enologiche del luogo, le origini della Confraternita si identificano in gran parte nelle precarie condizioni ambientali dell’immediato dopoguerra; allora incombevano sul settore vitivinicolo la minaccia dell’esodo degli agricoltori dalla collina verso i più remunerativi e meno faticosi lavori della pianura e l’estremo stato di abbandono dei vigneti. Si rendevano necessarie energiche misure protettive, tangibili aiuti morali e materiali, assistenza tecnica e consigli, e i pionieri di quella che divenne in seguito la Confraternita di Valdobbiadene condivisero il frutto della loro esperienza: aiutarono gli agricoltori a superare il difficile momento, collaborarono alla messa a dimora di nuovi e più razionali vigneti e diedero incondizionatamente assistenza a chiunque ne avesse avuto bisogno.
La Confraternita, che è la più antica non a carattere religioso, va considerata come una autentica università del Prosecco Superiore: le volte della cella sono state istoriate dal pittore Cappellin con motivi bacchici cui, nel corso del tempo, sono state aggiunte altre opere, ed è una vera e propria enoteca in cui bottiglie dai nomi prestigiosi sono degna cornice ad altre di Prosecco da collezione, con etichette la cui data risale al 1919. Cresciuta nel tempo, ai nostri giorni la Confraternita è composta da tecnici enoici e da personalità del mondo vitivinicolo; tutti lavorano per lo sviluppo del sodalizio e danno il loro valido apporto per la tutela del suo prodotto principe.
La cella è stata aperta appositamente per l’UEG e devo dire che, varcata la soglia sono stata rapita da una sensazione di sacralità che ha fatto passare in secondo piano la finezza e la qualità dei prodotti degustati ed il particolare omaggio che il titolare della cantina Varaschin, il sig. Renzo, ha voluto fare all’UEG stappando, proprio al mio tavolo, una bottiglia di prosecco storica del 1980 preveniente dal Fondo s. Pietro con tappo in sughero a cinque pezzi Barelli che, inaspettatamente per me che non ci volevo proprio credere, stappata, conservava ancora un perlage abbastanza vivido e profumi varietali.
La degustazione si è poi conclusa con un vin santo di prosecco e un cartizze da degustare specificamente nel calice dove era stata fatta la mescita del vin santo per apprezzarne appieno gli aromi.
A conclusione dell’evento ci siamo trovati per un momento conviviale presso la Trattoria alla Cima di Valdobbiadene.
Sia per la cantina Roccat, che per la cantina Varaschin voglio lasciarvi a bocca asciutta e volutamente non descrivo i prodotti degustati, né vi menziono i loro marchi commerciali perchè il mio invito è quello di recarvi sul posto, di prendere contatti con queste realtà e di apprezzare personalmente un prodotto che tutto il mondo ci invidia, lasciandovi conquistare dalla bellezza e dalla storia di questi luoghi.

6 febbraio 2021

degustazione monotematica “Lessini Durello”

Cantina  Montecrocetta di Montebello Vicentino

 

L’U.E.G. – Consolato del Veneto ha organizzato una degustazione monotematica presso la Cantina Montecrocetta di Montebello Vicentino con l’obiettivo di conoscere la Durella. L’idea era nata ancora ad ottobre dello scorso anno tra i nuovi soci UEG, intronizzati al Gran Convegno delle Marche.
La Durella è un vitigno a bacca bianca, di tarda maturazione proveniente dalle colline vulcaniche della Lessinia orientale, tra le province di Verona e Vicenza, particolarmente adatto alla spumantizzazione per via dell’elevata acidità.
Già a partire dal 1200 era segnalata su manoscritti e statuti comunali: era chiamata Durasena, dal latino “durus acinus”, con riferimento allo spessore della sua buccia.
L’Acerbi nel 1825 ci racconta di una Durella coltivata nella provincia di Vicenza e una nell’Oltrepò con caratteristiche molto simili; il Di Rovasenda nel 1877 ed il Perez nel 1904 descrivono lo stesso vitigno coltivato nel veronese.
In passato il vitigno è stato spesso confuso con il Nosiola trentino.
La vinificazione ha subito variazioni nel corso degli anni: fino agli anni Ottanta si vinificava con macerazione delle parti solide e quindi il vino si presentava acidulo, intensamente colorato ed astringente e si prestava più che altro ad aumentare il tenore acido di altri vini, mentre verso gli anni Sessanta si passò alla vinificazione in bianco, ottenendo un prodotto molto gradevole.
La durella è base del Monti Lessini Durello Doc, declinato nelle quattro tipologie di Durello, Durello Superiore, Durello passito e Durello spumante ed è stata “pubblicizzata” fuori del suo territorio di origine dal 1997 quando è stato istituito il Consorzio del vino Lessini Durello, che riunisce i produttori e contribuisce alla valorizzazione non solo del vino, ma di tutto il territorio ed ha portato alla creazione della Strada del vino Lessini Durello.
La degustazione è stata ospitata dalla cantina Montecrocetta, i cui vitigni sono ai piedi dei monti Lessini, tra Verona e Vicenza per una superficie di 37 ettari vitati nella zona doc Gambellara, doc Soave, doc Lessini Durello e doc Vicenza nei Comuni di Gambellara, Lonigo in provincia di Vicenza, Terossa di Roncà e Montecchia di Crosara in provincia di Verona.
I vigneti sono piantumati in colline di origine vulcanica con terreni ricchi di tufi basaltici; le varietà coltivate sono essenzialmente Garganega, Trebbiano di Soave, Durella, Pinot bianco, Pinot grigio, Cabernet franc, Cabernet sauvignon e Merlot con sistema di allevamento a pergoletta veronese e guyot semplice e densità di coltivazione da 2500 a 4.500 vigne per ettaro.
La degustazione è stata orchestrata dal titolare della cantina, nonché enologo Graziano Maule che ha illustrato le tecniche di produzione e di affinamento mentre il sommelier Diego Schiavoi, socio dell’UEG, ci ha guidato nel riconoscimento di profumi e sensazioni e negli abbinamenti cibo/vino indicando anche possibili ulteriori abbinamenti.
Nel seguito i vini presentati:

DURELLO SPUMANTE METODO MARTINOTTI
Spumante Brut da Durella 12° Millesimato 2016

DURELLO CAPSULA ORO Metodo Classico
Spumante Brut da Durella Millesimato 2010 con 84 mesi sui lieviti e sboccatura 5 maggio 2018

DURELLO CAPSULA ORO Metodo Classico
Spumante Brut da Durella Millesimato 2010 con 108 mesi sui lieviti e sboccatura 30 aprile 2020

ISELDO 60 ANNIVERSARIO metodo classico
Spumante pas dosè da Durella Millesimato 2009 con 84 mesi sui lieviti e sboccatura 5 maggio 2017

ISELDO 120 Metodo Classico
Spumante pas dosè da Durella Millesimato 2009 con 120 mesi sui lieviti e sboccatura 30 aprile 2020

Ad ogni degustazione sono stati abbinati degli assaggi per poter apprezzare appieno la potenza della spalla acida della Durella:
– Formaggi DOP Asiago: Mezzano con stagionatura a 6 mesi e provenienza Trissino e Asiago Vecchio con stagionatura fino a 15 mesi e provenienza Altissimo. I formaggi, la loro storia, il territorio e le tecniche di produzione sono state esaurientemente spiegate dal socio UEG Giancarlo Favaretto, esperto del settore.
– Torta Salata con zucca stagionata, formaggio taleggio, noce moscata e semi di sesamo
– Baccalà Mantecato con polenta alla Salvia

Dopo la degustazione, durante la quale è stato affrontato dal console Nazionale Valentino Trentin il tema del “terrorir” la giornata è proseguita con una visita ai basalti colonnari di Gambellara siti in una vecchia cava denominata ”San Marco”: si tratta di una vera rarità sotto l’aspetto vulcanologico. A Gambellara, e più precisamente nella parte sud-orientale dei Monti Lessini (Prealpi venete), è presente un patrimonio geologico unico dato da un eccezionale affioramento litologico di basalti colonnari a forma di prismi esagonali.
Si tratta di un sito dal quale, negli anni ’50, veniva estratta la roccia per la costruzione delle massicciate ferroviarie. Negli anni ’90 la cava è stata bonificata ed è stato ricavato un parco naturale con un anfiteatro all’aperto dove, per un breve tratto, il giacimento basaltico è ancora intatto allo scopo di documentare l’importantissima geologia del sito formatasi circa 45 Milioni di anni fa. Si tratta di uno dei pochissimi affioramenti del genere presenti in Italia; nell’Italia peninsulare solo sui Colli Berici e a San Giovanni Ilarione, sempre in Veneto; altri affioramenti con la tipica struttura colonnare solo in Sicilia ed in Sardegna.
La giornata si è poi conclusa presso La Marescialla di Selva di Montebello Vicentino, che si ringrazia per l’ospitalità e la professionalità dimostrate; durante il pranzo la cantina ci ha dato l’opportunità di degustare un vero e proprio inedito la RISERVA PRINCIPESCA Metodo Classico – Spumante Nature blanc de blancs da uve Garganega, Durella e Chardonnay con permanenza di 30 mesi sui lieviti e con una sboccatura che risale all’autunno 2020, una vera e propria anticipazione per l’UEG e per gli amici presenti dato che si è trattato delle prime magnum stappate dal titolare proprio per l’occasione.
Al dessert è stato abbinato il famoso Passito di Monte Crocetta che si consiglia di provare anche in abbinamento con un formaggio erborinato piccante.
I ringraziamenti dell’UEG Consolato del Veneto vanno a Graziano Maule della cantina Montecrocetta e alla Marescialla di Montebello Vicentino.
Nel seguito alcuni momenti della giornata e la consegna del guidoncino dell’UEG da parte del Console Territoriale per il Veneto.